Voglia di censura?

 Voglia di censura?
 
 
L’articolo 21 della nostra Costituzione garantisce la libera espressione del pensiero. Naturalmente ci sono limiti dettati dalla legge però, grosso modo, in Italia (e nel resto del mondo occidentale) la libertà d’espressione è considerata un valore fondamentale. Non sempre, tuttavia, considerare significa attuare. Recentemente, ad esempio, la morte di Enzo Biagi ha fatto tornare d’attualità il tema della censura televisiva, mentre il decreto sul riordino dell’editoria, con il famigerato paragrafo imbavaglia-blog, ha scatenato la rivolta del web e fatto nascere più di un cattivo pensiero nella testa di molti. Mi propongo di fare un piccolo giro d’Europa (e del mondo) per denunciare casi di censura che “macchiano” il pedigree delle nazioni democratiche, quelle che a volte pensano di esportare i loro valori con le armi. Come tutti i miei propositi, immagino che anche questo si perderà per strada… In ogni caso ci provo, incominciando dalla Spagna.
 
 Processo alla satira?
 
 È di una settimana fa la sentenza del processo contro Guillermo Torres e Manel Fontdevilla, disegnatore e soggettista della rivista El Jueves, autori della vignetta satirica pubblicata in copertina dal periodico spagnolo lo scorso 20 luglio e giudicata ingiuriosa nei confronti della Casa reale. A seguito dell’annuncio del capo del governo, José Luis Rodríguez Zapatero, di destinare una sovvenzione di 2500 euro a famiglia per ogni nuovo nato, i due vignettisti avevano ritratto il principe Felipe e la principessa Letizia a letto, durante l’atto sessuale, al di sotto del titolo “Si vede che arrivano le elezioni, ZP! 2500 euro per bambino”. «Ti rendi conto?», diceva il principe: «se rimani incinta… Sarà la cosa più simile a un lavoro che abbia fatto in vita mia!». La Corte, ritenendo i vignettisti «oggettivamente ingiuriosi», li ha condannati ognuno a una multa di 3000 euro. «Non dovremmo essere qui per una simile sciocchezza», aveva detto Manel Fontdevila ai giornalisti prima di entrare in tribunale. «Sono cose che faremmo di nuovo e che, di fatto, abbiamo già fatto altre volte». Continua a leggere

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Una piccola disavventura e qualche considerazione sul fallimento del primo referendum propositivo in Italia

 Questo articolo è suddiviso in 4 parti:
 
 1 – Il mio arrivo trionfale al seggio;
 2 – Il referendum;
 3 – Oltre le Colonne di Pont-Saint-Martin
 4 – Un poco più in là (Genova per noi)

 
 1 – Il mio arrivo trionfale al seggio.
 
 
Ieri pomeriggio, all’entrata della scuola media Luigi Einaudi, dove si trova il mio seggio, volevo fotografare un cartello da mettere sul blog. Un carabiniere di guardia si è avvicinato, mi ha domandato che cosa stessi facendo. Quindi mi ha chiesto i documenti e ha preso nota dei miei dati. Ha anche scritto su un registro il resoconto dell’accaduto. Soltanto allora mi ha chiesto perché mai stessi fotografando quel cartello bianco con la scritta nera «Ai seggi» e la freccia. Gli ho risposto che mi serviva come illustrazione per un articolo del mio blog. Allora si è rassicurato e mi ha spiegato che, se glielo avessi detto all’inizio, lui non avrebbe avuto nulla da ridire. Soltanto, gli era sembrato strano vedere qualcuno che faceva una foto proprio lì, il giorno del referendum… «Con i tempi che corrono!»
 Appurato che non ero un terrorista, ho potuto salire le scale e sono andato a votare. Quando sono tornato giù per uscire, il carabiniere mi si è avvicinato e mi ha chiesto, con un certo imbarazzo, se per caso il mio fosse un blog di tipo politico e, per così dire, “contestatore”. Politico sì, ho risposto. Eversivo no. Il carabiniere è stato molto gentile e, al suo posto, anch’io avrei trovato strano qualcuno che si fosse messo a fotografare cartelli all’entrata di una scuola sede di seggio. Ma il dialogo mi ha fatto pensare: possibile che “contestare” sia divenuto sinonimo di “sovvertire”? Continua a leggere

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Io almeno ho votato!

