Quando si parla del conflitto israelo-palestinese, è molto facile cadere nell’ideologia: chi non la pensa in un certo modo è etichettabile come nemico e non merita altra risposta che l’ironia o l’insulto, anche perché è chiaro che non cambierà mai idea. Io preferisco partire dal presupposto, non sempre vero, che i miei interlocutori siano interessati a un confronto autentico, le cui conseguenze non siano scontate dall’inizio. Così cerco di usare il dialogo e la persuasione, nell’impossibile speranza che le parole riescano a far breccia perfino in chi si spinge a chiedere lo sterminio del popolo palestinese o l’uccisione dei cooperanti internazionali presenti a Gaza. Mi sono anche arreso alla rabbia più nera, qualche volta, vedendo liquidare i miei sforzi (lunghi ragionamenti che ho cercato il più possibile di corredare con dati incontrovertibili) con una battuta supponente, spesso anche da parte di persone che dicono di non essere lontane da me politicamente. Cercherò di non cadere nello stesso errore adesso.
Il 12 marzo ho ricevuto un lungo commento, firmato Andrea, all’articolo in cui parlavo del costituendo Tribunale Russel, che dovrà emettere un giudizio morale sui crimini di guerra di cui si è macchiato il governo israeliano durante i 21 giorni di bombardamenti di Gaza, tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. Nel suo intervento, Andrea ha messo in dubbio la correttezza di alcune notizie che giugono in occidente, partendo dal caso di Mohammed Al-dura, un ragazzo palestinese che nel 2000, secondo un servizio dell’emittente France 2, è stato ucciso in uno scontro a fuoco dalle forze di difesa israeliane. Il servizio è stato in seguito accusato di contenere vari elementi sospetti, tanto che un tribunale francese ha chiesto la consegna dell’intero filmato per stabilire se si tratta di una montatura.
Andrea parte da qui per mettere in guardia gli «appassionati delle falsità “made in Pallywood”» dalla tentazione di prendere per oro colato le notizie filo-palestinesi. Cerco, di seguito, di rispondere, ripubblicando, a pezzi, il suo commento (in nero) e le mie osservazioni (in blu).
Cari appassionati delle falsità "made in Pallywood", Ricordate Mohammed al-Dura, il bambino morto fra le braccia del padre durante uno scontro tra palestinesi ed esercito israeliano? Si trattava di una “bufala giornalistica”. A decretare la montatura è stato un tribunale francese che ha obbligato l’emittente France 2 a mettere a disposizione anche gli altri filmati girati prima e dopo lo scontro a fuoco. Dalle immagini tenute nascoste si capiva che si trattava di un falso a uso e consumo della propaganda palestinese. Questo è stato soltanto il caso più eclatante, ma d’invenzioni contro Israele ce ne sono state sempre in quantità industriale, segno che la fantasia non ha limiti.
Invenzioni ce ne sono da entrambe le parti, come mi sembra ovvio e – entro certi limiti – anche naturale, considerato lo stato di conflitto permanente che si è instaurato nell’area. Qualunque cosa si pensi del caso di Mohammed al-Dura, stiamo parlando di un episodio singolo, relativo a fatti accaduti (o non accaduti) nel corso del 2000, quasi nove anni prima dell’inizio dell’ultimo, furioso, bombardamento di Gaza. E non è sufficiente aggiungere che «questo è soltanto il caso più eclatante» per accreditare l’ipotesi che anche le altre notizie che vengono da parte (filo)palestinese siano inventate. Ammesso e non concesso che questa lo sia. Si tratta più in generale di decidere a quali osservatori dar credito, tenendo presente che esagerazioni e invenzioni sono possibili da entrambe le parti. Io normalmente ritengo più credibili quelle notizie che deviano dal coro stonato dei media occidentali, sempre schierati con il più forte, anche a dispetto di ciò che pure talvolta sono costretti a trasmettere. Il fatto stesso che si avverta un gran bisogno di difendere Israele dalla propaganda nemica, quando in realtà le notizie che giungono in Europa e negli Usa sono quasi tutte rimaneggiate ed edulcorate in senso filo-israeliano, mi pare inutile o sospetto. Negli anni, poi, ho imparato a fidarmi di alcuni testimoni (palestinesi, occidentali, ma anche israeliani ed ebrei) che accusano i governi d’Israele di essere il più grande ostacolo alla pace in Medioriente e di violare i diritti umani in Palestina. Naturalmente, quei nomi che per me costituiscono una garanzia di credibilità per altre persone indicano pazzi, radicali e terroristi che stanno dalla parte di Hamas. Non è così, ma l’ideologia dipinge in questo modo un’intera categoria di persone (in generale nonviolenti assoluti, disposti a sfidare le bombe per essere vicini, con la propria presenza, alla popolazione palestinese!). Io preferisco ascoltare le parole di chi, come Vittorio Arrigoni, è vissuto per tre settimane sotto le bombe israeliane e, di fronte alla morte indiscriminata che si portava via centinaia di persone innocenti, ha avuto la forza di concludere ogni suo singolo intervento con l’esortazione: «Restiamo umani». Arrigoni, testimone scomodo, è stato tuttavia accusato di aver detto parole d’odio contro Israele e – come si sa – è stato minacciato di morte. Ma invece di citare nomi che non metteranno tutti d’accordo, lasciamo che siano i fatti a parlare. Il 20 marzo uscirà con il manifesto e in libreria «Restiamo umani», il libro-testimonianza di Vittorio. In una pubblicità cartacea è riportato un brano tratto dal blog di Raja Chemayel che dice: «Prendete un pezzo di terra di 40 km per 5 e chiamatelo Gaza. Poi riempitelo con 1.400.000 abitanti. Circondatelo con il mare a Ovest, l’Egitto di Mubarak a Sud, Israele a Nord e a Est e chiamatela terra dei terroristi. Poi dichiaratele guerra e invadetela con 232 carri armati, 687 blindati, 43 postazioni di lancio per jet da combattimento, 346 mortai, 3 satelliti spia, 64 informatori, 12 spie infiltrate e 8.000 truppe. Ora dite che è per la difesa di Israele. E dichiarate che eviterete di colpire la popolazione civile». Naturalmente per alcuni anche Raja Chemayel sarà un fiancheggiatore di Hamas o quanto meno un suo ammiratore, ma nessuno potrà contraddire i dati di questa “presentazione”: Gaza misura veramente 40 chilometri per 5, conta davvero un milione e 400 mila abitanti, è effettivamente una terra assediata, che ha subito l’attacco di forze spropositate come quelle descritte. Gaza è probabilmente il territorio a più alta densità di abitanti di tutto il mondo, per cui bombardare Gaza significa per forza di cose rinunciare in partenza a qualsiasi idea di colpire il nemico con precisione chirurgica: è lo stesso esercito israeliano a confermare che le vittime palestinesi dei 21 giorni di bombardamenti sono 1300, molte delle quali bambini, molte delle quali non legate ad Hamas. Abbiamo visto troppe immagini di bambini morti. Clamoroso è il caso delle figlie di un medico palestinese uccise "in diretta" mentre il padre era in collegamento telefonico con la televisione israeliana. Di fronte a tutto questo non capisco quale sia l’importanza di rivendicare la possibile non autenticità del servizio su Mohammed al-Dura: tutti gli altri non bastano?
La sera dell’otto marzo Rai Tre, nell’ambito del programma “Guerre” ha mandato in onda un reportage dalla striscia di Gaza e uno sul conflitto in Afghanistan. Per quanto riguarda Gaza, il reportage, inutile dirlo, era totalmente a senso unico. Sono stati intervistati medici palestinesi che hanno parlato a lungo delle ferite da fosforo bianco dichiarando, davanti alle telecamere, che non erano a conoscenza dei metodi di cura. Non è stato però detto, e questo lascia pensare, che ci sono dei canali di comunicazione, aperti 24 ore su 24, fra gli ospedali palestinesi e servizi sanitari israeliani, canali che sono usati giorno per giorno, anche durante la guerra, per consentire lo spostamento di malati gravi o feriti verso gli ospedali israeliani. Ci chiediamo come mai a nessuno, da parte palestinese, sia venuto in mente di alzare il telefono e chiedere lumi. Innanzitutto c’è da mettere in chiaro che gli Stati Uniti ed Israele non hanno firmato il protocollo di divieto all’uso di tale arma che, in ogni modo, non è considerata “arma non convenzionale” e il suo divieto riguarda solo l’uso in zone densamente abitate dalla popolazione civile.
