Per spiegare cosa penso di questo secondo
V-Day devo spiegare che cosa penso di Grillo, etichettato da più parti come
populista e campione dell’antipolitica. Un poco penso bene e un altro poco no,
come succede spesso, ma nel complesso mi sembra che le proposte del comico
genovese siano politica e non il suo contrario. Non amo il Grillo che scivola
sull’allarme sicurezza (come pure è successo), utilizzando toni abbastanza
razzisti (forse oltre le intenzioni) e facendo il gioco di quelli che – a destra come a sinistra –
utilizzano la strategia della tensione per tenere buono il cittadino. Non amo
il Grillo che parla di «sacri confini della Patria» o quello che dimentica i
bei discorsi intorno a un’economia diversa, non incentrata su di un modello di
sviluppo insostenibile, per poi accodarsi alle analisi economiche del New York
Times. Non amo il Grillo difensore dei No Tav, però contemporaneamente pappa e
ciccia con Di Pietro, sostenitore dell’alta velocità. Non so ancora che cosa
pensare delle liste civiche, che propongono giustamente un «Rinascimento dal
basso», ma possono suggerire, nel nostro, un certo grado di protagonismo. Molto
spesso, però, l’opera di Grillo è meritoria: infinite volte ho utilizzato (e
certo utilizzerò) notizie e materiale da lui pubblicato sul blog e trovo che tante volte la sostanza di ciò che dice sia corretta, o faccia comunque riflettere.
Che cosa obiettare, infatti, al comico genovese, quando dice che
Le elezioni politiche di aprile sono contro la Costituzione. Il
cittadino non può scegliere i propri rappresentanti. I concessionari dello
Stato non devono fare politica. I referendum non possono essere cancellati. I
referendum non possono essere rinviati. Il risultato delle prossime elezioni è
nullo. L’informazione è nelle mani dei gruppi economici e dei partiti (leggi
tutto).
Ai tempi del primo V-Day, quello che
chiedeva di sostenere tre proposte di legge per cambiare la politica, non ho
avuto dubbi: ho risposto pubblicizzando l’appuntamento su questo blog e andando
a firmare. Trovo sia giusto impedire ai condannati in via definitiva di sedere
in Parlamento, prevedere un limite massimo di legislature, pretendere di
indicare il nome del parlamentare, oltre al simbolo del partito. Potendo
scegliere, chi voterebbe per Cuffaro, dopo la condanna a 5 anni per aver
favorito alcuni mafiosi? Si trattava, per quanto mi riguarda, di tre proposte
intelligenti.
Oggi Beppe attacca l’informazione.
Chiede di abolire l’ordine
dei giornalisti, e questo mi può star bene. Si tratta (se ricordo
correttamente) di un’anomalia tutta italiana, risalente, credo, al periodo
fascista. Non riesco a capire per quale ragione per essere giornalisti si debba
essere registrati nell’albo. È una cosa inutile. E mi torna pure in mente il
tentativo di qualche mese fa, da parte di un certo sottosegretario del governo
Prodi, di estendere l’obbligo di un direttore responsabile, regolarmente
iscritto all’ordine dei giornalisti, ai liberi blog di internet. Mi pare che
ciò corrisponda a un sistema per irregimentare e tenere sotto controllo la
libertà della stampa, di quell’informazione che dovrebbe essere il cane da
guardia della società contro gli abusi dei potenti.
Anche la proposta dell’abolizione del
Testo Unico sul sistema radiotelevisivo, che sancisce l’ex duopolio
Rai-Mediaset, ormai trasformatosi in semimonopolio (vedi la telefonata
Berlusconi-Saccà), può trovarmi in linea di massima d’accordo, anche se sono
ignorante e non ho capito con quale Testo si pensa di sostituirlo.
Ciò che m’impedisce di piazzare il
solito banner nella colonna di destra del blog è la proposta di abolire il
finanziamento pubblico all’editoria. È ingiusto, dice Grillo, che i soldi dei
cittadini finanzino giornali spesso faziosi, che tante volte fanno
disinformazione. È ingiusto finanziare fogli dalla vita fittizia, che praticamente
non legge nessuno, ma che lo stesso ricevono fondi (anche questi prelevati
dalle tasche dei cittadini). E soprattutto è ingiusto (beviamo il calice fino
in fondo) che dei finanziamenti pubblici beneficino quei giornali che hanno
un padrone ricco e fanno parte di imperi mediatici e commerciali. Ma allora,
dico io, riformiamo la legge sul finanziamento pubblico, senza per questo
abolirla! Perché senza l’intervento dello Stato saranno proprio le poche voci
ancora indipendenti (indipendenti perché non hanno un padrone), come il
manifesto, ad esempio, a essere danneggiate, non certo chi alle spalle ha un
editore come Silvio Berlusconi… Ho anche scritto a Beppe Grillo per chiedere
chiarmienti. Non sono arrivati. Dunque non firmerò questa proposta, mentre
rimango incerto sull’andare in piazza per sottoscrivere le altre due, nel caso
sia possibile scegliere che cosa approvare e che cosa no. L’iniziativa,
comunque, è importante: bisogna informarsi. Andate sul blog di Beppe
Grillo.
Vedi anche il Comunicato politico numero 2
L’immagine di questo articolo è tratta dal blog www.beppegrillo.it, come anche il banner del V 2 Day (da me
modificato) e la citazione dell’articolo sull’incostituzionalità delle elezioni
del prossimo aprile. Tale materiale è protetto da licenza Creative Commons.
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