Due passi sopra la città

 Pubblicavo queste righe un anno fa, nel mio vecchio blog cui, per decenza, non rimando.
 Le ripropongo qui come revival. Per vanità.

 

 

 
 Nel cuore del poeta e nella penna nasce la gioia nel contemplare il mondo e i suoi abitanti. La natura è poesia e la poesia veglia la natura. Il sussulto dell’animo che osserva la bellezza produce un moto spontaneo di stupore, da cui nasce l’impegno, civile e morale, alla difesa. Scegliamo di vivere la bellezza come atto concreto di gioia e d’amore, contro la tentazione di un arido estetismo. Spetta al poeta difendere la natura, cioè proteggere la vita, che ha bisogno di paesaggi come di aria pura. Se faccio attenzione, dal sentiero sul quale mi trovo odo i rumori del fondovalle. Quello che pare lo scrosciare continuo di un torrente è il flusso senza fine del traffico. Continua a leggere

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Danimarca: Opposizione nonviolenta al nazismo.

 

 Negli ultimi tempi, complice la ricorrenza della Giornata della Memoria, ho pubblicato diversi articoli sulla Shoah e, più in generale, sulla deportazione e lo sterminio di milioni di donne e di uomini all’interno dei lager nazisti. Li elenco di seguito, così da renderli più facilmente consultabili.
 

 Collettivamente Memoria
 Il Treno della Memoria

 La Giornata della Memoria La parola libertà. Vite da donne: "44145 Anna"
 L’orrore assoluto
 
 
Questo che segue è un altro articolo sullo stesso tema, ma affronta il periodo nazista in una prospettiva diversa: quella della resistenza nonviolenta della popolazione danese contro l’occupazione tedesca. Anche quest’incontro si è svolto all’espace populaire di Aosta, nell’ambito della rassegna Collettivamente Memoria: è stato proiettato il video A Force More Powerful (Una forza più potente), di Steve York, presentato da Angela Dogliotti Marasso del Centro Studi Sereno Regis di Torino.

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L’orrore assoluto

 Un trasportoIl 3 gennaio del 2005 mi trovavo a Otranto, uno dei centri più belli del leccese, tutto case chiare, addossate l’una all’altra, e tra le case strette stradine in salita, in discesa, e muri che chiudono giardini. Una città stupenda, accomodata sul mare, dominata dal massiccio castello aragonese. All’interno della fortezza, ho visitato una mostra sulla tortura nel Medioevo, distribuita su quindici sale, dov’erano custoditi gli antichi strumenti di supplizio. Prima di cominciare, un cartello invitava a riflettere sui «secoli crudeli e bui» che, diceva,
 
 hanno accompagnato l’umanità sino ai giorni nostri prima che ci venissero riconosciuti quei diritti di uguaglianza che una legge naturale conferisce all’uomo al suo stesso apparire in questo Universo.
 
 Il cartello proseguiva:
 
 Questi diritti, riconquistati tra orrori e sofferenze e tuttavia ancor oggi spesso calpestati […] hanno ridato ad ognuno di noi quella dignità e quella libertà che dovrebbero generare una ragione lucida e consapevole, capace di scegliere il bene. Continua a leggere

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Museo degli orrori

 

La fortezza di Terezin, vicino a Praga


 
Nei prossimi giorni pubblicherò il resoconto di un incontro avvenuto, in occasione della Giornata della Memoria, con l’ex deportata valdostana Ida Désandré e la proiezione di un filmato su un’altra ex deportata politica, Anna Cherchi. Pubblicherò anche il sunto di una mostra a cura dell’Aned (Associazione nazionale ex deportati politici nei campi di sterminio) che, in qualità d’insegnante, ho allestito a scuola. Ho deciso di lasciare un po’ di spazio all’orrore assoluto, perché credo che sia l’unico modo per fare caso ai piccoli o grandi orrori quotidiani cui i telegiornali ci hanno assuefatti. Snoopy fascista all'Università Cattolica, MilanoTutto questo mentre il potere briga per conservarsi, mentre la crisi di governo apre le porte a un Berlusconi che (leggo sulla Stampa di oggi) sarebbe disposto a candidare uomini di Forza Nuova. Mentre Veltroni accetterebbe di lasciare Roma commissariata per un anno.
 