 Partecipa anche tu alla petizione on line per introdurre il referendum propositivo in Italia e abolire il quorum!
 
 
Anche se non rappresento in nessun modo i comitati referendari, avevo sperato nel successo dei referendum. Non è andata bene, sarà per la prossima volta.
 A quel 27,6% dei cittadini che è andato a votare esprimo,
di cuore, il mio ringraziamento.
 

 Piccola iniziativa:
 
 Se hai votato e pensi di aver fatto il tuo dovere (e naturalmente se hai un sito o un blog), scarica il "calendario" qui a fianco e usalo come banner: a meno di errori da parte mia, ti basterà copiare e incollare il codice <a href="http://mariobadino.noblogs.org/post/2007/11/19/io-almeno-ho-votato"> <img style="vertical-align: top; border: 0px;"  src="http://mariobadino.noblogs.org/gallery/516/banner_post_referendum.jpg" alt="18 novembre – Io almeno ho votato!" /></a>
 Se non dovesse funzionare, ti prego di comunicarmelo.

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Domani il primo referendum propositivo d’Italia

  Il sabato del villaggioOggi è sabato e c’è il silenzio elettorale, ma penso di poter raccontare lo stesso la giornata di ieri e l’incontro conclusivo della campagna referendaria in piazza Chanoux, ad Aosta. Incomincio col dire che faceva un freddo cane e c’era da congelare a star fermi ad ascoltare i comizi, così ho girovagato qua e là, armato di macchina fotografica. Incontro conclusivo e, occorre aggiungere, castagnata gratuita per tutti i presenti. Per chi non conosce Aosta, specificherò che nella vita pubblica locale i momenti veramente partecipati sono pochi, pochissimi quelli legati a ragioni eminentemente politiche o civili. Questa di cui parlo è una piacevole novità. Alcuni proiettori dipingono scritte sui palazzi che circondano la piazza. “18 novembre”, recita la prima diapositiva. La seconda invita a votare “” ed è ripetuta in patois e in francese. Ma quelle veramente significative sono la terza e la quinta: “Niente paura”, dice l’una; “Penso dunque voto”, incalza l’altra. Già, perché la campagna referendaria è stata caratterizzata dall’invito, da parte dei partiti di governo (Union valdôtaine, Stella alpina e Fédération autonomiste), a boicottare le urne, a non andare a votare, come ricorda dal palco Léonard Tamone dell’Arcobaleno, che parla, indignato, di messaggi di questo tenore diffusi via sms, in aggiunta ai manifesti, ai volantini, agli spazi radiofonici a pagamento e ai comizi.
 Nelle ultime settimane, da queste parti ci siamo arrovellati non poco per cercare di capire se l’appello a disertare le urne da parte delle istituzioni (da parte, ad esempio, del Presidente della Regione, Luciano Caveri, facente – tra l’altro – funzioni di prefetto) fosse non dico eticamente accettabile, ma più semplicemente legale. Voglio citare, in proposito, alcune parole scritte pochi giorni fa: "Il non voto è una scelta, ma non segreta e quindi non libera, e quindi più vicina al regime che alla democrazia". Questa dichiarazione non viene da un esponente del comitato referendario: sono le parole scritte da un parroco, Don Ugo Busso, in un articolo pubblicato dal Corriere della Valle d’Aosta, il settimanale diocesano. Continua a leggere

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Arabia Saudita: diciannovenne vittima di stupro condannata a sei mesi di carcere

 E in Italia?Una diciannovenne vittima di stupro è stata condannata dalla corte
generale di Qatif a sei mesi di carcere e a duecento frustate.
L’accusa
è di uso strumentale dei mezzi di informazione al fine di influenzare
l’opinione pubblica e la corte.
Nel 2006 la ragazza, il cui nome non è
stato reso noto, era stata aggredita mentre si trovava in macchina con
un amico da un gruppo di sette uomini che l’aveva violentata per
quattordici volte
.
 La sentenza emessa all’inizio dell’estate comminava
per gli assalitori da dieci mesi a cinque anni di detenzione e per la
giovane novanta frustate
per aver infranto le rigide leggi sulla
segregazione sessuale vigenti in Arabia Saudita. Dopo il ricorso in
appello dell’avvocato difensore della ragazza, Abdul Rahman al-Lahem, e
il risalto dato alla vicenda dalla stampa nazionale, i giudici hanno
deciso di inasprire le pene sia ai violentatori che alla violentata,
giungendo alla sentenza definitiva due giorni fa. L’appello è costato
caro anche all’avvocato
: dovrà comparire davanti alla commissione
disciplinare perchè sospettato di aver difeso la vittima.
Per il
momento è stato sospeso, in attesa di giudizio, dall’attività forense.


