Appello per la donazione di libri alla biblioteca popolare «Peppino Impastato»


Succede che a Ponteranica
(Bergamo) il sindaco leghista decida di togliere l’intestazione della biblioteca comunale a Peppino Impastato, protagonista della lotta alla mafia e dalla mafia ucciso il 9 maggio 1978.

Succede che non tutti siano disposti ad accettare questa decisione vergognosa e che ci si organizzi per aprire, entro la fine di settembre, la biblioteca popolare «Peppino Impastato», che non sarà soltanto un atto simbolico per «sopperire alla mancanza di una biblioteca intestata a Peppino», bensì un luogo in cui «far rivivere le idee di Peppino» all’interno di un progetto «che dovrà diventare un presidio di democrazia, di antimafia sociale, dove chi ha sete di conoscenza verrà sempre accolto a braccia aperte».

Naturalmente c’è bisogno di libri, e d’aiuto, perché è necessario che la costruzione di uno spazio «popolare» sia partecipata. Ripubblico quindi l’appello di Ettore Trozzi, coordinatore dell’Associazione culturale «La Rosa Bianca», invitando contemporaneamente tutte e tutti a regalare almeno un paio di libri…

Appello per la donazione di libri alla biblioteca popolare «Peppino Impastato»

Le mafie contano migliaia di affiliati in Lombardia, regione che risulta essere la quinta italiana per beni confiscati. La mafia oggi ha in Lombardia il primato del narcotraffico, nel traffico e nello smaltimento di rifiuti, nella prostituzione, nelle grandi opere e nell’edilizia. Innegabile e dimostrata è anche la convivenza tra poteri mafiosi e i vertici di istituzioni e alcuni partiti politici.

Mentre la mafia violenta il nostro territorio, diventando sempre più forte e ramificata, arrivando anche ai vertici delle istituzioni, a Ponteranica il sindaco leghista decide di togliere l’intitolazione a Peppino Impastato dalla biblioteca comunale. Una scelta, tra l’altro, in armonia con l’egemonia (in)culturale che si è manifestata in questi anni nell’intolleranza e nel razzismo.

Se ormai una fascia della popolazione non conosce non solo Peppino Impastato, che viene relegato a ‘uno del sud’, ma anche gli altri eroi dell’antimafia, come Falcone e Borsellino, è sintomatico di questa egemonia culturale. Un’egemonia che ha cancellato la memoria di questo paese, distuggendola e rimpiazzandola con falsi ideali e una falsa cultura dell’inesistente padania. Mentre la mafia aumentava il controllo del territorio, gestendo una rete di affari in ogni angolo della regione, il sonno della ragione diventava padrone. A questa egemonia culturale si va a sommare quella del berlusconismo, del ‘tutto si può comprare’, dell’immoralità trasformata a moralità.

Il nostro compito deve perciò essere, oltre a richiedere la reintestazione a Peppino Impastato della biblioteca di Ponteranica, quello di promuovere una nuova  condotta culturale che ponga le sue basi nella democrazia, nella pluralità, nella libertà, nell’antirazzismo e nell’antimafia. Solo ponendo al centro dell’attenzione politica e sociale i veri valori fondanti della Costituzione si potrà impedire il ripetersi di scelte simili a quelle del sindaco di Ponteranica e si potrà impedire alle mafie in Lombardia di continuare ad accrescere il loro potere economico e politico.

Molte ragazze e molti ragazzi hanno, come Peppino, deciso di fare una scelta di parte. Peppino, infatti, con il collettivo “Musica e cultura” prima e con “Radio aut” dopo ci ha tracciato una linea da seguire, una sorta di programma dell’antimafia che vede nelle “lotte sociali” una strada fondamentale per sconfiggere il potere mafioso.

