Stasera partirò per Roma, per cui ho poco tempo, ma questa è troppo grossa per aspettare: il Consiglio dei Ministri dello scorso 12 ottobre ha approvato senza defezioni un disegno di legge che prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni. Sarà necessario compilare carte e pagare un bollo. Peggio ancora: chiunque abbia un sito o un blog sarà costretto a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile, il quale dovrà rispondere penalmente in caso di reato di omesso controllo su contenuti
diffamatori, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. Per questo reato si rischia il carcere.
Ho scritto una lettera all'onorevole Riccardo Franco Levi, autore della proposta. Siccome si tratta di una cosa molto importante (si vogliono limitare di fatto la libera espressione del pensiero e l'accesso a internet), prego tutti quanti di fare altrettanto. L'indirizzo è questo: levi_r@camera.it
Pubblico di seguito il testo della mia mail, scritta frettolosamente sull'onda dell'emozione.
Onorevole.
Abbia pazienza se non le scrivo con particolare
cerimoniosità, ma proprio non ne ho voglia. Sono un cittadino italiano,
un elettore di centrosinistra, una persona che lavora e paga le tasse
(le pago!) e, in base a questi titoli, vorrei chiederle conto del
disegno di legge da lei presentato, che minaccia di cancellare i siti
liberi e i blog italiani dalla rete.
Come può chiedere a qualcosa di
spontaneo come un diario on line l'iscrizione a un albo, il pagamento
di un bollo, magari la presenza di un direttore responsabile? Se alcuni
indirizzi si avvicinano per struttura alla testata giornalistica, la
maggior parte di loro, scritta magari da adolescenti, è molto più
simile a un'email corredata da tante fotografie!
Nei blog, onorevole,
c'è quella libertà e si dicono quelle cose che normalmente i grandi
media affogano in un mare di sciocchezze (vedi la discussione di porta
a porta sulle mestruazioni di Lady Diana). In tutto il mondo civile e
democratico (e in realtà anche in molti Paesi che democratici non sono)
la libertà di internet è accettata come un dato di fatto o anche come
un fattore importante per l'espressione del proprio pensiero. In Italia
no: bisogna regolamentare tutto, mettere difficoltà in tutte le cose,
impedire a tutti i costi che l'art. 21 della Costituzione possa venire
applicato.
Le chiedo come cittadino di ripensare all'opportunità di
quanto proposto e di tornare indietro.
la libertà di espressione dovrebbe essere uno dei capisaldi di uno stato democratico.
questa proposta di legge pare andare nel verso opposto…niente male per uno di centrosinistra!
Già. Oggi pare che l’emergenza sia rientrata… ma fino a un certo punto! L’articolo incriminato del ddl è stato integrato, ma non si capisce bene che cosa significhi questa integrazione, in termini concreti. Staremo a vedere. Intanto io suggerisco di continuare a inondare l’onorevole Riccardo Franco Levi di mail preoccupate…