L’ademocrazia

L’ademocrazianon è un errore di battitura, è la «a» privativa, quella che si mette davanti alle parole per indicarne il contrario – l’ademocrazia si è rivelata in tutto il suo splendore oggi, 25 febbraio 2013, sesto compleanno di questo blog (clicca QUI per gli auguri).

L’ademocrazia è quando le elezioni per scegliere i rappresentanti diretti dei cittadini servono soltanto a delineare gli equilibri di forza tra schieramenti che si scontrano per il governo del paese.

L’ademocrazia è quando quei rappresentanti alla fine non puoi nemmeno sceglierli, perché tutto ciò che ti è consentito è tracciare la tua croce su un simbolo.

L’ademocrazia è quando i seggi attribuiti a una coalizione al Senato non sono veramente proporzionali all’effettivo risultato elettorale – il voto della nazione – in quanto “corretti” in base a premi di maggioranza legati ai risultati di alcune regioni.

L’ademocrazia è quando un multimiliardario dato politicamente per morto recupera consensi con una presenza martellante in tivù, ciò che non è consentito – se non in misura molto minore e malgrado la legge – agli altri candidati.

L’ademocrazia è quando il signore di cui sopra recupera consensi perché ha i soldi per spedire una lettera a buona parte dei suoi connazionali, spiegando loro come intenderà rimborsarli di una tassa che il suo stesso partito ha contribuito a introdurre.

L’ademocrazia è quando gli sbarramenti elettorali impediscono a chi ha il due o il tre per cento dei consensi di accedere al Parlamento, privando centinaia di migliaia di persone di rappresentanza. Anche me.

L’ademocrazia è quando ogni partito e movimento mette il nome del leader sul proprio simbolo, compresi la sinistra-sinistra di Ingroia e il “nuovo” Movimento 5 Stelle, che a me, più che altro, pare l’emanazione di una sola persona.

Il solo motivo di conforto, leggendo i risultati che danno Berlusconi per risorto, è che con le percentuali totalizzate dai primi tre soggetti politici, la nave non è governabile, a meno di ipotizzare alleanze impossibili, tipo PD-PDL, PD-M5S o PDL-M5S. Di qui a breve, dunque, dovremo tornare a votare e chissà che nel frattempo un sussulto di dignità non metta fine alla pessima legge elettorale della quale siamo prigionieri.

Questa voce è stata pubblicata in Orwell (fascismi, sessismi, controllo, censura) e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a L’ademocrazia

  1. francesco lucat scrive:

    Come si fa a darti torto, Mario? Il problema è (sarebbe) fare in moido che tutt* si ricordassero quali sono le origini dell’ ademocrazia (termine assolutamnente splendido, che descrive plasticamente che cosa sia diventato ciò in cui speravano quelli che la democrazia ce l’ hanno regalata).
    La democrazia si (ri) conquista giorno per giorno, alla faccia delle scimmie urlanti, con un grillo parlante in spalla che pensano di avercela restituita….

I commenti sono chiusi.