Imprenditori ultima spiaggia

 La spiaggia
 Provo a guardare meglio, ma non c’è varco, solo il cancelletto della casa. Però l’indirizzo è giusto e in fondo sono stufo di tenere in mano la borsa e l’ombrellone («Ah, già che ci sei porta il pallone, che ci facciamo due tocchi»), così, sarà pure presto ma suono il citofono. Un attimo, poi il clac elettrico e il cancelletto si spalanca. L’uomo si affaccia sorridente sulla porta, m’invita:
 «Entri, venga» È tanto se si trattiene dall’aggiungere: «L’aspettavamo».
 «Mi scusi», abbozzo, «se l’ho disturbata… Ma poi, è proprio qui? Sarà giusto?»
 «Cercava l’Oasi, no? È questa, venga pure». «Dia qua che l’aiuto», aggiunge, prendendomi l’ombrellone.
 Attraversiamo il breve corridoio che introduce nella cucina e di lì usciamo sulla veranda.
 «Ecco, siamo arrivati, scenda gli scalini e si trovi un posto»
 «E per il pedaggio?»
 «Mi deve cinque euro, ma può pagare anche all’uscita»
 «La ringrazio, ha il resto di dieci?»
 «Sì, ma se vuole, con un piccolo supplemento può tuffarsi dal tetto»
 «Non fa per me», rispondo. I tuffi mi hanno sempre spaventato.
 
 Scendo quattro scalini e mi ritrovo a calpestare la sabbia della spiaggia. Quando gli amici mi avevano spiegato la novità, mi era sembrato strano: fanno pagare la spiaggia libera? «Ma no, le coste sono pubbliche!», si sono messi a ridere. «Fanno pagare il passaggio dentro casa». «Ma scusate, fino a poco tempo fa quelle case non erano abusive?». «Sì, ma poi per combattere la crisi economica il governo ha deciso che si poteva costruire di più e ha dato facoltà ai proprietari di dare libero sfogo alla propria imprenditorialità, anche a titolo di indennizzo per il disagio costituito dall’avere tutto il giorno tanta gente sotto casa. Immaginati che strazio: ti fai la tua bella casetta in mezzo alla spiaggia e poi ti tocca vivere assediato dai bagnanti. I bambini schiamazzano, l’aria si riempie dell’odore delle creme solari, la sera ti ritrovi un sacco di cartacce sulla sabbia… Così, almeno, i proprietari si ripagano il disturbo».
 
 Raggiungo gli amici. Mi stravacco sul telo al sole, mi scaldo. Facciamo tutti il bagno, poi è ora della partitella. Ci si passa il pallone di prima, senza mai fermarlo o farlo cadere. Fa caldo, ho sete. Mi allontano dal gruppo e torno alla casa: magari un bicchier d’acqua me l’offriranno.
 «Preferisce una birra?», mi chiede l’uomo. «Ho anche coca cola, aranciata, gelati, mandorle fresche…»
 «Ma fa da bar?»
 «Quel che riesco. Da quando il governo, per battere la crisi, ha liberalizzato la vendita delle bibite e dei gelati mi sono attrezzato…»
 
 Torno in spiaggia stracarico. «Non ce l’ha una busta?»


 I riferimenti alla situazione politica e sociale italiana potrebbero non essere casuali.

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Una risposta a Imprenditori ultima spiaggia

  1. Ivan scrive:

    Verrei anch’io al mare…
    Ma ho paura, che saremo stretti …..

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