La battaglia dei 5 minuti

 Manifestiamo!

 Ciò che siamo chiamati a fare, sempre più, è resistere al
regime
.
 
 È una battaglia di civiltà,
innanzitutto, che si combatte ogni giorno sul piano culturale e civico.
 
 Naturalmente è necessaria la
critica
. Come insegnante, non mi sono mai permesso di dire: «Votate per questo
partito», o: «Non votate per quest’altro», ma non ho mai rifiutato i temi
“caldi”.
 
 La critica si esprime sul posto di
lavoro (è più facile quando si ha un lavoro sicuro) e, in ogni caso, deve far
parte del quotidiano.
 
 Insieme alla critica, però, ci
vuole la proposta. Invito a fare esperienza e tesoro delle lotte dei movimenti,
che vivificano i territori; a partecipare a comitati, associazioni, presidi
permanenti; a vivere responsabilmente la propria cittadinanza attiva.
 
 A informarsi davvero, per cominciare, scansando la comodità di un Tg Com che viene a trovarti mentre stai
guardando un film in tivù, o delle notizie via sms sul cellulare.
 
 Le notizie vanno cercate, in
quegli spazi di resistenza che sopravvivono in televisione e nei giornali;
dando uno sguardo a cosa si scrive oltre i Patrii Confini; utilizzando internet
con intelligenza, per leggere e anche per diffondere le notizie “scomode”
attraverso le mailing list, i blog e quella strana cosa che è Facebook (non mi
piace, lo confesso, ma è meglio utilizzarla).
 
 La resistenza, dicevamo,
dev’essere un fatto quotidiano. Trasformiamoci in megafono critico del potere,
ma anche in animatori della vita culturale della comunità in cui viviamo.
Possiamo proiettare i film che non devono essere visti; invitare a parlare
quelle voci che non devono essere sentite; cercare di promuovere fattivamente,
ogni giorno, l’integrazione tra persone di origini diverse, come anticorpo
contro l’aggressione dei virus dell’intolleranza in salsa leghista.
 
 Studiamo la storia, anche; almeno
quella contemporanea.
 
 Pratichiamo la decrescita
economica
come salvagente per la crisi, speranza per il pianeta, antidoto al
consumismo e boicottaggio del capitale.
 
 Passiamo il tempo con i nostri
figli. Non disprezziamo la scuola.
 
 E non facciamo da soli.
Dialoghiamo continuamente con gli altri: famigliari, amici, conoscenti,
compagni di lotta, avversari. Uniamoci in gruppi, associazioni. Mettiamo in
contatto fra loro i movimenti.
 
 Questo è quello che intendo per
«resistenza quotidiana».
 
 Ciò detto, non voglio rinunciare a
nessuna opportunità di lotta. A marzo ci saranno le elezioni regionali; nel
generale disgusto per il clima politico imperante la tentazione
dell’astensionismo è, come al solito, forte.
 
 Ma una croce su un simbolo è cosa
di 5 minuti.

 
 Facciamola. Al limite non sarà
servita a niente.
 
 In fondo, il momento è propizio:
l’apparato mostruoso che ci governa è colpito (ma non ancora travolto) dagli
scandali. Tutto può contribuire ad abbatterlo: rosicchiamo al mostro il
consenso, la base su cui poggia.
 
 È una battaglia minima, che da sola
non basta, ma facciamola: bastano 5 minuti.

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