Per questo apriremo a fine settembre una Biblioteca popolare intitolata a Peppino Impastato. Apriamo questa biblioteca per non rimanere più in silenzio, siamo infatti convinti che contro la mafia, e contro quella incultura che le ha permesso di diventare così forte, si debba urlare la forza delle vere idee e dei veri valori che hanno fondato questa nostra Repubblica. Per non rimanere indifferenti, per poter cambiare lo stato di cose presenti o perlomeno per provarci.

Il nostro non è un atto simbolico. Continua a leggere

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Il foglio di via dello scrittore No Tav

Perché chi crede che la Val di Susa sia il covo di pericolosi terroristi continui a credere che la Val di Susa sia il covo di pericolosi terroristi;

Perché chi crede che la Tav sia cosa buona e giusta, nostro dovere nei confronti dell’Europa e fonte di salvezza per i pendolari di tutta Italia continui a credere che la Tav sia cosa buona e giusta, nostro dovere nei confronti dell’Europa e fonte di salvezza per i pendolari di tutta Italia;

Perché chi aveva creduto nella storia della libertà di pensiero, d’espressione e magari anche d’informazione cambi idea il prima possibile;

Per tutte queste persone oggi in Italia si applica la repressione al legittimo dissenso, all’informazione non allineata, alle voci fuori del coro dell’autoritarismo liberista.

Segue la lettera aperta agli organi d’informazione di Stefano Dorigo, bandito per due anni dalla Val di Susa per aver voluto conoscere, capire e raccontare. Crimini odiosi in questa Repubblica orwelliana.

LETTERA APERTA AGLI ORGANI D’INFORMAZIONE
di Stefano Dorigo.

Con la preghiera di massima diffusione e visibilità.

Scrivo questa lettera aperta, rivolta a tutti i mezzi d’informazione italiani, per riportare un abuso indicativo dei tempi che viviamo.

Sono Stefano Dorigo, scrittore, co-autore assieme a Pantaleo Elicio del romanzo “A Riot Of My Own” e studioso della comunicazione legata ai fenomeni sociali. In questo periodo sto componendo una tesi di laurea attorno all’uso di Internet da parte del movimento No Tav, sotto la direzione dell’università di Paris8, e ho in progetto un romanzo sulla medesima mobilitazione.

Questi fatti non sono un segreto. Li ho dichiarati pubblicamente alla presentazione del mio romanzo, avvenuta domenica 29 luglio al campeggio No Tav di Chiomonte, dove ho soggiornato una decina di giorni, anche per portare avanti i miei studi.

Assieme alla mia compagna, Giustina Marta, avevamo deciso di ritornarci per le ultime due settimane di agosto, al fine di trascorrere le nostre vacanze, prima di separarci a settembre per fare ritorno alle nostre mansioni: lei musicista a Tivoli, io studente precario a Parigi. Questa esperienza è stata interrotta bruscamente appena al secondo giorno, il 18 agosto, quando durante un controllo dei Carabinieri a Susa, risultava una notifica in sospeso per me da parte della Digos. Alla questura di Rivoli avviene la notifica dell’atto che si rivela essere un foglio di via della durata di due anni dai comuni di: Avigliana, Bussoleno, Chiomonte, Exilles, Gravere, Giaglione e Susa. In pratica tutta l’area dove la mobilitazione No Tav è maggiore in questi mesi.

Mi si contesta di aver tentato di raggiungere in treno il presidio anti-nucleare a Bussoleno, nella notte del 24 luglio, per contestare il passaggio di un convoglio di scorie nucleari dirette verso la Francia; di esserci andato in compagnia di persone facinorose e manifestamente appartenenti all’area di contestazione o anarco-insurrezionalista o marxista-disobbediente; di essere stato presente su tal treno, bloccato da un freno di emergenza e di campeggiare al campeggio Gravella di Chiomonte, da cui sarebbero partiti episodi di guerriglia. Questi eventi, uniti al fatto che nei comuni prima indicati, non svolgo alcuna attività stabile e lavorativa, non ho residenza o legami famigliari, o nessun interesse dichiarato rilevante, fanno di me una persona socialmente pericolosa. Pertanto mi viene interdetto l’accesso alla Val di Susa per due anni.

