Chi rompe non paga, noi sì

Apprendo che il consiglio dei ministri ha sbloccato i fondi necessari alla bonifica delle aree di Taranto più contaminate a causa della presenza dell’Ilva. Una buona notizia, secondo qualcuno. E tuttavia, a parte che i fondi non saranno sufficienti per riparare i danni già fatti, non mi sembra si siano presi i provvedimenti necessari per evitare quelli futuri. Quali soluzioni sono state pensate per Taranto, al di là di una serie di bonifiche periodiche? Qual è la risposta del governo al finto dilemma tra il bisogno di lavoro e la “necessità” di inquinare? Un dilemma finto, ripeto, perché l’azienda dovrebbe semplicemente rispettare la legge italiana in fatto di emissioni, mentre lo Stato tale legge avrebbe il dovere di far rispettare. Certo, bisogna vedere che cosa dirà la magistratura, ma intanto perché paga lo Stato? O devo credere che, dopo aver sbloccato fondi pubblici a causa dell’urgenza determinata dalla situazione, lo Stato si saprà rivalere sull’Ilva? I padroni inquinano, i padroni guadagnano, ma i danni li paghiamo noi.

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