In Marcia per San Grato

Gazzetta MatinPubblico di seguito il mio articolo uscito sul settimanale Gazzetta Matin in edicola oggi, lunedì 5 ottobre.
 
 In Marcia per San Grato
 


 Un passo dopo l’altro lungo il sentiero, per superare il
gradino glaciale e inoltrarsi nella valle dei Walser. Sono almeno 80 i
partecipanti all’escursione organizzata dagli Amici dei Valloni, insieme alle
sezioni regionali di Legambiente e WWF, per dire no al progetto di
«urbanizzazione» del vallone di San Grato, che il comune di Issime vorrebbe
dotare di strada poderale, acquedotto ed elettricità per servire i 5 alpeggi
esistenti.
 «Si tratta certamente di un progetto che rende più comoda la vita
degli allevatori», concede Michele Musso, uno degli animatori della protesta.
«Ma ha per contraltare un forte impatto ambientale in un vallone preziosissimo
per il suo valore culturale, storico e paesaggistico». È il territorio da cui
provengono i Walser, come dimostrano i nomi e l’architettura degli alpeggi:
quassù un tempo si abitava tutto l’anno e si coltivavano segale e patate.
 «Quando si parla di valorizzazione occorre valutare diverse opportunità»,
prosegue Musso. «Non prendere in considerazione gli elementi di pregio
naturalistici, culturali e storici come strumento economico per il futuro
significa essere miopi». Continua a leggere

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CasaPound: la «battaglia del grano»

 Aosta, veduta.
 Uno potrebbe dire
che i fascisti non riescono a uscire dai cliché, considerando che l’iniziativa di CasaPound di distribuire pacchi di spaghetti come «provocazione contro il carovita», sabato pomeriggio nel centro di Aosta, ricorda per assonanza la «battaglia del grano» combattuta dalla propaganda mussoliniana. In ogni caso, la situazione era paradossale: a un capo della via un gazebo della sinistra valdostana finalmente unita, dove ho firmato la petizione
contro l’apertura della sede regionale di CP; dall’altra parte ragazzi con la maglietta nera e tanti
pacchetti di pasta dall’involucro azzurro. Erano molto cortesi, devo
dire, e infatti la gente prendeva gli spaghetti e proseguiva per la
propria strada come se quell’incontro fosse una cosa normale. Continua a leggere

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Iniziative (contro l)e frane d’egoismo

 
 Copio e incollo da Femminismo a Sud un articolo che parla di egoismo, il "senitmento-ponte" che unisce rastrellamenti d’immigrati e frane messinesi. Fra l’altro, su Giornalismo Partecipativo leggo che «tra il 1892 e il 1924, di molti milioni di emigranti» italiani negli Usa, «risultano 399 Bossi, 128 Salvini, 196 Maroni, 136
Gentilini
». Curioso, no?
 Tra un’oretta proverò a fare un salto a uno dei tanti presidi per la libertà d’informazione che si aprono oggi in tutta Italia. A proposito: curioso che la frana di Messina non abbia spinto la Fnsi a rinviare ancora, sempre «responsablimente», la manifestazione per la stampa libera…
 Domani, invece, ricordo a quell* che stanno dalle mie parti, c’è la passeggiata nel vallone di San Grato, un’occasione di distensione nella natura e contemporaneamente di lotta contro il progetto
di «urbanizzazione» che minaccia uno splendido angolo di montagna, perché, con 11 milioni di pubblico denaro, che si vorrebbe spendere per… servire 5 alpeggi!, si eserciterebbe un forte impatto ambientale su una zona meravigliosa e ricca – fra l’altro – di storia e cultura. Il cemento, ancora una volta, sembra inarrestabile, ma non è ancora detta l’ultima parola…
  

 Frane di egoismo
 da Femminismo a Sud

 
 Io ho veramente un gran problema a immaginare che qualcuno
possa fare il rastrellamento di stranieri porta a porta senza che nessuno dica
niente. Treviso per prima e ora Milano con il suo bus galera che raccoglie
immigrati alla fermata dopo averli braccati e aver chiesto loro i documenti. Continua a leggere

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Dieci, cento, mille piazze per la libera informazione



 Che cosa penso del rinvio della manifestazione nazionale in difesa della libertà d’informazione l’ho già scritto QUI. Davvero non capisco perché i soldati italiani morti in Afghanistan (o le loro famiglie) si sarebbero dovuti sentire disonorati dallo svolgimento di un’iniziativa del genere. La scelta degli organizzatori, devo dire, mi ha un po’ raffreddato nei confronti dell’appuntamento. Finalmente e nonostante tutto ci siamo, comunque, e di lottare per la libertà di dire e scrivere quanto accade oggi in Italia c’è un assoluto bisogno. Per questo pubblico il comunicato stampa che segue, per chi si trovasse dalle mie parti e, non potendo essere a Roma, volesse però in qualche modo partecipare… L’idea è quella di manifestare per i nostri diritti in tutto il Paese.
 

