La settimana dell’espace (fino al 2 marzo)

Il sito www.espacepopulaire.it è temporaneamente off line, così come la mailing list. Siccome dell’Espace faccio parte, ho deciso di pubblicare sul mio blog le iniziative settimanali.

Questa settimana siete tutt* invitat* a partecipare alla serata di

Venerdì 1° marzo

A cena, la cucina dell’Espace è aperta!

Dalle ore 21.30: Pol EN Tino con Giorgio Pilon + Davide Tosello in concerto @EspacePopulaire

davide_tosello


Doppio appuntamento musicale
con I Pol EN Tino + Giorgio Pilon e Davide Tosello, con Luca Consonni alla chitarra.

Durante la serata saranno proposti brani inediti e cover, il tutto condito da una sana dose di simpatia e voglia di stare insieme…

POL EN TINO (voce Gabriele Martinet, chitarra e seconde voci Paolo Broglio)

Il gruppo nasce nel 2004, dalla passione di due amici per Simon e Garfunkel. Il genere si rifà alla tradizione cantautorale italiana (Bennato, De André) e al patrimonio Folk anglo-americano anni ’60-70. Durante il live non mancano momenti di ironia, grazie alla simpatia e semplicità di Tino nell’intrattenere il pubblico.

DAVIDE TOSELLO (foto)

È un cantautore originario di Aosta che calca il palcoscenico valdostano da più di 10 anni. La sua musica è sinonimo di semplicità, immediatezza ed evocazione. Le atmosfere delle sue canzoni passano da momenti intimisti al folk rock, mantenendo le caratteristiche immutabili del “bel canto” della musica cantautorale italiana. L’obiettivo è quello di portare l’ascoltatore in un viaggio tra i cieli della musica, una sorta di realtà parallela dove vivere liberamente di emozioni.

Influenze: J. Buckley, Patty Smith, R.E.M, Radiohead, Muse, Nirvana, David Bowie, Marta sui Tubi.

L’evento su Facebook.

Sabato 2 marzo

h. 19.30 – cena;

h. 21 – Serata ludica a cura di Aosta Iacta Est

Torna l’appuntamento più tradizionale con il gioco in scatola ad Aosta: all’Espace Populaire, prima la cena e quindi una lunga serata con tutta la ludoteca a disposizione. In ballo ci sono i tanti progetti accarezzati nell’inverno, pronti a esplodere con la primavera: e poi gli ultimi titoli (Tzolk’in, Andor, Seasons), che si sommano alle tante scatole che escono dagli armadi.

Chi intende cenare venga alle 19.30 prenotando via mail a info[chiocciola]aostaiactaest.it

Raggiungi l’Espace:

cartina

>>> Espace Populaire è uno spazio nel quale proporre e organizzare in prima persona iniziative ed eventi di carattere sociale, culturale, politico. Partecipa alle riunioni del direttivo, tutti i lunedì dalle ore 18.30.

>>> Ingresso libero con tessera Arci, Arci Gay, Legambiente e UISP. Sono disponibili le tessere Arci 2013.

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L’ademocrazia

L’ademocrazianon è un errore di battitura, è la «a» privativa, quella che si mette davanti alle parole per indicarne il contrario – l’ademocrazia si è rivelata in tutto il suo splendore oggi, 25 febbraio 2013, sesto compleanno di questo blog (clicca QUI per gli auguri).

L’ademocrazia è quando le elezioni per scegliere i rappresentanti diretti dei cittadini servono soltanto a delineare gli equilibri di forza tra schieramenti che si scontrano per il governo del paese.

L’ademocrazia è quando quei rappresentanti alla fine non puoi nemmeno sceglierli, perché tutto ciò che ti è consentito è tracciare la tua croce su un simbolo.

L’ademocrazia è quando i seggi attribuiti a una coalizione al Senato non sono veramente proporzionali all’effettivo risultato elettorale – il voto della nazione – in quanto “corretti” in base a premi di maggioranza legati ai risultati di alcune regioni.

L’ademocrazia è quando un multimiliardario dato politicamente per morto recupera consensi con una presenza martellante in tivù, ciò che non è consentito – se non in misura molto minore e malgrado la legge – agli altri candidati.

L’ademocrazia è quando il signore di cui sopra recupera consensi perché ha i soldi per spedire una lettera a buona parte dei suoi connazionali, spiegando loro come intenderà rimborsarli di una tassa che il suo stesso partito ha contribuito a introdurre.