 Fonte: Peacereporter.

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Quei cartelloni vergognosi

 Perché la politica la voglion fare loroLa prima volta che lo vedo non ci credo. Possono farlo davvero? È legale? Uno si aspetta che un partito al governo da 30 anni (parlo dell’Union Valdôtaine e del governo valdostano) abbia acquisito un po’ di senso delle istituzioni. Ma evidentemente sbaglio, se è vero ciò che ho davanti agli occhi. In un cartellone (che subito fotografo) siamo invitati a disertare l’appuntamento del 18 novembre, il primo referendum propositivo d’Italia. Così: né più né meno… Come se andare a votare non fosse un dovere civico o come se il nuovo strumento non avesse un’importanza intrinseca, che va oltre il testo dei singoli quesiti referendari. Nessuno obbliga nessuno a votare sì, ci mancherebbe, ma andare contro un istituto come questo, in un momento in cui i cittadini cercano in tutti i modi lo spazio per esercitare un po’ di democrazia diretta, è onestamente offensivo. “Pas de sens, pas de vote”: nessun senso, niente voto. Come se i cittadini non avessero la capacità di discernere se un referendum sia importante o meno, come se gli elettori avessero bisogno del permesso di qualcuno per andare a votare. O della balia.
 Senza contare che i signori che c’invitano a disertare le urne non han tenuto conto di un problema. Dal momento che la consultazione delle liste elettorali è pubblica, l’invito all’astensione rischia di suscitare la tentazione di controllare il voto: se chi è contrario al referendum invece di votare no se ne rimane a casa, infatti, qualche simpaticone potrebbe contare quelli che hanno affluito alle urne e metterli sul suo libro nero… Possibile che i garanti delle nostre istituzioni regionali non vi abbiano pensato? O non sarà piuttosto per questo che boicottano l’appuntamento referendario?
 Comunque la si metta, mi sa di presa in giro… Ospito le considerazioni di Francesco Cordone, un Amico di Comboé, che, dopo aver visto i cartelloni incriminati, è rimasto anche peggio di me e ha iniziato a consultare testi giuridici nel tentativo di rispondere a questa domanda: ma è legale invitare al non voto?
 
 Oggi ho visto in piazza della Repubblica, negli spazi riservati alla campagna referendaria, i primi manifesti dell’alleanza Union, Fédération e Stella alpina che invitavano all’astensione. La cosa mi è parsa così grottesca, antidemocratica e illegittima che subito, sdegnato, mi sono rivolto a persone certamente più competenti per avere lumi sulla questione. Ebbene, chi per un verso chi per l’altro, hanno cercato di condurmi a più miti consigli e ad abbandonare le mie bellicose idee. Ora, sbollita l’ira iniziale, voglio però proporre queste mie brevi riflessioni, frutto di alcune letture notturne di questi ultimi giorni. Continua a leggere

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Reciclando sueños – Incontro con Marcelo Loto, presidente della cooperativa di cartoneros di Buenos Aires

 Piccolo spazio pubblicità. Sabato 10 novembre all’espace populaire di Aosta si terrà un incontro con Marcelo Loto, presidente della cooperativa di cartoneros di Buenos Aires. Titolo della serata, Reciclando Sueños. Il programma prevede alle 20 la cena argentina a cura di Nora, alle 21.30 l’incontro vero e proprio. L’attività di raccolta informale dei rifiuti solidi urbani è cresciuta considerevolmente negli ultimi anni in Argentina, a seguito dell’aggravarsi della situazione politica e socio-economica che è sfociato nel crollo dell’economia del 2001. La raccolta differenziata è portata avanti da persone estremamente povere, ma anche da soggetti impoveriti dalla crisi economica (ad es: ex operai), che vengono chiamati “cartoneros” e rovistano nella spazzatura e nelle grandi discariche per rivendere alle industrie locali la carta, la plastica l’alluminio e il vetro. Continua a leggere

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