 
Dieci, cento, mille piazze per la libera informazione
 
 La manifestazione indetta
dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, in difesa della libertà di
informazione garantita dall’art. 21 della Costituzione Repubblicana nata dalla
Resistenza antifascista, sta raccogliendo in tutto il paese vastissime adesioni
da parte di forze politiche e culturali di diversa ispirazione, ma unite nella
difesa dei diritti inalienabili della persona, tra i quali il diritto all’informazione riveste un ruolo decisivo per garantire la partecipazione
dei/delle cittadin* alla vita politica e sociale e l’effettivo esercizio della
sovranità popolare. Continua a leggere

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Sulle orme di San Grato: un vallone da salvare

 Parlo di quest’iniziativa perché ci tengo molto.
 Domenica
(4 ottobre),
prenderà il via la terza marcia «Sulle orme di San Grato» (ritrovo alle ore 9 nel piazzale della chiesa di Issime, nella valle di Gressoney, Aosta). Si tratta di una passeggiata facile (2 ore a salire, frequenti le tappe; un’ora e mezza a scendere), per protestare contro il progetto di «urbanizzazione» dell’omonimo vallone, una zona importantissima per le ricchezze naturali, ma anche per il suo valore storico e culturale: quassù vivevano, un tempo, quelle popolazioni Walser, di origine germanica, che in epoche antiche si sono stabilite in Valle d’Aosta, portando la propria cultura e la propria lingua, il töitschu, ancora oggi vivo in varie località.
 Un progetto del comune di Issime, attualmente in corso di valutazione d’impatto ambientale, prevede una serie di lavori volti a ridefinire la «viabilità rurale» (una strada poderale), il «riassetto idrogeologico» (acquedotto e sistemi d’irrigazione), la «produzione e distribuzione di energia elettrica» del vallone, per un costo previsto pari a 10.796.013 euro. Quasi 11 milioni di euro, insomma, per servire i 5 alpeggi
presenti nel vallone (3 dei quali in affitto), modificando così per
sempre le caratteristiche di un luogo ricco di storia e bellezza. Continua a leggere

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Switch off

 
 Da metà
settembre
la Valle d’Aosta (la regione in cui abito), è passata al
digitale terrestre. Se non ne avete sentito parlare è solo perché della
Valle d’Aosta non parla mai nessuno.
 Se non ne ho mai parlato io, invece, è perché non m’importa molto
della televisione, anche se forse un pezzo di "costume" l’avvenimento
l’avrebbe meritato. Siccome alla fine ho comprato il decoder
(non è stata una scelta mia, lo giuro!) e mi sono dovuto sbrigare per
usufruire del contributo regionale (o statale? boh), mi sono ritrovato
in un ipermercato insieme a tanta gente impazzita, che cercava di
capire quale marca o modello comprare. A me che guardavo con occhio
distaccato, sembrava tutto assurdo: è vero, meglio col contributo che
senza, ma l’idea di sbrigarsi per non perdere l’appuntamento della
notte con Bruno Vespa…
 Oggi ho deciso di raccontare il mio switch off (un argomento
tutt’altro che frivolo in un Paese fondato sulla telecrazia) perché
finalmente stasera potrò godermi AnnoZero, il programma che tanto ha
fatto infuriare in questi giorni Berlusconi e i suoi accoliti. Confesso
che sono curioso di sentire che cosa ha da dire Patrizia D’Addario,
presente in studio, ma soprattutto si tratta dell’ennesima occasione di
resistenza: nell’Italia del 2009 guardare un programma di
approfondimento politico "non pastorizzato" è infatti una specie di
scelta di campo. Continua a leggere

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No F35 – Novara, 1° ottobre

 Novara. Manifestazione NO F35
 Quando
muore un italiano a Kabul bisogna piangere e osservare
il consueto minuto di silenzio. Io rispetto la vita dei “nostri” soldati in
Afghanistan, come anche il dolore delle famiglie, e ho davanti agli occhi quel
bambino con il basco rosso in testa che aspetta il padre all’aeroporto. Ma
queste tragedie “casalinghe” non possono cancellare dagli schermi e dai cuori
le altre vittime, quelle che mietono, tutti i giorni, le bombe della coalizione
di cui l’Italia fa parte. Bombe che cadono dal cielo attraverso azioni
ufficialmente mirate, chirurgiche, che si rivelano, nei fatti, inevitabilmente
mortali per le tante «vittime collaterali».
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