Torino, conferenza “Incompatibili con la guerra e il neoliberismo”, organizzata da Sinistra Critica. Sono curioso di guardare in faccia Franco Turigliatto, l’astensionista del voto al senato e perciò (a seconda dei gusti) l’eroe, il rinnegato, l’anima bella del parlamento italiano. Volevo sentire come avrebbe spiegato la sua scelta e quali sono, secondo lui, le prospettive future.
Molte polemiche hanno seguito il voto sulla politica estera del governo Prodi. Tanti, tantissimi, anche a sinistra, non hanno compreso la scelta dei due senatori che, con la loro astensione, hanno rischiato di riaprire a Berlusconi le porte di Palazzo Chigi.
Sui giornali ho letto le lettere indignate di tante e tanti cittadini, compresi i compagni e le compagne di Rossi e Turigliatto, che in generale condividono la scelta morale, ma condannano la mancanza di realismo da parte dei due “ribelli”.
La domanda che pongono è pertinente: a chi ha giovato la mini crisi di governo? E si rispondono: a quelle forze centriste che non aspettavano altro per mettere a tacere le istanze più progressiste interne alla maggioranza (e al suo programma di governo, aggiungerei). Ed ecco i 12 punti di Prodi.
Propongo una cronaca-riassunto della serata, che ha visto interventi, fra gli altri, di Franco Turigliatto, Gianni Alasia, Olol Jackson (comitato No Dal Molin), Giorgio Cremaschi e Marco Revelli, più un esponente del movimento No Tav, Emanuele (?), di cui mi sono perso il cognome e Marco Congiu, in rappresentanza degli operai dell’Iveco.
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