L’ademocrazia è quando gli sbarramenti elettorali impediscono a chi ha il due o il tre per cento dei consensi di accedere al Parlamento, privando centinaia di migliaia di persone di rappresentanza. Anche me.

L’ademocrazia è quando ogni partito e movimento mette il nome del leader sul proprio simbolo, compresi la sinistra-sinistra di Ingroia e il “nuovo” Movimento 5 Stelle, che a me, più che altro, pare l’emanazione di una sola persona.

Il solo motivo di conforto, leggendo i risultati che danno Berlusconi per risorto, è che con le percentuali totalizzate dai primi tre soggetti politici, la nave non è governabile, a meno di ipotizzare alleanze impossibili, tipo PD-PDL, PD-M5S o PDL-M5S. Di qui a breve, dunque, dovremo tornare a votare e chissà che nel frattempo un sussulto di dignità non metta fine alla pessima legge elettorale della quale siamo prigionieri.

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Il sesto compleanno del blog

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Che la grande suspense
 (di chi sarà l’Italia, questa volta? del silvio, ancora, o di mariomonti, del piergi, del grillone?) non v’impedisca di trovare cinque minuti per un messaggio d’auguri da postare qui sotto. In fondo questo blog compie 6 anni e – come per il Festival di Sanremo – è la prima volta che festeggia il compleanno durante le elezioni.

Par condicio, dunque, per gli ultimi scampoli di voto, anzi: silenzio elettorale. Ci sarà tempo poi per chiedersi che fare se martedì l’ex Belpaese si riscoprirà berlusconiano, e anche cosa fare se avrà deciso di scegliere Bersani. O il Movimento 5 Stelle.

E allora limitiamoci agli auguri. Dal canto mio, m’impegno – dall’anno prossimo – a organizzare qualcosa di concreto – una cena, una lettura, un concerto – in occasione del compleanno del blog, come facevo un tempo. Gli ultimi anni non ce l’ho fatta proprio.

E così, pur senza niente da potervi regalare, mi limito a un grazie di cuore, rivolto a tutte le persone che in questi 6 anni hanno seguito gli articoli pubblicati in queste pagine e hanno sostenuto le iniziative proposte. Che oggi, almeno un poco, questa possa essere per voi una giornata di festa.

>>> Circa la foto: lo so, capisco… È che non ne avevo altre sotto mano…

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Engineering: requiem per l’articolo 18

Ricevo e volentieri rilancio il comunicato di Rifondazione Comunista-Federazione della Sinistra Valle d’Aosta.

Solidarietà alle lavoratrici ed ai lavoratori della Engineering

La Federazione della Sinistra della Valle d’ Aosta esprime tutta la propria solidarietà ai lavoratori della Engineering, impegnati in difesa del diritto al lavoro contro licenziamenti che colpiscono, in particolare una lavoratrice madre.

Come denuncia in un comunicato Roberta Turi, segretaria nazionale della FIOM:

«Engineering ha capito che, per disfarsi facilmente di lavoratori assunti a tempo indeterminato, basta licenziarli alla fine di un dato progetto liquidandoli con la frase standard secondo cui: “non sono peraltro disponibili in Azienda differenti posizioni lavorative in cui poter utilmente impiegare il lavoratore/lavoratrice”. Facile e indolore. Tra i dipendenti si sta diffondendo una comprensibile preoccupazione».

«Da notare che la lavoratrice licenziata ha due figli di età inferiore agli 8 anni. Con la modifica dell’art. 18, le donne con figli in età scolare sono le prime vittime dei licenziamenti. Infatti, per aziende come Engineering sembra che le donne con figli piccoli siano un impaccio in quanto non possono essere a disposizione dell’Azienda a qualsiasi orario e in qualsiasi circostanza. E ciò accade in un Paese che è al terzo posto nella classifica stilata dall’Ocse per il tasso di donne disoccupate».

Non c’ è purtroppo da stupirsi che avvengano simili nefandezze. Fatti del genere chiariscono fino in fondo quale sia la portata e a quali conseguenze porti l’abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Un provvedimento fortemente voluto (e tuttora difeso) dal governo Monti  e dalla ministra Fornero (la quale, immaginiamo, al sentire una notizia di questo genere scoppierà in lacrime).

