Fate finta di non aver notato che l’ultimo post pubblicato s’intitola Che cosa ci distingue da Bin Laden? (voglio dire che tutte queste domande retoriche potrebbero far pensare a una specie di rimbambimento pre-senile).
Fate anche finta che la domanda sia vera.
Nel dépliant che pubblico come immagine di questo articolo – un volantino trovato oggi 7 maggio in uno studio fotografico di Aosta – è presentata l’inaugurazione di un negozio di abbigliamento. «Te la do’ gratis» si legge a un certo punto, accanto alla foto di una ragazza che si sta slacciando il bikini. Che cos’è dunque che sarà dato gratis, a chi presenzierà all’inaugurazione? Difficile equivocare: «…una maglietta!», com’è specificato subito dopo.
Naturalmente potremmo limitarci a considerare il tutto una semplice battuta, un fulgido esempio magari di quella satira del costume (da bagno) contro cui è legittimo prendersela solo quando parla male dei politici, in particolare del presidente del consiglio. Il problema è che ormai questo genere d’ironia (ironia?) è diventato un mezzo molto comodo per chi deve (dovrebbe) fare lo sforzo di reclamizzare qualcosa, e nel contempo terribilmente lesivo della dignità femminile. Ricordo, qualche anno fa, un succo di mela che si chiamava «Mela Dai» e c’è una bevanda che per nome ha «Fi.Ga.», giusto per capire di cosa stiamo parlando.