Gaza, lo abbiamo detto, è l’area più densamente popolata al mondo. Parlo proprio di popolazione civile. Il fatto che Stati uniti e Israele non abbiano firmato il protocollo che vieta armi come quelle che impiegano il fosforo bianco è una macchia in più, non un’attenuante. Non so nulla, invece, dei canali di comunicazione aperti 24 ore al giorno tra ospedali palestinesi e servizi sanitari israeliani. M’informerò, com’è giusto, ma, qualora i medici israeliani avessero ritenuto di dover prestare fede al giuramento d’Ippocrate, ciò non attenuerebbe minimamente le responsabilità di chi ha ordinato e consentito il massacro: Olmert, Livni, Barak e i loro supporter occidentali. So invece che l’aviazione israeliana ha più volte bombardato pesantemente ospedali palestinesi.
Durante l’operazione “Piombo fuso” (ci sono testimonianze palestinesi che lo confermano), la popolazione è sempre stata avvertita con telefonate, messaggi e altri mezzi, con un lasso di tempo utile per potersi allontanare dalle zone che sarebbero state colpite. Questo non è stato detto come non è stato ricordato che sono stati proprio i terroristi di Hamas, armi alla mano, a obbligare i civili a rimanere nelle loro case costringendoli così a essere scudi umani o vittime da esibire ai media internazionali. Si è poi completamente sorvolato che il ministero della sanità israeliano abbia organizzato un ospedale destinato alla popolazione civile palestinese al confine con striscia di Gaza e che i terroristi di Hamas abbiano minacciato di ritorsione chiunque avesse fatto richiesta di aiuto agli israeliani.
È vero che ci sono state le telefonate, non è vero che i media non l’hanno detto (lo ha scritto più volte anche il manifesto, che non può essere accusato di essere nemico dei palestinesi). È altrettanto vero che non sempre chi ordinava i bombardamenti ha voluto tener conto della sicura presenza di civili nel formicaio umano chiamato Gaza. Vorrei sapere invece su quali prove si fonda l’affermazione che Hamas, «armi alla mano», abbia obbligato i civili a sacrificarsi per poter mostrare al mondo le vittime della guerra di Olmert. Se è per questo, ho visto anche un filmato che ritraeva guerriglieri di Hamas intenti a farsi scudo di civili, ma non è mio obiettivo negare la scorrettezza di alcuni metodi utilizzati da Hamas. Se così fosse, dovrei giustificare anche il lancio di razzi Qassam sui territori rubati da Israele ai palestinesi. Esiste però un’innegabile sproporzione tra la potenza bellica di uno dei più forti eserciti del mondo e a guerriglia palestinese di Gaza. Una serie di bombardamenti come quella a cui abbiamo assistito non poteva non fare vittime innocenti.
La troupe della Rai, armata di telecamere e microfoni, ha poi accompagnato un gruppo di volontari di Ong internazionali e di contadini palestinesi per filmare la reazione israeliana ogni volta che qualcuno si avvicina alla linea di confine. Con la scusa del raccolto del prezzemolo si sono avvicinati a meno di 1 km dal reticolato di confine innescando automaticamente la reazione delle sentinelle. È fatto divieto (e questo i palestinesi lo sanno) a chiunque di avvicinarsi e questo per due motivi: il primo per allontanare i mortai e tenerli fuori portata delle abitazioni civili: non dimentichiamo le migliaia di volte che la popolazione israeliana è stata presa di mira, proprio da quelle zone, dai mortai. La seconda è per non permettere la costruzione di tunnel verso Israele, tunnel che potrebbero servire per sanguinosi attentati terroristici.
