Vergogna


Avrei voluto
fare un post più articolato, ma non ho tempo e non voglio neppure correre il rischio di passare tutto sotto silenzio, tanto sono disgustato. In Valle d’Aosta esiste uno strumento legislativo che il resto d’Italia non ha, fatta eccezione per la provincia di Bolzano: il referendum propositivo. A differenza delle proposte di legge d’iniziativa popolare, il referendum ha il potere di vincolare l’organo legislativo a recepire quanto proposto e trasformarlo in legge.

Qui non si tratta di essere a favore o contro lo strumento referendario. Esiste e può essere usato. Per indire un referendum propositivo è sufficiente raccogliere il numero necessario di firme. Questo è stato fatto. Chi doveva valutare l’ammissibilità del quesito l’ha valutata e lo ha ammesso. Qualcuno ha voluto persino fare ricorso contro il referendum al Tar e il ricorso è stato respinto.

Si tratta di rifiuti, si tratta di salute, si tratta di un tema rilevante. Come genitore, come insegnante, come cittadino mi aspetterei la partecipazione al referendum di tutte le persone che – in buona fede – hanno preso posizione sia favore, sia contro il pirogassificatore.

I sostenitori del piro, a partire dall’Union Valdôtaine, partito di maggioranza che attualmente esprime, tra gli altri, il presidente della regione e il responsabile della programmazione regionale della Rai, ha invece invitato a disertare le urne, sperando così d’impedire il raggiungimento del quorum. Invitano i cittadini a non esercitare il loro diritto-dovere, a delegare ancora una volta la possibilità di decidere sulle loro teste a chi da anni ha la responsabilità del potere e ci ha portati, per restare in tema, alla situazione esplosiva dell’attuale discarica regionale, o anche al vertice delle classifiche nazionali sull’incidenza di tumori nella popolazione residente.

Ora assicurano che il pirogassificatore non fa male e insultano l’intelligenza del cittadino affermando che il pirogassificatore inquinerà come poche auto, mentre in realtà la nuova struttura dovrebbe emettere 2 milioni di metri cubi di fumo al giorno per tutti i giorni dell’anno per smaltire i 60mila tonnellate di rifiuti su cui è tarata.

Dicono anche che si tratta di una tecnologia collaudata, ma in Italia non esistono impianti di pirogassificazione per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati, mentre quello di Karlsrhue, in Germania, è stato chiuso nel 2004 perché non funzionava come avrebbe dovuto.

Dicono, insomma, che il problema non sussiste. Perché dunque lasciar scegliere la popolazione? Timorosi dell’esito in caso di conseguimento del quorum, invitano a restare a casa. Se non fossimo tra i monti ci direbbero di andare al mare.

Lo hanno già fatto una volta, nel 2007, ai tempi del primo referendum propositivo della storia d’Italia, con i cartelloni della vergogna (ne riproduco uno qui accanto), con tanto di matita spezzata e slogan («Niente senso, niente voto», «Non andare a votare»).

Allora la strategia dell’Union vinse e il quorum non fu raggiunto. Tra i vari quesiti c’era quello che impegnava l’amministrazione a costruire un nuovo ospedale fuori città, invece di ampliare quello attuale, situato praticamente in centro, con lavori pluriennali che già hanno cominciato a causare diversi disagi ai cittadini.

«Niente senso, niente voto», recitavano i cartelloni. E invece anche lì si trattava della salute. Quella dei degenti ospedalizzati e anche la mia, visto che, dal mio osservatorio privilegiato (abito nell’area dell’ospedale), continuo a respirare tutti i giorni grandi quantità di polvere, la vedo entrare in casa, assorbo il rumore del cantiere, mi trovo con mezza via sbarrata e ho già subito un paio di balck-out. Una situazione destinata a protrarsi negli anni, putroppo, visto che il cantiere più grande deve ancora partire.

Invitare all’astensione, comunque, non implica soltanto una grave mancanza di senso civico (clamorosa in chi da decenni, da più parti, è addirittura identificato con le istituzioni), significa anche avanzare – almeno teoricamente – un’opzione di controllo delle scelte, forse non più tanto libere, del cittadino. Dal momento che chi si recherà al seggio voterà presumibilmente contro il pirogassificatore, sarà possibile conoscere, con qualche approssimazione, la scelta referendaria di chiunque si presenterà alle urne (i dati sono pubblici). Per gli spiriti autenticamente democratici, questa non sarebbe un’eventualità piacevole neppure in un mondo perfetto, figuriamoci in un presente in cui si sente parlare così spesso di clientelismo e voto di scambio.

A tutt* i/le valdostan* chiedo dunque di recarsi alle urne domenica 18 novembre, possibilmente per votare «Sì», contro la realizzazione del pirogassificatore, in ogni caso per affermare il proprio diritto di scelta e di partecipazione.

Perché per una volta sarebbe bello non essere burattini.

>>> Leggi anche l’articolo Votare è un dovere. Non votare è un favore.

>>> L’immagine d’apertura è il titolo grande della prima pagina della Gazzetta Matin di questa settimana.

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Una risposta a Vergogna

  1. Maria Pia Simonetti scrive:

    Prevedibile l’ordine di scuderia unionista. Giocando pulito non vincerebbero mai questo referendum e quindi rivedremo anche questa volta i capataz presidiare i seggi e controllare chi ubbidisce e chi no. Chi vede la tv dice che la Ra valdostana sta dando un’informazione confusa e squilibrata e questo è un altro macigno sulla democrazia de chez nous.
    Questo però è normale, normalmente disgustoso. Molto più disgustoso sarebbe se Beppe Grillo e altri leader nazionali non venissero qui ora a spendersi per questo referendum e comparissero solo per le poltrone delle prossime elezioni regionali. E’ sul referendum che dobbiamo prendergli le misure, ricordiamocelo.

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