Tribunale Russel per i crimini a Gaza

 Basta con l'impunità
 Con buona pace di chi pensa che Israele abbia sempre ragione, sta prendendo forma il Tribunale Russel, che dovrà giudicare i crimini di guerra israeliani nei confronti della Palestina (e valutare il comportamento di quegli Stati, anche europei, che appoggiano ciecamente e rendono possibili le politiche di guerra di Tel Aviv). Ne dà notizia Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento europeo, secondo la quale si tratterà di «una giuria composta da personalità di provate competenze e statura morale», che «si riunirà in 2 o 3 sessioni in diverse città a inizio 2010, ascolterà testimoni e analizzerà prove relative al conflitto israelo-palestinese, e infine emetterà le proprie sentenze». Naturalmente, si tratterà «di sentenze morali, che avranno come obiettivo quello di mettere la comunità internazionale di fronte alle proprie responsabilità; l’obiettivo infatti non è solo quello di investigare i crimini di Israele, ma anche e soprattutto di verificare la complicità esplicita o implicita degli altri stati, compresi ovviamente quelli europei». Per garantire il funzionamento di questo tribunale sono previsti «comitati nazionali di sostegno al tribunale in vari paesi del mondo». «Anche in Italia dovrà nascere il comitato, mi sono impegnata per la sua costituzione  e mi auguro che la Fondazione Internazionale Lelio Basso e i giuristi democratici possano impegnarsi. Vi farò sapere ulteriori sviluppi anche per un incontro per poi lanciare il Tribunale Russell in Italia. Intanto organizzazioni o singoli che sono interessati ad impegnarsi per il comitato nazionale di sostegno possono comunicarlo alla mia mail [luisa.morgantini(chiocciolina)europarl.europa.eu]».
 
 Leggi tutto l’articolo sul sito
Perlapace.
 


 Hai un blog? Partecipa alla catena «Talk force for Palestina»
 
Talk force for Palestina

Questa voce è stata pubblicata in Piazzetta della cittadinanza attiva. Contrassegna il permalink.

3 risposte a Tribunale Russel per i crimini a Gaza

  1. Andrea scrive:

    Cari appassionati delle falsità “made in Pallywood”, Ricordate Mohammed al Dura? Il bambino morto fra le braccia del padre durante uno scontro tra palestinesi ed esercito israeliano? Si trattava di una “Bufala giornalistica”. A decretare la montatura è stato un tribunale francese che ha obbligato l’emittente France 2 a mettere a disposizione anche gli altri filmati girati prima e dopo lo scontro a fuoco. Dalle immagini tenute nascoste si capiva che si trattava di un falso ad uso e consumo della propaganda palestinese. Questo è stato soltanto il caso più eclatante, ma di invenzioni contro Israele ce ne sono state sempre in quantità industriale, segno che la fantasia non ha limiti. La sera dell’otto marzo Rai Tre, nell’ambito del programma “Guerre” ha mandato in onda un reportage dalla striscia di Gaza e uno sul conflitto in Afghanistan. Per quanto riguarda Gaza, il reportage, inutile dirlo, era totalmente a senso unico. Sono stati intervisti medici palestinesi che hanno parlato a lungo delle ferite da fosforo bianco dichiarando, davanti alle telecamere, che non erano a conoscenza dei metodi di cura. Non è stato però detto, e questo lascia pensare, che ci sono dei canali di comunicazione, aperti 24 ore su 24, fra gli ospedali palestinesi e servizi sanitari israeliani, canali che sono usati giorno per giorno, anche durante la guerra, per consentire lo spostamento di malati gravi o feriti verso gli ospedali israeliani. Ci chiediamo come mai a nessuno, da parte palestinese, sia venuto in mente di alzare il telefono e chiedere lumi. Innanzitutto c’è da mettere in chiaro che gli Stati Uniti ed Israele non hanno firmato il protocollo di divieto all’uso di tale arma che, in ogni modo, non è considerata “arma non convenzionale” e il suo divieto riguarda solo l’uso in zone densamente abitate dalla popolazione civile.