Un tema, quello della difesa del lavoro contro l’ arroganza di padroni come quelli della Engineering (un’ arroganza che abbiamo già visto operare due anni fa, proprio a Pont St. Martin) che vogliamo sia ben presente ai prossimi parlamentari valdostani. Ci auguriamo che le elettrici e gli elettori della nostra regione sappiano scegliere persone che hanno dimostrato, nei fatti, di essere sensibili a questi problemi. Siamo tornati al licenziamento “ad nutum”. Contro questa barbarie ravevamo raccolto più di un milione di firme per abrogarla con un referendum. Un referendum che ci è stato scippato con la chiusura anticipata della legislatura.

Vuol dire che le raccoglieremo un’altra volta. E questa volta saranno ben più di un milione…

Pontey, 21 febbraio 2013

Francesco Lucat
Rifondazione Comunista – Federazione della Sinistra Valle d’Aosta

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Perché il voto sia «utile», Rivoluzione civile

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Forse, se le tecniche di comunicazione
fossero state diverse, il cognome del candidato premier sul simbolo elettorale lo avremmo già avuto decenni fa. In realtà, non riesco a immaginare la scritta “TOGLIATTI” sulla falce e il martello, né quella “ANDREOTTI” sopra lo scudo crociato. Forse perché la Costituzione, all’epoca fresca di promulgazione, neppure lo prevede un candidato premier, visto che le elezioni politiche dovrebbero eleggere i rappresentanti dei cittadini, non altro. Il tutto, sia detto, nonostante l’attuale legge elettorale. Decenni fa, in ogni caso, c’era il partito, e il partito andava oltre il capo e il suo nome: era composto di persone, di un’ideologia di riferimento, di una linea più o meno condivisa.

Sono stato davvero l’unico a notare che – fosse vero che Bersani è “di sinistra”, cosa che personalmente non credo – un simbolo del Partito Democratico col nome “BERSANI” e uno con il nome “RENZI” dovrebbero essere il simbolo di due partiti diversi che si contendono non lo stesso elettorato, ma – chissà in virtù di che cosa – la stessa base?

Così oggi leggo con disappunto il nome “INGROIA” nel simbolo di Rivoluzione Civile. Ma voglio credere a quanto dichiarato da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, che ha spiegato il personalismo con la necessità di rendere riconoscibile una lista nuova da parte dell’elettorato, data che i tempi stringevano.

Ingroia sia, dunque, e fin nel nome del partito. Perché – a conti fatti – si tratta dell’unica forza politica il cui programma non sia appiattito sull’elogio del mercato, delle grandi opere, delle promesse impossibili, della guerra “umanitaria”, dell’austerità, del simpatico duo Monti-Napolitano, delle decisioni prese a Bruxelles, a Francoforte e a Berlino.

L’unica forza politica capace di richiamarsi alla tradizione politica della sinistra italiana, alle lotte dei lavoratori che hanno permesso di costruire il welfare e i diritti, al di là di ogni tentazione autoritaria à la Grillo (naturalmente c’è anche il nome “GRILLO” nel simbolo dei 5 Stelle, sia pure preceduto dal solito “WWW” e seguito dal “.IT”) o nostalgicamente fascista, in stile CasaPound.

Se poi volete farmi l’elogio dei bravi ragazzi italiani coi capelli corti, quelli che leggono i libri revisionisti ma non si fanno le canne, credo che il discorso si chiuda qui perché, al di là di dell’eventuale buona fede di alcuni, esiste e deve esistere una pregiudiziale antifascista fondata sulla conoscenza di ciò che il fascismo è stato ed è, nel nostro come in altri Paesi, e non soltanto con riferimento al Ventennio più triste della nostra storia unitaria.

A quelli che credono di rendere utile il loro voto votando PD (o PDL, dico io: dal punto di vista ideologico che cosa cambia?) dico solo che se la cornice di fondo è il liberismo, se il Partito democratico ha votato l’austerità per i decenni a venire, sottoscrivendo quel fiscal compact che prevede tagli di 40-50 miliardi di euro alla spesa pubblica per i prossimi 20 anni, non c’è speranza che il semplice fatto di riuscire a sconfiggere Berlusconi porti il Paese «al sicuro», da qualsivoglia parte. Non è salassando il paziente che lo si guarisce dalla mancanza di forze.

