Secondo gli storici, l’Età moderna va dal 1492 (la “scoperta” dell’America) al 1815 (il Congresso di Vienna che ridisegna l’Europa dopo la sconfitta definitiva di Napoleone).
La prima rivoluzione industriale nasce in Inghilterra nella seconda metà del XVIII secolo, vale a dire poco prima della fine dell’età moderna.
Nella prima fase dell’industrializzazione dei Paesi occidentali diritti e conquiste dei lavoratori, semplicemente, non esistono.
Marchionne parla di «modernizzare», cioè di mettere in discussione alcune conquiste considerate irrinunciabili dalla stessa legge dello Stato (in altre parole, invita a violare la legge, ma ciò esula dal presente ragionamento). Propone/impone, quindi, il ritorno all’Età moderna (1492-1815).
Se molti oggi, in maniera purtroppo “bipartisan”, elogiano l’amministratore delegato della Fiat è perché non ricordano a sufficienza la storia.
Tra pochi minuti, nella mia città, parteciperò a un presidio nel quale inviteremo a firmare l’appello di MicroMega in favore della Fiom e dei diritti dei lavoratori.
Mi piace infatti pensare di non essere «moderno», ma «contemporaneo».