I contadini che raccolgono il prezzemolo e sono fatti bersaglio delle armi di Israele sono l’ennesima vergogna. Guardate i video: parliamo di persone che alla luce del sole, disarmate, si chinano sulle piante per tagliarle: in che modo queste persone potrebbero occultare chi scava i tunnel o scavarli direttamente? L’economia di Gaza è a pezzi e Israele continua a restringere lo spazio utilizzabile dai contadini, come anche dai pescatori, e contemporaneamente non permette il passaggio ai valichi degli aiuti umanitari necessari. Ci si domandi poi quale sia il diritto d’intervento di Israele in territorio palestinese e perché i soldati sparino contro persone che non sono armate. Quanto ai tunnel, è assolutamente vero che le armi passano attraverso di essi, ma è altrettanto vero che quella è l’unica strada attraverso cui possono passare i generi di prima necessità per la popolazione di Gaza, stretta dall’embargo israeliano. Non si possono chiudere contemporaneamente i tunnel e i valichi, pena lo sfinimento di un milione e 400 mila persone.
Le immagini hanno descritto i soldati israeliani come dei veri killer, ma guardandole bene si capisce che questi sparavano in modo da non colpire; non si spiegherebbe altrimenti come mai nessuna delle persone, in piedi con delle pettorine gialle, non si sia neanche graffiata. Accompagnando un palestinese all’interno delle rovine della sua casa si sono voluti far passare i segni di fiammate sul muro come se fossero prove dell’uso del fosforo bianco, ma guardando bene le immagini si nota che gli aloni neri hanno come punto di origine delle prese e degli interruttori elettrici, sembrano fiammate da corto circuito. Nessuno nega che la casa sia stata bombardata, ma per asserire l’uso del fosforo bianco servirebbe qualche prova in più. Si fa vedere poi una scritta di scherno, in arabo, che un soldato israeliano avrebbe lasciato su uno dei muri. Anche questo è strano: avrebbe dovuto essere in ebraico o in inglese. Anche se di grande effetto il programma di Rai Tre non si allontana dal solito andamento di propaganda al posto dell’informazione. Non si è accennato agli oltre 13mila razzi palestinesi lanciati verso Israele negli ultimi otto anni ed alla detenzione di Gilad Shalit, da oltre 1000 giorni con il divieto di visita alla Croce Rossa Internazionale, vero motivo che spinge Israele a tenere sigillati i varchi di confine. Siamo alla vigilia di Durban 2 e sicuramente la propaganda filo palestinese coglierà ogni occasione per preparare il terreno alla prossima kermesse anti-israeliana.
In questo video, evidentemente, i soldati israeliani hanno aggiustato la mira.
Non ho modo di sapere se quella singola abitazione sia stata bombardata facendo uso di fosforo bianco o no.
La scritta di scherno in arabo era sicuramente più comprensibile, per un palestinese (e forse ancora più offensiva) di una scritta in ebraico o in inglese. È inverosimile che i soldati d’Israele in tanti anni di conflitto più o meno combattuto non abbiano imparato qualche insulto nella lingua del nemico. Ho visto un video in cui soldati israeliani sfottevano Allah, chiamandolo, in arabo, «akbar» (il più grande).
Oltre 13 mila razzi IN 8 ANNI! Non li giustifico, ma mi chiedo se a qualcuno non sia sfuggito ciò che è successo a Gaza IN 21 GIORNI. In 8 anni, 13 mila razzi palestinesi (ammesso che la cifra sia giusta) non hanno ucciso un numero di persone neppure lontanamente paragonabile a quello delle vittime di «Piombo fuso».
Quanto al soldato Shalit, fosse per me lo rilascerei oggi stesso. Incondizionatamente. Come rilascerei incondizionatamente i prigionieri palestinesi di cui sono piene le prigioni israeliane. Mi risulta, comunque, che proprio Israele abbia fatto fallire più volte le trattative per la liberazione di Shalit. Ciò che non ho capito, invece, è in che modo questa detenzione ingiusta imporrebbe di «tenere sigillati i valichi di confine»: affamare un popolo è meno grave che rapire un’unica persona? È una reazione proporzionata all’offesa?