L’unico voto utile, a mio parere, è quello che spezza il sistema bipolare, restituendo alla Repubblica il suo carattere pienamente parlamentare. Che il Parlamento sia di nuovo il luogo in cui si fanno le leggi, ci si confronta duramente e si accetta anche qualche compromesso, ma nel nome dell’interesse della collettività, non di quello privato del parlamentare tastopigiante (o direttamente assenteista). Che il parlamento torni a essere il luogo di confronto di individui capaci di discutere e apportare contributi in base a idee diverse tra loro, e non rimanga più a lungo vittima dell’obbedienza di partito o di coalizione, magari perché se voto secondo coscienza cade il governo, torna il babau, e altre amenità.

Ingroia, quindi, lo ripeto. Perché non c’è niente da sperare nell’eventuale vittoria del Pd (Vendola non lo considero proprio, non per cattiveria, ma quale spazio di manovra spera di avere in un redivivo governo dell’Unione? Magari sarà ministro, ma non avrà voce in capitolo sulla linea politica da attuare). Se poi qualcuno ha deciso di credere davvero che la “salvezza” venga da altrove, che il Movimento 5 Stelle saprà portare quella rivoluzione di cui l’Italia ha bisogno, faccia pure: io non ci credo ma, nel caso, sarò felice di essermi sbagliato. Intanto, un padre-padrone che ha usato più volte toni sessisti e razzisti (almeno così mi sono parsi), che ha aperto a CasaPound (o in ogni caso non ha chiuso), che regge il Movimento da solo, pur non essendo candidato, e quindi neppure eletto, o al limite in diarchia con il misterioso Casaleggio (addetto al marketing, alla gestione del blog o consigliere politico? Membro dello staff o mente occulta?), di un tipo del genere non sento di avere bisogno.

Rivoluzione civile doveva nascere meglio, lo so. Doveva essere soprattutto aggregazione di movimenti e società civile, ma gli apparati dei partiti che ne fanno parte non hanno saputo fare il passo indietro. Si tratta comunque dei partiti migliori (meno peggio) rimasti in circolazione, e il programma è quello che scriverei io. E, a dispetto del cognome nel simbolo, non si tratta del solito partito personale.

>>> Quello nella foto è Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, non è Palazzo Chigi, sede del Governo, e non si tratta in nessun modo di una svista.

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La settimana dell’Espace (fino a domenica 24 e lunedì 25 febbraio)


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Siete tutt* invitat* a partecipare!

Venerdì 23 febbraio

La cucina dell’Espace è aperta, la sera, in occasione delle iniziative: si può cenare bene a prezzi ragionevoli. Non mancate!

h 22.00: Spring Street Band live @ Espace Populaire

spring_street_bandAlte vette attendono la musica di Bruce Springsteen… La Spring Street Band arriva ad Aosta per un live all’Espace Populaire. Prima dello spettacolo saranno proiettati video inediti di Springsteen e sarà presentato il libro Brucetellers, che ovviamente sarà in vendita. Il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

 

Info:

http://brucetellers.wordpress.com/

http://www.thespringstreetband.com

http://www.facebook.com/espace.populaire

L’evento su Facebook.

Sabato 23 febbraio

La cucina dell’Espace è aperta. Non mancate!

h 22.00: CHANGIN’ BALANCE – Germano Zenga New Quartet

Germano Zengasax tenore
Niccolò Cattaneopianoforte
Tito Mangialajo Rantzercontrabbasso
Ferdinando Faraòbatteriagermano_zenga

Un progetto originale ispirato agli equilibri che cambiano, non solo in musica ma anche nella vita più in generale, e che ci costringono a restare sempre in movimento. Attraverso le sue nuove composizioni, Germano Zenga mescola le radici della tradizione, da cui proviene, con musiche più contemporanee, dalle forme più libere e aperte. Egli ci presenta così un suo nuovo volto stilistico in cui, rimettendo in discussione l’aspetto compositivo, cerca di raccontare in musica alcuni dei temi legati all’equilibrio dell’essere.

Nel repertorio che ci propone con questa formazione sono evidenti le tracce lasciate dall’influenza di artisti come Joe Henderson e Albert Ayler, rielaborate poi dal sassofonista in maniera del tutto personale.

L’evento su Facebook.

Domenica 24 e lunedì 25 febbraio

elezioni_politiche_13L’ARCI e l’Espace Populaire invitano la cittadinanza al voto, nella convinzione che il futuro si costruisce partecipando e non delegando le proprie scelte ad altri.