Questo è un tentativo di punire chi sul treno è rimasto ostaggio delle forze di Polizia per quattro ore e mezzo, le quali si sono presentate in ingente numero e in tenuta antisommossa alla stazione di Bussoleno, impedendo al mezzo su cui stavano 115 persone, tra manifestanti e passeggeri comuni, di ripartire (altro che freno di emergenza!), creando una situazione tesissima, scioltasi solo dopo l’arrivo di due avvocati e un ex parlamentare di Rifondazione Comunista, Ezio Locatelli.

In più si va a sanzionare chi cerca di creare una narrazione alternativa e reale attorno alla mobilizzazione No Tav, tanto da farne oggetto di studio. L’interdizione a due anni è un pesante limite per me e il mio lavoro, poiché mi è necessario essere presente sul campo per avere accesso diretto alle fonti, al fine di svolgere un lavoro qualitativo. Altro che nessun interesse dichiarato rilevante.

Viene da avanzare una riflessione tanto amara quanto pesante: non potendo colpire direttamente con idranti o lacrimogeni chi scrive, poiché privo di una telecamera o una macchina fotografica che lo rendano facile bersaglio, lo si attende al varco per tenerlo fuori dai giochi per due anni. Un ragazzo che lancia pietre rientra nella norma per loro, riescono a gestirselo: invece chi scrive di chi tira le pietre è una variabile impazzita, normalizzabile solo con l’allontanamento coatto.

Con questa lettera denuncio questa grave limitazione della libertà di espressione, auspicando la sua più ampia diffusione su tutti i circuiti d’informazione.

Invio in allegato copia del foglio di via e del resoconto girato sui circuiti di movimento dal titolo “Il foglio di via dello scrittore No Tav”, al fine di avere una completa visione sul fenomeno.

Distinti saluti,

Stefano Dorigo

>>> “Il foglio di via dello scrittore No Tav”:
http://www.facebook.com/notes/stefano-dorigo/il-foglio-di-via-dello-scrittore-no-tav/417660558271201

>>> QUI la riproduzione del foglio di via.

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Il resoconto della nona Marcia


Anche quest’anno la Marcia è stata.

Si è svolta in una data insolita – il 19 agosto anziché, come vorrebbe la tradizione, la seconda domenica di luglio – e forse anche per questo ha raccolto qualche concorrente in meno, ma la mattina di domenica, alle 8.30, nei prati di Sant’Orso a Cogne, 21 coraggiosi hanno sfidato il sonno e quella che si preannunciava come una giornata torrida per lanciarsi lungo il percorso della Marcia che, dopo 35 chilometri e varie ore di cammino, li avrebbe condotti al traguardo.

Di che si tratta, per chi non conoscesse l’iniziativa, lo spiego QUI.

Mi limiterò adesso a ricordare lo spirito di questa gara-non gara, fatta per dimostrare che è bello prendere e andare, organizzandosi da sé, senza un comitato, uno sponsor o un giudice, vincolandosi da soli al rispetto del regolamento, cronometrando il proprio tempo, impegnandosi a non correre e acquistandosi la coppa da soli in caso di vittoria.

Primo classificato, con un tempo di 6h21’32”, è stato il piemontese Alberto Giudici, che ha mancato, per una mezzora scarsa, il tempo record del circuito, stabilito lo scorso anno da Bruno Zanivan (6 ore giuste).