Roma, la sede della Banca d'ItaliaDavanti all’orrore, questi personaggi sono solo macchiette. Ma – si perdoni la libertà delle mie riflessioni – io vedo in essi i responsabili di un presente sfasciato ed egoista, dove si allarga la forbice della disuguaglianza, come ci ha detto, recentemente, Bankitalia. Un Paese dove il 45% della ricchezza nazionale è nelle mani del 10% delle famiglie, dove gli incidenti sul lavoro sono all’ordine del giorno e dove chi fa notare queste cose è accusato di qualunquismo.
 Un Paese
dov’è possibile che la violenza torni a violentare il diritto, alla ricerca di capri espiatori sempre nuovi, dai lavavetri ai sospetti di non sottomissione al mercato e all’ideologia della crescita. Dov’è comune acquistare cacciabombardieri di nuova generazione per difendere la democrazia. Stasera all’espace populaire assisterò a un dvd sulla resistenza nonviolenta al nazismo in Danimarca.
 

 
Forse, anche nell’abisso, una via alternativa è possibile.

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La parola libertà. Vite da donne: “44145 Anna”.

 27 gennaio, Giornata della Memoria. Proiezione del film 44145 Anna, all’espace populaire di Aosta. Sono presenti Silvia Berruto, curatrice della rassegna Collettivamente memoria, Michela Cane, la regista del film,  Lucio Monaco, curatore del libro La parola libertà. Ricordando Ravensbrück, scritto dall’ex deportata Anna Cherchi e lo storico Carlo Ottino. È infine presente l’ex deportata Ida Désandré.
 Il film, nato all’interno del Progetto Memoria che coinvolge gli istituti superiori di Moncalieri (Torino), è stato realizzato alcuni anni fa nel corso di un viaggio didattico al campo di sterminio di
Ravensbrück, in compagnia delle ex deportate Anna Cherchi e Natalìa Tedeschi. Le immagini riprese dalla giovane regista (che al tempo aveva 18 anni) hanno il merito di mostrare Anna Cherchi intenta  a spiegare il lager agli alunni.
 Dell’ex partigiana traccia un ritratto l’amico Carlo Ottino, visibilmente commosso. «Era così come nel video», dichiara:
«semplice, rigorosa, precisa, molto chiara. Era una persona che non ha mai tradito se stessa». La vita di Anna Cherchi non è stata facile. Anna è stata operaia, dentro il lager (dove venivano fabbricati i Messerschmitt, arma dell’aggressione nazista al mondo), ma anche fuori, al rientro in Italia, alla Fiat. Anna, continua Ottino, «non aveva la patacca dell’università; aveva il segno della vita e il dono di trasmetterla». Trasmettere moralità, ideali, la capacità di giocarsi fino in fondo la propria responsabilità. «Anna era una persona eccezionale», anche se non si sentiva tale. Era semplice e sapeva ascoltare. Continua a leggere

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Il Treno della Memoria

Elena CastelliL’altra sera all’espace populaire di Aosta, nell’ambito della rassegna  Collettivamente memoria, si è tenuta la presentazione di un cd rom didattico sulla deportazione nei campi di sterminio nazisti. Relatrice della serata era Elena Castelli, dell’associazione Post Quem di Torino, che ho intervistato prima della dimostrazione.
 Unica nota negativa: c’era pochissimo pubblico, il che è davvero un peccato, perché lo strumento presentato era davvero interessante, soprattutto per gli insegnanti. Sarebbe bello (perché no, del resto?) che i miei 25 lettori (o almeno quei 9 o 10 che abitano in zona) prendessero in considerazione di partecipare alle prossime attività della rassegna.
 Rinvio al calendario.