L’ARCI e l’Espace Populaire rilanciano l’appello dell’A.N.P.I. per un voto che rigeneri il Paese.

L’ARCI e l’Espace Populaire ricordano che, secondo l’articolo 48 della Costituzione italiana, «Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico».

Si vota domenica 24 febbraio dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì 25 febbraio dalle ore 7 alle ore 15.

lunedì 25 febbraio, dalle ore 16: aspettando i risultati elettorali, + cena Polenta concia contro politica sconcia.

Menù a base di polenta concia, a 10 euro vino compreso.

L’evento su Facebook.

Raggiungi l’Espace:

cartina

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L’appello dell’Anpi per le elezioni del 24 e 25 febbraio

fogliazza

Ripubblico l’appellosia pure con qualche ritardo – nella speranza di contribuire a ricordare, nel momento della scelta elettorale, un pezzo importante della nostra storia recente, che ha origine nella Resistenza al nazi-fascismo, nelle lotte per i diritti – oggi da più parti sotto attacco – nell’antifascismo, che non può essere accantonato o “alleggerito”, e tanto meno nel nome della democrazia.

Appello dell’A.N.P.I. per le elezioni del 24 e 25 febbraio.
Per un’Italia rinnovata, nei valori dell’Antifascismo, della Resistenza e della Costituzione

«Non è il Paese che avevamo sognato», abbiamo detto più volte – in questi anni – e ora, nell’imminenza delle elezioni politiche, c’è la seria speranza e la concreta possibilità di vedere realizzato quel sogno per cui tanti antifascisti, partigiani e cittadini si sacrificarono e morirono; di colmare il baratro che si è creato tra cittadini, istituzioni e politica; di riavvicinare il Paese a quegli ideali che furono alla base della Resistenza e, in seguito, della Costituzione.

L’ANPI, dunque – in assoluta indipendenza e autonomia rispetto ai programmi che ognuno dei partiti riterrà di prospettare agli elettori – ritiene di riaffermare alcuni principi fondamentali per il futuro della democrazia, rivolgendosi ai partiti, alle istituzioni, ai cittadini, con l’autorevolezza che deriva dalla propria storia e dal suo impegno quotidiano, nella ferma convinzione che è indispensabile ritrovare un fondamento comune – come quello che fu alla base del lavoro dell’Assemblea Costituente – almeno su alcuni principi e su alcuni valori di fondo, tra i quali meritano di essere indicati:

il rigore morale, nel pubblico e nel privato;

la correttezza e la dignità, nella politica e nel vivere civile;

la trasparenza nell’attività delle Istituzioni;

la “buona politica”, nel contesto della funzione che l’art. 49 della Costituzione assegna ai partiti;

l’impegno contro ogni forma di corruzione;

l’impegno diffuso contro ogni tipo di mafia e contro ogni tipo di connessione tra criminalità organizzata e politica;

il rispetto nei rapporti tra i partiti e fra i singoli cittadini;

l’impegno diffuso contro ogni tipo di razzismo e di discriminazione e contro ogni rigurgito di fascismo e di nazismo;

il lavoro, in particolare per i giovani. La Repubblica italiana è “fondata sul lavoro ” e dunque proprio nella realizzazione di questo principio deve ravvisarsi la priorità assoluta dell’azione pubblica e privata; perché senza lavoro, senza opportunità di lavoro, senza dignità e sicurezza  nel lavoro, viene meno quello stesso sviluppo della persona umana;

libertà, uguaglianza e dignità per le donne, delle quali va garantita la pari opportunità nell’accesso al lavoro e ai posti di responsabilità e per le quali va messa in atto una forte campagna contro ogni forma di violenza anche domestica.

Chiediamo dunque ai partiti di assumere un solenne impegno, sui principi e sui valori qui sopra elencati.

Rivolgiamo anche un appello alle cittadine e ai cittadini  perché facciano in concreto quanto necessario per il rinnovamento del Paese, rendendosi conto che la sovranità popolare non ha senso alcuno se i titolari non la esercitano. Da ciò un invito forte alla partecipazione  e alla manifestazione della propria volontà attraverso il voto: rinunciare a manifestare la propria volontà, significa rinunciare a creare per se stessi, per i figli, per i nipoti, per le generazioni future, un avvenire di pace, di serenità e di giustizia sociale.

>>> La vignetta, opera di Fogliazza, è tratta dal sito dell’A.N.P.I.

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