    Durante l’operazione “Piombo fuso” (ci sono testimonianze palestinesi che lo confermano), la popolazione è sempre stata avvertita con telefonate, messaggi ed altri mezzi, con un lasso di tempo utile per potersi allontanare dalle zone che sarebbero state colpite. Questo non è stato detto come non è stato ricordato che sono stati proprio i terroristi di Hamas, armi alla mano, ad obbligare i civili a rimanere nelle loro case costringendoli così ad essere scudi umani o vittime da esibire ai media internazionali. Si è poi completamente sorvolato che il ministero della sanità israeliano abbia organizzato un ospedale destinato alla popolazione civile palestinese al confine con striscia di Gaza e che i terroristi di Hamas abbiano minacciato di ritorsione chiunque avesse fatto richiesta di aiuto agli israeliani. La troupe della Rai, armata di telecamere e microfoni, ha poi accompagnato un gruppo di volontari di Ong internazionali e di contadini palestinesi per filmare la reazione israeliana ogni volta che qualcuno si avvicina alla linea di confine. Con la scusa del raccolto del prezzemolo si sono avvicinati a meno di 1 km dal reticolato di confine innescando automaticamente la reazione delle sentinelle. E’ fatto divieto (e questo i palestinesi lo sanno) a chiunque di avvicinarsi e questo per due motivi: il primo per allontanare i mortai e tenerli fuori portata delle abitazioni civili: non dimentichiamo le migliaia di volte che la popolazione israeliana è stata presa di mira, proprio da quelle zone, dai mortai. La seconda è per non permettere la costruzione di tunnel verso Israele, tunnel che potrebbero servire per sanguinosi attentati terroristici.

    Le immagini hanno descritto i soldati israeliani come dei veri killer, ma guardandole bene si capisce che questi sparavano in modo da non colpire; non si spiegherebbe altrimenti come mai nessuna delle persone, in piedi con delle pettorine gialle, non si sia neanche graffiata. Accompagnando un palestinese all’interno delle rovine della sua casa si sono voluti far passare i segni di fiammate sul muro come se fossero prove dell’uso del fosforo bianco, ma guardando bene le immagini si nota che gli aloni neri hanno come punto di origine delle prese e degli interruttori elettrici, sembrano fiammate da corto circuito. Nessuno nega che la casa sia stata bombardata, ma per asserire l’uso del fosforo bianco servirebbe qualche prova in più. Si fa vedere poi una scritta di scherno, in arabo, che un soldato israeliano avrebbe lasciato su uno dei muri. Anche questo è strano avrebbe dovuto essere in ebraico o in inglese. Anche se di grande effetto il programma di Rai Tre non si allontana dal solito andamento di propaganda al posto dell’informazione. Non si è accennato agli oltre 13mila razzi palestinesi lanciati verso Israele negli ultimi otto anni ed alla detenzione di Gilad Shalit, da oltre 1000 giorni con il divieto di visita alla Croce Rossa Internazionale, vero motivo che spinge Israele a tenere sigillati i varchi di confine. Siamo alla vigilia di Durban2 e sicuramente la propaganda filo palestinese coglierà ogni occasione per preparare il terreno alla prossima kermesse anti-israeliana.

  2. Mario scrive:

    Proverò a risponderti con un articolo, riportando le tue parole e commentandole punto per punto. Difficilmente, però, si possono contestare quei dati che lo stesso esercito di Israele diffonde: 1300 morti, fra cui molti bambini, significano un sacco di genitori che tengono in braccio i figli morti. Non capisco il bisogno di ritoccare le foto…

  3. Mario scrive:

    Non so che tipo di risposta ti aspettavi, comunque lìho scritta QUI:
    http://mariobadino.noblogs.org/…-quale-pallywood
    Non so se sei in buona fede o no, però le cose che dici non mi convincono nemmeno un poco. I 1300 morti di Gaza sono stati “rivendicati” dall’esercito israeliano.

I commenti sono chiusi.