Classifica della IX edizione

1° classificato: Alberto Giudici; tempo: 6h21’32”
2° classificato: Walter Galasso; tempo: 7h7′
3° classificato: Roberto Pollarolo; tempo 7h53′
4° classificato (ex aequo): Sara Crivellari, Maria Grazia Scolari, Piera Scolari, Luca Zanetti; tempo: 8h2′
8° classificato (ex aequo): Ivan Linty, Paolo Piffari; tempo: 9h30′
9° classificato: Mario Badino; tempo: 9h32′
10° classificato: Laura Verducci; tempo 9h40′ – vincitrice Coppa Espace Populaire 2012

Elenco dei partecipanti
(basta un passo oltre la linea di via per entrare nella storia della manifestazione)

Paola Antonucci – Mesagne (Brindisi)
Emma Badino – Aosta
Mario Badino – Aosta
Riccardo Badino – Aosta
Patrizia Bellini – Melegnano (Milano)
Sara Crivellari – Vigevano (Pavia)
Walter Galasso – Torino
Alberto Giudici – Pietra Marazzi (Alessandria)
Vally Lettry – Gimillan (Cogne, Aosta)
Ivan Linty – Nus (Aosta)
Paolo Piffari – Nus (Aosta)
Roberto Pollarolo – Novara
Federica Rinaldi – Nus (Aosta)
Silvia Rinaldi – Aosta
Louis Ronchail – Aymavilles (Aosta)
Maria Grazia Scolari – Vigevano (Pavia)
Piera Scolari – Magenta (Milano)
Laura Verducci – Aosta
Luca Zanetti – Vigevano (Pavia)
Bruno Zanivan – Gimillan (Cogne, Aosta)
Tiziano Zuffada – Melegnano (Milano)

Un ringraziamento particolare e un regalo per gli amici della Marcia

Come già l’anno scorso, i concorrenti in partenza per la nona marcia hanno ricevuto un medaglione commemorativo, realizzato a titolo gratuito da Ottavio Martinet, buon amico di questa iniziativa. Il fiore raffigurato è un esemplare di astro alpino (aster alpinus), diffusissimo, in Valle d’Aosta, solo tra Cogne e Champorcher. Questo tipico fiore violetto fa bella motra di sé tra il mese di maggio e quello di agosto. Anche il legno utilizzato è presente nella Val di Cogne: la base è in tiglio, mentre il fiore è in acero.

Siccome quest’anno ho avanzato qualche medaglione, ho pensato di regalarli (fino a esaurimento) a chi, fra le persone che seguono la Marcia, ne farà richiesta. L’indirizzo a cui fare domanda è granparadisoestate[at]gmail.com, lo stesso al quale inviare – chi ne avesse – le foto della IX edizione o altro materiale da pubblicare online.

Sono particolarmente graditi i commenti dei partecipanti!

Il prossimo appuntamento con il “circuito” della Marcia è per domenica 14 ottobre 2012 con l’Aicram, lo stesso giro e le stesse regole, ma con il percorso al contrario (si legga il nome da destra a sinistra) e con i colori autunnali del bosco!

NB: Aggiornerò questo articolo più volte e alla fine cancellerò questa nota.

>>> Nella foto, tre concorrenti presso le baite di Valmiana.

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Domenica la Marcia!


L’appuntamento è per domenica mattina (19 agosto) alle 8.30 a Cogne, nei prati di Sant’Orso, accanto al parco giochi. Dopo le operazioni di registrazione, partiremo insieme per i nostri 35 chilometri di allegra passeggiata (vedete QUI di che cosa si tratta e perché la lunghezza non vi deve preoccupare). La prima tappa, per chi ha in mente un certo modo di partecipare, sarà senz’altro la colazione al bar, dopo 200 metri. Poi ci si lancerà verso Baben e la Valnontey…

Anche quest’anno le prime 60 persone che si presenteranno alla partenza avranno un ciondolo ricordo, realizzato a titolo gratuito da Ottavio Martinet, amico della Marcia.

Se volete scaricare il file con la locandina della nona edizione potete stamparvi un ulteriore ricordo e – se vi va – appiccicarne una nella città in cui vivete, fosse anche Hong Kong, per contribuire a diffondere l’iniziativa.