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1 sul caso di Mohammed
lucido l’articolo che smonta una volta per tutte la propaganda della destra
http://www.haaretz.com/hasen/spages/909972.html
2 sull’uso dei civili palestinesi come scudi umani ha scritto Amira haas, smentendo parecchie verità urlate
3 vero i soldati avvertivano di lasciare le case, ma davano come tempo 6 minuti…per questo sono morti molti bambini e donne
@ Arial: sono d’accordo con te. Ho cercato di smontare le argomentazioni ricevute come commento, ma mi sono concentrato sui punti che conoscevo meglio. Sapevo che le telefonate non davano molto tempo per lasciare le proprie abitazioni, non sapevo molto del caso di Mohammed, ma mi fa piacere che il giornale che citi, israeliano, ponga l’accento sul fatto che il problema vero sono le centinaia di bambini palestinesi uccisi da Israele, indipendentemente dal caso al-Dura. Quel che è certo – dice l’articolo – è che IDF sta uccidendo bambini. Il che mi fa pensare ad altri bambini, anzi, bambine israeliane, che fimano le bombe che dovranno colpire il Libano. Quanto al punto che mi ha lasciato più incerto, il “canale” tra ospedali palestinesi e servizi sanitari israeliani rimasto aperto durante la guerra, si tratta – evidentemente – di una bufala. Ho scritto un’e-mail a Vittorio Arrigoni, che mi ha risposto nel giro di appena qualche ora, del tutto categorico, che «durante il massacro non è uscito alcun ferito verso Israele». Secondo Vik, il misterioso commentatore Andrea potrebbe far parte di quelle persone pagate da Israele per «spammare di propaganda filoisraeliana il web» (ricordo http://guerrillaradio.iobloggo.com/…blog-verita- sul suo blog). O magari si tratta davvero di una persona un buona fede, vittima della propaganda pro-Israele. Ne ho conosciuti tanti, in rete, durante i 21 giorni dei bombardamenti. In ogni caso, tutte le cose che ho detto qui saranno materiale per un altro articolo, non appena troverò un attimo di tempo.
Ognuno ha le sue idee, e io le rispetto tutte.
Ma i dati di fatto dai quali si comincia a ragionare non possono essere manipolati.
Purtroppo non si sanno molte cose…ad esempio la televisione commerciale israeliana Canale 10 ha rivelato i primi nomi in testa alla lista di Hamas per lo scambio di prigionieri, ma finora in merito non si è avuta una conferma ufficiale. Se Israele accetterà la lista ricevuta da Hamas, dovrà rimettere in libertà i responsabili dei più gravi attentati terroristici perpetrati negli ultimi anni da Hamas e dalla Jihad islamica. Fra di loro ve ne sono alcuni che scontano ergastoli plurimi per aver ucciso decine di israeliani.
– Abbas Saadi, Hamas, uno dei responsabili dell’attentato suicida all’Hotel Park di Natanya (marzo 2002), 30 morti.
– Abdallah Barghuti, Hamas, organizzatore dell’attentato al ristorante Sbarro di Gerusalemme (agosto 2001, 15 morti), del doppio attentato nella Via Ben Yehuda di Gerusalemme (dicembre 2001, 11 morti), dell’attentato nel caffé Moment di Gerusalemme (marzo 2002, 11 morti).
– Ibrahim Hamed, Hamas, responsabile della morte di 55 israeliani in diversi attentati fra cui quello di Rishon Le-Zion (maggio 2002, 16 morti) e quello di Zrifin, presso Tel Aviv (settembre 2003, 8 morti).
– Bassam Saadi, Jihad islamica, responsabile degli attentati di Afula (maggio 2003, 3 morti), Megiddo (giugno 2002, 17 morti) e Karkur (ottobre 2002, 14 morti).
Altri nomi inclusi nella lista sono quelli di Hassan Salameh e Atya Abu Warda (27 morti in due attentati del 1996); Muwaz Abu Sharaf (attentato in un autobus di Haifa, marzo 2003, 17 morti), Majdi Amro, Muhammed Amran e Jamal Abu Hija, tutti coinvolti in sanguinosi attentati.