Il sesso non è bello se ci vuole l’ombrello [dal blog Femminismo a Sud]

 
 Ancora un articolo dal blog Femminismo a Sud.
 Il clima di allegro maschilismo che pervade l’Italia, col presidente del consiglio più sessista degli ultimi 150 anni a far scuola, m’induce a riflettere sui sessi e sul sesso, sulle differenze di genere e, più semplicemente, su quelle di approccio alla vita, alle cose, fra uomini e donne.
 Non ho risposte da dare (ci mancherebbe!) e cito, sperando di chiarirmi un po’ le idee e di fornire materiale utile alla riflessione.
 Certo, la mercificazione cui siamo sottopost*, noi e i nostri corpi, riguarda tutt*, uomini e donne, e forse è anche l’«aria del tempo» a suscitare così tanti egoismi. Ma la cronaca nera ci spiega con abbondanza di particolari macabri la differenza non così sottile tra gli egoismi di (alcune) donne e gli egoismi di (alcuni) uomini.
 Soprattutto, sto cercando di capire come l’educazione che riceviamo (in famiglia, per strada, a scuola, in tivù) agisca come veicolo di legittimazione delle differenze oggi esistenti tra i «diritti degli uni» e «quelli delle altre».
 Come genitore e come insegnante, la cosa m’interessa molto.
 
 Il sesso non è bello se ci vuole l’ombrello
 da Femminismo a Sud
 

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Un governo radioattivo

 
 Pochissimo tempo per scrivere.
 
Le navi affondate in mare per disfarsi dei rifiuti radioattivi non sono colpa di Silvio Berlusconi (credo).
 
Le scorie nucleari nelle cave non sono colpa di Silvio Berlusconi (presumo).
 
Ma chi non ha risolto il problema delle scorie vecchie e vuole fare le centrali nuove è COLPEVOLE.
 
Chi vuole fare le centrali atomiche, così preparandosi a dare in pasto alle mafie tonnellate e tonnellate di rifiuti pericolosi, causa di morte per tumore per migliaia di persone nel tempo, è COLPEVOLE.
 
In questo momento l’Italia non è un Paese serio. Chi non vuol vedere i rifiuti tossici di cui sono disseminate le campagne di questa biùtiful cauntri, regno dei prodotti biologici, non può seriamente pensare di guidare il Paese. Perché poi ritira fuori sciagure come il nucleare.
 
Le mafie proliferano sotto il governo del miglior premier degli ultimi 150 anni.
 
Niente querele, non ho dato la colpa a Berlusconi.
 
Ci sono anche i bravi padani, nel mucchio, quelli che non hanno niente a spartire con la mafia, ma tolgono le targhe dedicate a Peppino Impastato, morto di mafia, perché era un terrone.
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O Presidente nostro sconsigliato

 O Presidente nostro sconsigliato,
 la sua pretesa d’essere il migliore
 in centocinquant’anni di governo
 di quest’Italia così disgraziata
 – lo dico con licenza – è una cazzata;
 meriterebbe il voto sul quaderno
 se l’impiegata sua, senza pudore,
 la scuola non avesse liquidato. Continua a leggere

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CasaPound: appello contro l’apertura di una sezione valdostana

  Aosta, piazza della Repubblica

 
Pubblico volentieri l’appello sottoscritto da numerose
associazioni, partiti e personalità della società civile valdostana contro l’apertura di una sede di
CasaPound in Valle d’Aosta
. CasaPound è un’associazione che si richiama a
Mussolini e al fascismo (non esplicitamente: non potrebbe esistere legalmente,
né tanto meno raccogliere i soldi del 5 per 1000); che cosa significhi
fascismo dovrebbe essere ormai chiaro per tutt*, ma come insegnante di lettere
so benissimo che peso ha in Italia lo studio della storia. Io ho provato a dire
qualche parola in proposito QUI. Continua a leggere

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Assemblea generale all’espace populaire

 
 L’espace populaire di Aosta è un circolo Arci. Per entrare occorre dunque la tessera. Una tessera costa 12 euro e vale fino al 31 dicembre; in pratica, un caffè al mese.
 Io faccio parte dell’espace. Per me che lo frequento, si tratta di un luogo nel quale è possibile ritrovarsi senza essere un semplice cliente, dove è possibile organizzare iniziative e fruire di quelle già in programma. Concerti, conferenze, proiezioni: l’espace populaire, soprattutto, è e vuole essere uno spazio comune.
 Difficoltà ce ne sono, e parecchie. Economiche e d’altro tipo perché, sarà la crisi economica, sarà quella della sinistra, è sempre più difficile convincere la gente a far parte di un progetto, o anche solo a uscire di casa la sera. Continua a leggere

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La battaglia dei 5 minuti

 Manifestiamo!

 Ciò che siamo chiamati a fare, sempre più, è resistere al
regime
.
 
 È una battaglia di civiltà,
innanzitutto, che si combatte ogni giorno sul piano culturale e civico.
 
 Naturalmente è necessaria la
critica
. Come insegnante, non mi sono mai permesso di dire: «Votate per questo
partito», o: «Non votate per quest’altro», ma non ho mai rifiutato i temi
“caldi”.
 
 La critica si esprime sul posto di
lavoro (è più facile quando si ha un lavoro sicuro) e, in ogni caso, deve far
parte del quotidiano.
 
 Insieme alla critica, però, ci
vuole la proposta. Invito a fare esperienza e tesoro delle lotte dei movimenti,
che vivificano i territori; a partecipare a comitati, associazioni, presidi
permanenti; a vivere responsabilmente la propria cittadinanza attiva.
 
 A informarsi davvero, per cominciare, scansando la comodità di un Tg Com che viene a trovarti mentre stai
guardando un film in tivù, o delle notizie via sms sul cellulare. Continua a leggere

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Scuola: la rivolta solidale

 

 Pubblico l’appello di Francesco Pardi, membro della Commissione Affari Costituzionali del Senato, rivolto a tutti i docenti, per una «rivolta solidale» (dal manifesto del 5 settembre).
 L’appello è a difendere la scuola pubblica italiana dalla rovina e, allo stesso tempo, il lavoro di decine di migliaia di insegnanti precari. Ma l’appello è anche a
«riscoprire la solidarietà» per «coloro che si trovano
senza lavoro e senza stipendio, sotto ricatto e privi di sicurezza», quelli per cui «lottare è
più che mai difficile». «E chi è più indicato a difenderli se non i loro colleghi
più garantiti?».
 Riflessione che mi tocca in prima persona, in quanto insegnante indegnamente privilegiato per il solo fatto di abitare in una regione, la Valle d’Aosta, dove è ancora possibile essere assunti in ruolo.
 Cerco il modo di manifestare questa «solidarietà», magari nella mia scuola.

  

 
Appello a tutti i docenti
 
«Cari colleghi, è l’ora della rivolta solidale»
 di Francesco Pardi*
 
 Cari colleghi
della scuola e dell’università,

 
 il nuovo anno scolastico si apre all’insegna di una prospettiva
drammatica: la rovina della scuola pubblica. Le scelte di Tremonti hanno
sprecato soldi per i fini più assurdi, come la tassa invisibile che ogni
cittadino pagherà per l’inutile operazione Alitalia, ma hanno impoverito di
colpo in una misura finora sconosciuta l’istruzione e la ricerca. E la ministra
Gelmini, priva di qualsiasi competenza in materia, ma saldamente ostile alla
scuola pubblica, detta le regole per il nuovo sistema di riconoscimento del
merito. Materia che conosce bene al contrario, avendo preferito migrare a
Reggio Calabria per sostenere l’esame di stato. Continua a leggere

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