Torre Guaceto, i beni comuni e la piaga degli incendi (con un accenno alla centrale a carbone di Cerano)

 Torre GuacetoTorno finalmente a Torre Guaceto; è la prima volta dopo l’incendio di quest’estate, che ha fatto fuori più di cento ettari di canneto e anche qualche tratto di macchia mediterranea. Grazie ai soccorritori, il peggio è stato scongiurato e le fiamme sono state spente prima di poter fare danni irreparabili. Nel giro di qualche mese, il canneto è ricresciuto: resta un po’ di terra nera e qualche albero più alto un poco bruciacchiato, ma posso dire con gioia che il grosso della riserva naturale è intatto. Con SilviaDanilo seguiamo per un tratto la stradina che corre parallela alla superstrada, poi ci addentriamo nella vegetazione e andiamo verso la torre, parte passando dai sentieri, parte dalla spiaggia. Anche se oggi è il giorno di Santo Stefano, la torre è aperta, grazie alla presenza di un volontario del Wwf, che ci parla del rogo di quest’estate e ci fa un po’ di storia della riserva. Se non si fossero domate in tempo le fiamme, a farne le spese sarebbero state altre piante, come il ginepro coccolone, un esemplare antichissimo di flora locale, presente sul posto da prima che la torre fosse edificata sette secoli fa, per avvistare i turchi sul mare. Il danno maggiore ha interessato la fauna: l’incendio ha colpito i rettili che vivono nel canneto e distrutto le loro uova. Tra le vittime ci sono le testuggini d’acqua dolce, tartarughe piuttosto rare che trovano nell’acqua della riserva il loro habitat ideale.
 Il rogo di quest’estate sembrerebbe non avere  origine dolosa. Incendi dovuti alla mano dell’uomo, tuttavia, si sono sviluppati nella zona verso la metà degli anni ’90, prima dell’istituzione della riserva statale, a causa dell’interesse personale di chi voleva costruire strutture d’accoglienza turistica. A quanto mi si dice, il fautore del progetto di “sviluppo” sarebbe stato un uomo politico locale, destinato a far carriera, quel Cosimo Mele (ma qui dicono Mimmo), nato nella vicina Carovigno, che in seguito sarebbe divenuto onorevole, nonché protagonista dello scandalo a base di sesso e cocaina che tutti conosciamo. L’istituzione della riserva, fortunatamente, ha messo un argine al tentativo di sfruttare – devastandola – una zona incantevole. Il volontario del Wwf ci racconta che all’inizio s’è dovuto «combattere culturalmente con la gente del posto», contro i pescatori di frodo, ad esempio, e che prima della creazione di una zona protetta l’unica attività possibile, per i volontari, insieme alla gestione della torre, era l’opera di sensibilizzazione. Il caso di Torre Guaceto è un ottimo esempio di come si possa difendere l’interesse comune, solo che lo si voglia, anche a costo di andare contro interessi privati fortissimi, come quelli della politica, dell’intrallazzo e dell’imprenditoria turistico-edilizia.
 

 

 
 L’esempio di Torre Guaceto, infine, è ancora più importante se consideriamo l’area in cui ci troviamo. Siamo infatti a due passi da Brindisi, in una zona densamente costruita e fortemente caratterizzata dalla presenza di industrie. Dall’alto della torre, intravediamo la ciminiera della centrale a carbone di Cerano, responsabile, secondo il nostro cicerone, del 50% di tutte le emissioni di anidride carbonica
made in Italy. Se anche questa stima non fosse corretta, il dato farebbe lo stesso riflettere riguardo a ciò che si potrebbe fare contro il surriscaldamento globale (solo volendolo), e soprattutto a cosa accadrà se le centrali a carbone progettate in altre regioni della Penisola entreranno veramente in funzione. Stando a quanto ci dice il volontario del Wwf, nel Salento il numero dei tumori polmonari sta aumentando, anche dove, come nel leccese, esistono solo poche industrie e di modeste dimensioni. La colpa andrebbe attribuita parte alla centrale di Cerano e parte all’Ilva di Taranto: i fumi prodotti dai due poli, portati dai venti, convergerebbero sul basso Salento, avvelenandone l’aria.
 

 
 

 
 Trovo che raccontare queste cose sia indispensabile, per sensibilizzare la popolazione, ma credo che ogni tanto si debba anche puntare sulle cose belle. Le foto di questo articolo (a parte una, che propone un albero annerito dall’incendio di agosto) mostrano l’incanto della riserva naturale di Torre Guaceto, un bene comune che, come tanti altri, tutti dovremmo conoscere, vivere e proteggere.


 Sull’incendio di Torre Guaceto e, più in generale sulla piaga degli incendi, ho pubblicato i seguenti articoli:
 
 E adesso ammazzateci tutti
 A proposito di Torre Guaceto e altri paradisi incendiati
 Signor Ministro, circa gli incendi…

 Gli incendi, il catasto, i soldi, lo Stato
 

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