Domani il primo referendum propositivo d’Italia

  Il sabato del villaggioOggi è sabato e c’è il silenzio elettorale, ma penso di poter raccontare lo stesso la giornata di ieri e l’incontro conclusivo della campagna referendaria in piazza Chanoux, ad Aosta. Incomincio col dire che faceva un freddo cane e c’era da congelare a star fermi ad ascoltare i comizi, così ho girovagato qua e là, armato di macchina fotografica. Incontro conclusivo e, occorre aggiungere, castagnata gratuita per tutti i presenti. Per chi non conosce Aosta, specificherò che nella vita pubblica locale i momenti veramente partecipati sono pochi, pochissimi quelli legati a ragioni eminentemente politiche o civili. Questa di cui parlo è una piacevole novità. Alcuni proiettori dipingono scritte sui palazzi che circondano la piazza. “18 novembre”, recita la prima diapositiva. La seconda invita a votare “” ed è ripetuta in patois e in francese. Ma quelle veramente significative sono la terza e la quinta: “Niente paura”, dice l’una; “Penso dunque voto”, incalza l’altra. Già, perché la campagna referendaria è stata caratterizzata dall’invito, da parte dei partiti di governo (Union valdôtaine, Stella alpina e Fédération autonomiste), a boicottare le urne, a non andare a votare, come ricorda dal palco Léonard Tamone dell’Arcobaleno, che parla, indignato, di messaggi di questo tenore diffusi via sms, in aggiunta ai manifesti, ai volantini, agli spazi radiofonici a pagamento e ai comizi.
 Nelle ultime settimane, da queste parti ci siamo arrovellati non poco per cercare di capire se l’appello a disertare le urne da parte delle istituzioni (da parte, ad esempio, del Presidente della Regione, Luciano Caveri, facente – tra l’altro – funzioni di prefetto) fosse non dico eticamente accettabile, ma più semplicemente legale. Voglio citare, in proposito, alcune parole scritte pochi giorni fa: "Il non voto è una scelta, ma non segreta e quindi non libera, e quindi più vicina al regime che alla democrazia". Questa dichiarazione non viene da un esponente del comitato referendario: sono le parole scritte da un parroco, Don Ugo Busso, in un articolo pubblicato dal Corriere della Valle d’Aosta, il settimanale diocesano.
 Ma per smascherare l’ipocrisia della posizione astensionista, si potrebbe tornare indietro di qualche anno e vedere che cosa dichiarava il Presidente Caveri in occasione del referendum nazionale del 1991 circa la preferenza unica, oggetto di uno dei referendum di domani. «Domenica andrò a votare per il referendum sulle preferenze della Camera e voterò “sì”», dichiarava l’allora deputato, perché «il problema delle preferenze in Italia ha assunto, specie nel Sud, aspetti preoccupanti che trasformano la preferenza in occasione di broglio elettorale e di “cordate” fra candidati che assomigliano al gioco del lotto. […] C’era tutto il tempo in Parlamento per giungere alle necessarie modifiche per evitare il ricorso alle urne e non mi pare che questo sia stato fatto da chi invita la gente ad andare al mare al posto di votare» (“Filo diretto con l’on. Luciano Caveri”, La Vallée notizie dell’ 8 giugno 1991). Oggi, però, il Presidente Caveri presenta il non voto come una scelta legittima, affermando che i quesiti proposti non hanno senso (“Pas de sens, pas de vote, niente senso, niente voto, è lo slogan degli “astensionisti”).
 Per la mia sensibilità, questo tentativo di far fallire il referendum di domani è indice della scarsa considerazione in cui la popolazione è tenuta dal potere nell’Italia di oggi: i cittadini sono ritenuti incapaci di prendere decisioni (o, forse, semplicemente sono considerati troppo pericolosi) e tutte le scelte importanti vengono demandate ai professionisti della politica, un po’ per arroganza e un po’ per interesse. Uno strumento come il referendum propositivo va contro tutto questo (a proposito: firma la petizione on line per estenderlo a tutta Italia, senza quorum, e, già che ci siamo, per eliminare il quorum anche dal referendum abrogativo!) e potrebbe andare incontro alle istanze dei cittadini in lotta per la difesa del proprio territorio, come pure di chi reclama più partecipazione popolare alla vita politica del Paese e sogna Palazzi più puliti. Per questo nelle settimane scorse non mi sono addentrato nell’analisi delle singole proposte referendarie: quello che mi preme è difendere un mezzo che il potere ci ha gentilmente concesso, ma che potrebbe anche riprendersi.
 Grande attenzione alla votazione di domani viene dalla provincia autonoma di Bolzano (anch’essa dotata dello strumento propositivo), dal Canavese, dal cantone svizzero confinante, dove un giornale ha titolato Una votazione storica per la Valle d’Aosta. Sembra si sia rivelato impossibile, invece, avere un po’ d’attenzione da parte dei media nazionali. Peccato: tutta l’Italia dovrebbe conoscere (e pretendere) la nuova opportunità. Ringrazio chi ha rotto il silenzio e, in particolare, Beppe Grillo, espace populaire, oscuroscrutare, Piero Ricca, Radio radicale, Vera Informazione. Non me ne vogliano quei media, siti e blog che sicuramente ho saltato.
 Buona domenica e buon referendum!
 


 Articoli correlati: Quei cartelloni vergognosi; Il primo referendum propositivo in Italia (qualcuno comincia a parlarne); Appello dell’espace populaire; Il primo referendum propositivo in Italia (e nessuno ne parla).
 Sulla politica valdostana leggi Curzio Maltese su Repubblica.
 Per introdurre il referendum propositivo in Italia e abrogare il quorum in quello abrogativo, firma la petizione on line.
 
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