Il «raggio corto delle comunità locali»

 

 
 Sul manifesto di oggi (1° agosto) un ottimo articolo di Marco Revelli [leggilo per intero].
 Dove, tra l’altro, si puntualizza:

  •  come «in pochi mesi si è realizzata per legge la privatizzazione – per ora interstiziale – dell’ordine pubblico (perché questo sono in effetti le "ronde": una rottura gravissima del principio proprio dell amodernità costituzionale che assegna allo Stato il monopolio della forza e della tutela dell’ "ordine pubblico"; pubblico non a caso, perché non "provatizzabile").
  • che «si è proposta senza pudore in sede politica – trovando amichevole e compiacente ascolto nella ministra competente – la regionalizzazione della Pubblica istruzione, ridotta anche linguisticamente (il fondamento primo di ogni processo cognitivo) al raggio corto delle comunità locali». E ancora: «si è attuata, nel silenzio pressoché generale, la "penalizzazione" dell’alterità: la commutazione dello "straniero" in "nemico".

 In Valle d’Aosta, la regione in cui vivo, esiste un antico forte (il Forte di Bard) che ospita le sale di un museo dedicato alle Alpi. A un certo punto del percorso s’incontra la ricostruzione di un’aula delle vecchie scuole di montagna, risalenti a quando chi nasceva in un certo villaggio non ne metteva mai fuori il naso, a meno che non diventasse prete, vagabondo o poche altre cose.
 Alla parete c’è una cartina col mare, il porto e tutta la terminologia – italiana – relativa a un mondo, quello marittimo, per il montanaro di allora totalmente sconosciuto. La scuola è sempre servita ad ampliare la propria conoscenza e le proprie vedute. Le quattro operazioni, le tabelline, si possono pure insegnare in dialetto, al limite: uno finisce con l’impararle lo stesso.
 Ma uno dei valori fondamentali della scuola dovrebbe essere proiettare la mente dell’alunno ben oltre il «raggio corto delle comunità locali». Verso quell’altro da sé, dal proprio piccolo mondo, rappresentato, anche, dallo "straniero": colui o colei contro cui sono state pensate le «ronde», prodromo (cito Revelli) di una privatizzazione dell’ordine pubblico che non può non contribuire ad alzare nuove palizzate.
 

 Interessante, per capire la "natura" della Lega Nord, La Lega Nord e mio zio Mario, di Tommaso Merlo.


 Come antidoto al pensiero leghista, dice licenzafissa in un commento, vale la pena di riascoltare la canzone di Caparezza «Inno verdano», il cui video pubblico qui sopra.


 Curiosità: La Nike contro la Padania

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