Ancora una volta ricordo che non ci sono spese di partecipazione, ma che chi vince si compra la coppa (pena la squalifica).

Per approfondimenti:

L’iniziativa.
Il regolamento.
L’itinerario illustrato.
La locandina 2012.
L’evento su Facebook.

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Siamo per il rinnovamento, votiamo Pippo Baudo – di Alessandro Robecchi

Ripubblico, con il permesso dell’autore, l’articolo di Alessandro Robecchi Siamo per il rinnovamento, votiamo Pippo Baudo, comparso sul manifesto di domenica 5 agosto, un testo francamente spassoso, ma – come al solito – esemplare nel descrivere una realtà che tanto vorremmo fosse solo satira.

Voi siete qui – Siamo per il rinnovamento, votiamo Pippo Baudo
di Alessandro Robecchi

Fare chiarezza e sgombrare il campo da ogni equivoco. Ristabilire la verità delle cose. Procedere senza indugi sulla strada del rinnovamento della classe politica. Diradare le nebbie sulla candidatura di Pippo Baudo a presidente della Regione Sicilia avanzata da esponenti Pd. Il popolare presentatore ha detto alla radio di aver ricevuto una telefonata da Sergio D’Antoni che gli proponeva la candidatura all’ambita carica. È una buona notizia. Se ne deduce infatti che D’Antoni è vivo, partecipa attivamente alla vita politica del paese e sa usare il telefono. Il segretario del Pd siciliano ha smentito, quindi forse è vero. Bersani ha riso di gusto e ha detto di non saperne nulla. Quindi è sicuramente vero, tanto più che Baudo ha dichiarato di avergli parlato della cosa, con il che il popolo democratico è ora di fronte all’agghiacciate dilemma se credere a Pippo o al segretario. Pippo Baudo ha dichiarato anche che non è la prima volta. Prima di D’Antoni gli aveva chiesto di candidarsi in Sicilia Prodi (2005), e prima di lui Nitti (1919), e prima di lui Matilde di Canossa (1079), e prima ancora Odoacre in persona (480, poco prima dell’invasione della Dalmazia). A tutti, con coerenza cristallina, Pippo Baudo ha detto un no fermo e cortese, perché lui non ama i compromessi e preferisce fare la tivù, dove rappresenta il rinnovamento da almeno 54 anni. E questo, pur essendo di sinistra dai tempi, appunto, di Odoacre, e pure prima, come si può vedere nelle pitture rupestri di Ukhahlamba-Drakensberg, in Sudafrica (1.000 a.C.), dove un giovane Pippo Baudo mostra a un bisonte la sua tessera del Pd. A nulla sono valse le rassicurazioni del mondo politico che promettevano a Baudo un appoggio ampio della nuova granitica coalizione di centrosinistra – dai Tupamaros alla Binetti – oltre alla garanzia di poter formare liberamente la sua squadra, inclusi Giucas Casella e Sharon Stone. Alla fine, la candidatura pare tramontata, lasciando in tutti la netta sensazione che Pippo Baudo, dicendo «Grazie, non è il mio mestiere», sia l’unico in questa storia che ci sta con la testa.

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Chi rompe non paga, noi sì

Apprendo che il consiglio dei ministri ha sbloccato i fondi necessari alla bonifica delle aree di Taranto più contaminate a causa della presenza dell’Ilva. Una buona notizia, secondo qualcuno. E tuttavia, a parte che i fondi non saranno sufficienti per riparare i danni già fatti, non mi sembra si siano presi i provvedimenti necessari per evitare quelli futuri. Quali soluzioni sono state pensate per Taranto, al di là di una serie di bonifiche periodiche? Qual è la risposta del governo al finto dilemma tra il bisogno di lavoro e la “necessità” di inquinare? Un dilemma finto, ripeto, perché l’azienda dovrebbe semplicemente rispettare la legge italiana in fatto di emissioni, mentre lo Stato tale legge avrebbe il dovere di far rispettare. Certo, bisogna vedere che cosa dirà la magistratura, ma intanto perché paga lo Stato? O devo credere che, dopo aver sbloccato fondi pubblici a causa dell’urgenza determinata dalla situazione, lo Stato si saprà rivalere sull’Ilva? I padroni inquinano, i padroni guadagnano, ma i danni li paghiamo noi.