 
Il cd rom nasce dall’esperienza del Treno della Memoria, un convoglio allestito nel lontano ’99 presso lo scalo ferroviario in disuso di Torino Ceres (a Porta Palazzo) e poi portato in giro per l’Italia per diversi anni. «Sono stati utilizzati cinque carri bestiame», spiega Castelli, «messi a disposizione dal museo ferroviario. Il treno era fermo, erano gli spettatori che si muovevano al suo interno, ripercorrendo idealmente le tappe della deportazione e ascoltando la testimonianza di ex deportati. Ogni tappa in giro per l’Italia è stata pensata dando spazio alla realtà locale, con il coinvolgimento di testimoni del luogo.
 
Questa iniziativa che cresceva, in quantità e in qualità, ci ha fatto venire in mente la possibilità di costruire uno strumento multimediale, in grado di restituire le varie modalità di approccio
».
«In ogni tappa il teatro si alternava a dati e storie locali e a una testimonianza finale. Lo spettatore prendeva consapevolezza che si trattava di una cosa reale. Da un lato l’emozione, dall’altro la storia. Molto probabilmente, l’esperienza del Treno della Memoria
sarà ripresa
quest’anno. L’iniziativa potrebbe tornare
a Torino, in aprile, magari in occasione della Festa della Liberazione
». Continua a leggere

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Cattivi maestri – L’appello “Il mondo accademico solidale con i 67 docenti della Sapienza”

Non so se come insegnante di scuola media faccio parte del «mondo accademico», e se, di conseguenza, sono autorizzato a sottoscrivere l’iniziativa.
 
 In ogni caso, aderisco, almeno idealmente, all’appello «Il mondo accademico solidale con i 67 docenti della Sapienza», firmato dal professor Angelo d’Orsi, docente di storia del pensiero politico presso l’Università degli Studi di Torino. Sul sito www.historiamagistra.com è possibile leggere la versione integrale.
 
 Per aderire bisogna inviare un’e-mail a g.galilei2008@gmail.com precisando nome, cognome, disciplina e sede istituzionale.
 

 Chissà che non faccia piacere anche un messaggio di sostegno dal di fuori del
«mondo accademico» o che non sia utile una visita al sito…
 
 Riporto
il post scriptum aggiunto dal professor d’Orsi in calce all’appello:
 
 
Post scriptumNella stessa data in cui il presente testo veniva redatto si consumava un fatto di gravità inaudita che ci riporta ai tempi peggiori della storia non solo repubblicana, ma del regime mussoliniano. Nella Commissione Cultura del Senato, si è soprasseduto sulla proposta di nomina del fisico Luigi Maiani – una delle massime autorità scientifiche nel campo – alla Presidenza del CNR, a causa della feroce opposizione da parte della minoranza di destra, per la quale il prof. Maiani è incompatibile con l’incarico essendo egli uno dei "67 della Sapienza".
 
A maggior ragione, il nostro Appello deve essere considerato non soltanto un gesto di solidarietà con Maiani e i suoi e nostri colleghi, ma un momento di raccolta di quanti sono preoccupati per la triste involuzione della vita civile nel nostro Paese.
 
Intendiamo – alcuni di noi, a partire dall’estensore dell’Appello –  proporre d’altre iniziative, anche sulla base dei suggerimenti che giungeranno da parte dei firmatari, ai quali va il nostro ringraziamento, sperando che la loro firma (qualcuno all’ultimo l’ha ritirata “essendo sotto concorso”…), non debba costituire motivo di ricatto o peggio nelle loro carriere scientifiche e accademiche.
 (Ad’O)
 

 Per ulteriori informazioni si rinvia a Giornalismo partecipativo

  


 L’immagine pubblicata in questo articolo è opera di Silvia Rinaldi e mi ritrae davanti a un cartellone della mostra del fotografo americano David La Chapelle, che si è da poco tenuta al Palazzo Reale di Milano.

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