Forse di solito questo non si fa, ma ho appena modificato l’articolo, che non era venuto granché. Non mi piaceva il titolo, per cominciare. Nuova crisi per il manifesto fa pensare a qualcosa di polemico e non voglio certo esserlo. Io credo che nel panorama dell’attuale informazione, il manifesto sia l’unico quotidiano libero in Italia. In via Tomacelli non c’è nessun padrone: né un editore di riferimento, né un partito – soltanto i giornalisti della cooperativa, o al limite i lettori. Di qui i problemi economici, le crisi ricorrenti di un «quotidiano comunista» dal prezzo tutt’altro che "proletario": 1,10 €, che presto saranno portati a 1,20 per un giornale "asciutto", essenziale (appena 18 pagine). I giornalisti del manifesto stanno tirando la cinghia: stanno, ad esempio, facendo contemporaneamente due o tre lavori, perché non vedono lo stipendio da 5 mesi.
L’unica maniera per impedire la chiusura del giornale, per salvare uno fra gli ultimi esempi d’informazione completamente libera del nostro Paese, è fare tutto il possibile e "partecipare alle spese": diventando lettori, abbonandoci, facendo una donazione, organizzando sottoscrizioni…
Pubblico di seguito un appello comparso sul blog lanessie, che mi è parso ben fatto e anche toccante, e poi quello comparso sul manifesto del 24 novembre, firmato da Valentino Parlato. Poi, se vuoi abbonarti on line…
Un appello serio serio
di lanessie
Lidia Menapace dice che stiamo correndo il rischio, concreto, di scomparire.
Di fare la fine di Nader in ‘Merica, di diventare un piccolo gruppo di simpatici rompicoglioni, un pidocchio del partito democratico, una pulce del partitodelpopolo.
Noi, i nostri ricordi di rivoluzione, le nostre illusioni di pacifismo, le nostre rimembranze di welfare.
Uno dei modi più semplici, più veloci per farci scomparire, è quello di non farci più sapere nulla. Che senso ha la sinistra se non c’è più un proletariato, se nessuno lotta più, non lo vedete che siete da soli, che siete una specie in via d’estinzione? Il mondo è a Garlasco, a Cogne, allo stadio e nei salotti politici, dove ci si sorride e ci si dà del tu anche con i fascisti.
Se continuano a dirtelo, che sei da solo, perchè nessuno ti parla degli scioperi dei precari della omnitel, delle vittorie a Termini Imerese, dei cortei delle donne o dei migranti, poi finisce che sei solo davvero, perchè non sai più dove incontrarli, gli altri.
Non è più tempo di censura a inchiostro nero, ci si risparmia direttamente di scrivere.
Non possiamo permetterci questa sparizione delle notizie, perchè in gioco c’è la nostra sopravvivenza.
Una lotta, una discussione, una critica, una manifestazione, uno spettacolo teatrale, un libro, un saggio di cui nessuno parla è come una recita di natale per i parenti.
Per lottare, per discutere, per criticare, per manifestare, per scrivere, bisogna innanzitutto conoscere.
"Cuore" è morto, "Diario" è morto e "Il manifesto" non sta tanto bene.
Io rinnovo il mio abbonamento al Manifesto, quest’anno, non tanto e non solo per ridacchiare delle prime pagine e per il profumo della carta di prima mattina, ma anche e soprattutto come scommessa sul futuro.
Semplicemente perchè non possiamo permetterci di restare soltanto con Repubblica, come non ci possiamo permettere di rimanere soltanto con TopolinoVeltroni.
Se muore il manifesto, anche noi stiamo molto peggio.
Un quotidiano, diceva Pintor, il giorno dopo è buono soltanto ad incartare il pesce.
Emergenza abbonamenti
di Valentino Parlato
Cari lettori,
siamo a una nuova crisi del manifesto. Crisi di soldi: non ci paghiamo gli stipendi da più di cinque mesi e c’è tensione pericolosa con tipografie, cartai, trasportatori, etc. Crisi di soldi, ma anche – va detto – crisi politica: se le nostre vendite calano significa che siamo poco interessanti. Certo ci sono le difficoltà della carta stampata, certo le sinistre, in tutta Europa, non stanno tanto bene, ma evidentemente c’è anche una difficoltà, un disorientamento, forse, di questo nostro giornale assolutamente indipendente: senza padroni e senza editori o partiti alle spalle. Stiamo discutendo perciò in questi giorni sul senso politico del manifesto, su come cambiare anche il suo modo di comunicare con il lettore. Pensiamo a un prodotto editoriale diverso nella forma e nel linguaggio.
Di questa nostra appassionata discussione e dell’ennesima crisi vi informeremo meglio. Intanto abbiamo deciso di portare il prezzo del quotidiano a 1,20 euro e il prezzo dei supplementi a 2,50 euro e, dal prossimo anno aumenteremo anche il prezzo degli abbonamenti. Ma da subito vi chiediamo un aiuto concreto e anche ideale: abbonatevi. Abbonandovi scommettete sulla nostra sopravvivenza e ci date un aiuto immediato di soldi, oltre che di fiducia. Noi, collettivo, piuttosto travagliato, del manifesto, faremo di tutto per migliorare il prodotto, avere più ascolto. Fino al 31 dicembre di quest’anno il prezzo dell’abbonamento resterà immutato (200 euro quello ordinario e 500 quello sostenitore) mentre – come ho scritto – aumenterà il prezzo del quotidiano in edicola.
Insomma, abbonandovi spenderete di meno che comprando il giornale in edicola e ci darete un aiuto forte e immediato, quasi una medicina di emergenza per i malati gravi. Ora siamo sopra i 4.000 abbonamenti, se potessimo arrivare a quota 6.000 sarebbe un gran risultato, salvifico direi. Però, aggiungo, accompagnate l’abbonamento con critiche, anche cattive, e suggerimenti, vogliamo sapere da voi come vi immaginate un grande giornale della sinistra. Ma, comunque, abbonatevi subito. È da 36 anni che siamo qui a chiedere il vostro sostegno, aspettiamo le vostre risposte.
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