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A cena con il segretario


«Bambini ben accetti!»
, si scherza sul sito del circolo Arci espace populaire di Aosta, che sabato 4 agosto alle 19.30 ospiterà a cena il segretario nazionale di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. Ma se nessuno crede più che i comunisti mangino i bambini, è quantomai viva la diffidenza nei confronti di chi si ostina a proporre una visione diversa dell’economia, della società e della vita, non omologata agli schemi egoisti del liberismo, del tiro a segno sui diritti, dei toni pacati – ma non per questo rassicuranti – alla mariomonti. Un mondo in cui un’alleanza elettorale tra un partito liberista (il Pd) e Nichi Vendola viene presentata dai giornali come la rinascita del PCI, quasi a sottolineare il pericolo («rosso», come ama definirlo Berlusconi) di una minima devianza rispetto a quell’ordine costituito che ha decretato la fine del conflitto sociale, perché chi è “sotto” deve sopportare, nel nome della crisi, o anche perché «padroni e operai sono sulla stessa barca».

Niente di più falso, come dimostrano le cronache quotidiane dal mondo del lavoro (un diritto costituzionale, mi avevano insegnato), l’attacco alle garanzie maturate in decenni di lotta operaia e civile, i fatti recenti di Taranto, dove i lavoratori dell’Ilva temono di perdere il posto perché, se mai dovesse rispettare i limiti per le emissioni inquinanti imposti dalla legge italiana, il padrone potrebbe non trovare conveniente continuare la produzione, dove si immaginano bonifiche da attuare coi soldi dello Stato, anziché a spese di chi ha avvelenato una città, dove non si capisce perché il padreterno di turno non può essere obbligato al rispetto della legge.

Davanti alla sfrontatezza di un pensiero unico fallimentare, imposto con determinazione da Bruxelles, come da Washington o Berlino, e dipinto dai media come l’unico possibile, è necessario trovare un’altra via. Di questo e altro, dopocena, parlerà Ferrero, presentando il suo libro «Pigs – La crisi spiegata a tutti» (edizioni DeriveApprodi, euro 12), «una voce fuori dal coro assordante di chi ossessivamente ci ripete che la crisi è dovuta al fatto che lavoratori, pensionati, piccoli commercianti, precari, in questi anni hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità e che l’ unico rimedio sono ancora una volta i tagli alle loro condizioni di vita e di lavoro. O la disoccupazione», secondo le parole di Francesco Lucat, segretario regionale di Rifondazione.

Un duplice appuntamento (alle 19.30 la cena, verso le 20.45 la presentazione) per cercare di confrontarsi su vie “altre” e possibili, partendo dal presupposto che, come sempre, il problema di fondo è il sistema economico dominante, nel vero senso della parola. Perché di fatto abbiamo trasferito ai mercati i compiti e le funzioni proprie un tempo dei Parlamenti, rivestendo gli amministratori delegati delle prerogative dei rappresentanti popolari.

Espace Populaire
Via J-C Mochet, 7 – Aosta
Tel. 0165 – 45233
Sabato 4 agosto: Ore 19.30 «Cena in rosso» – ore 20.45 presentazione del libro Pigs, presente l’autore, Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista – a seguire, Indaco Unplugged Live

>>> L’ingresso è gratuito con tessera Arci, Arci Gay, Legambiente o UISP. Il costo di una tessera è di appena 10 euro. Meno di un euro al mese.

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