Otto marzo

Un pensiero a tutte le donne, un augurio di pronta emancipazione e qualche iniziativa.

COME il boicottaggio dei prodotti Dolce & Gabbana, la cui nuova pubblicità mostra l’immagine di un uomo che blocca in terra una donna mentre altri maschietti come lui assistono impassibili: un modo simpatico di incitare allo stupro di gruppo, un suggerimento per un otto marzo innovativo. Gli stilisti si sono giustificati spacciando per opera d’arte (e perciò ingiudicabile) la foto incriminata. Ma forse oggi cercheranno di farsi perdonare, porgendo alle signore un ramoscello di mimosa.

 

COME il Corteo funebre dell’ovulo non fecondato, che si terrà a Milano, ore 18, con partenza da Corso Italia, 19 (sede centrale dell’Asl), per protestare contro il regolamento funerario recentemente approvato dalla Regione Lombardia, grazie al quale gli operatori sanitari sono obbligati, a spese della donna o del cittadino, a disporre la sepoltura dell’embrione abortito.

COME l’iniziativa delle “gatte vicentine”, le donne del presidio No Dal Molin che si danno appuntamento per le 17 in consiglio comunale a Vicenza, dove la madre terra e le sue sorelle consegneranno il frutto della svendita della loro città alla giunta municipale; alle 18.30 le “gatte” partiranno per un corteo che si snoderà per il centro della città, liberamente interrotto da monologhi, suoni di guerra, azioni teatrali. Alle 21, cena su prenotazione presso il presidio, a seguire un intervento creativo di Patrizia Laquidara.

 

 E per chi fosse interessat*, un po’ di storia delle conquiste femminili in Italia, raccolta qui sotto in pochi, semplici punti:

·        A partire dal 1874 le donne possono iscriversi ai licei e all’università;

·        1902: prima legge a tutela delle lavoratrici: viene introdotto un orario giornaliero massimo di 12 ore;

·        Prima guerra mondiale (1915-1918): le donne cominciano a diventare prtagoniste della propria vita. Vengono chiamate a occupare i posti lasciati vuoti dagli uomini partiti per il fronte; le donne sperimentano l’indipendenza economica e l’autonomia personale. Finita la guerra, saranno invitate a tornare a casa per lasciare spazio ai reduci, ma l’esperienza fatta le porterà a lottare per l’emancipazione;

·        1919: una legge abolisce l’autorizzazione maritale, prima necessaria per qualsiasi atto pubblico e apre le professioni e gli uffici pubblici alle donne;

·        Durante il fascismo (1922-1945) le donne sono considerate soltanto come mogli e come madri. Mussolini ha bisogno di tanti bei frugoletti per le imprese guerresche dell’Impero. Durante il periodo fascista, le donne non possono insegnare nelle scuole superiori, mentre le bambine pagano tasse più alte dei maschi per frequentare le scuole medie. Nel 1927 i salari femminili vengono dimezzati per decreto;

·        Seconda guerra mondiale (1939-1945): le donne tornano a occupare i posti lasciati vuoti dagli uomini al fronte;

·        1946; referendum su repubblica o monarchia: le donne italiane votano per la prima volta;

·        1° gennaio 1948: la Costituzione riconosce l’uguaglianza della donna rispetto all’uomo (art. 3), di tutti i lavoratori (femmine e maschi: art. 37) e della moglie rispetto al marito (art. 29). Solo nel 1975, però, la riforma del diritto di famiglia renderà effettivo l’ultimo punto;

·        1963: è approvata la legge che ammette le donne ai concorsi per entrare in magistratura; si vota una legge che impedisce il licenziamento causa matrimonio;

·        1965: compaiono i primi giudici donna;

·        1970: è approvata la legge sul divorzio, confermata nel 1974 da un referendum;

·        1975: è riformato il diritto di famiglia: sono cancellate le disposizioni che assegnavano un ruolo dominante al marito nella gestione famigliare e nell’educazione dei figli. Vengono istituiti i consultori famigliari;

·        1978: è approvata la legge sull’aborto, confermata nel 1981 da un referendum;

·        1981: abolizione del delitto d’onore, che rendeva meno grave il reato di chi aveva ucciso la propria moglie, se questa era adultera.

 

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3 risposte a Otto marzo

  1. sisinax scrive:

    Ciao, non conoscevo la legge del 1963 che impedisce il licenziamento causa matrimonio.
    Mi viene da pensare che in quasi 50 anni le cose non è che siano cambiate tanto… Mi riferisco ai vari casi di mobbing in caso di maternità o alle dimissioni preventive richieste da vari datori di lavoro al momento dell’assunzione; solo un piccolo espediente per ovviare a “scocciature” tipo maternità, richiesta di giorni di permesso per malattia figli ecc.
    E poi mi chiedo: perchè nei colloqui di lavoro agli uomini non vengono fatte domande personali tipo: sei fidanzata? da quanto tempo? Hai intenzione di sposarti e mettere al mondo dei piccoli contrattempi che potrebbero pregiudicare la tua efficenza lavorativa?
    Ciao e scusate lo sfogo

  2. JEAN scrive:

    LA STRADA FATTA è TANTA E TANTA ANCORA è DA FARNE …MA NON SOLO DOBBIAMO AVERE SEMPRE ALTA LA GUARDIA PERCHE’ C’E’ LA TENDENZA A FARCI TORNARE IN DIETRO A TOGLIERCI QUELLO CHE CON SFORZO E SACRIFICI SUL CAMPO ABBIAMO RAGGIUNTO…….

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