Mentre l’uccisione di una ragazza tredicenne da parte del nostro contingente militare in Afghanistan (perché dico «nostro», poi? mica ce l’ho mandato io) contribuisce a chiarire, a chi non ha paura d’intendere, il senso della missione italiana «di pace» (che non è ammazzare i civili, ci mancherebbe, ma è supportare in ogni modo la guerra americana, senza badare ai cosiddetti «effetti collaterali»), l’ineffabile Ignazio La Russa, che di mestiere fa il ministro della Difesa, pensa a privatizzare il proprio ministero. È quanto si può leggere sul manifesto di oggi (5 maggio), nell’articolo di Stefano Milani, che prospetta la nascita di «un ministero sempre meno pubblico e sempre più spa». Una società per azioni, insomma, «con tanto di manager», per quanto di nomina pubblica. La società dovrebbe chiamarsi «Difesa servizi spa» e dovrebbe poter gestire in piena autonomia «l’industria delle armi e dei servizi destinati all’esercito». A essa dovrebbero essere affidati quasi tutti gli appalti e la nuova società avrebbe il diritto di mettere in vendita caserme e depositi. Il ddl che propone la riforma (perché si tratta di un disegno di legge presentato al Senato, il n. 1373, mica di un ghiribizzo espresso ad alta voce) potrebbe, secondo il giornalista, essere convertito in legge prima dell’estate. Continua a leggere
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