18 novembre: l’anniversario della vergogna e le prossime elezioni comunali

 

 Scrivo in
queste ultime ore della giornata, non ho potuto farlo prima, per
ricordare la grande vergogna del 18 novembre 2007, quando il primo
referendum propositivo
della storia d’Italia fu boicottato – e fatto
fallire – dalla campagna pressante dell’Union Valdôtaine, il partito di
governo, che invitava pubblicamente i cittadini a restare a casa, a non
andare a votare (un invito sconcertante da parte di un partito che dopo
30 anni ininterrotti alla guida della regione un po’ di senso delle
istituzioni dovrebbe aver acquisito).
 
 Al di là del contenuto dei quesiti referendari, era la prima volta che
in Italia si votava una proposta di legge popolare con la
consapevolezza che un’eventuale vittoria dei SÌ sarebbe stata
vincolante per il legislatore (regionale, in questo caso), a patto
naturalmente di raggiungere il quorum. Chi aveva tutto da perdere dalla
vittoria dei SÌ, invece di fare campagna per il NO, consigliò ai
cittadini valdostani di restarsene a casa, perché «Pas de sens, pas de
vote» («Niente senso, niente voto»), com’era scritto sui manifesti in
giro per la regione. Continua a leggere

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Saviano: lettera aperta (e appello) a Berlusconi sulla riforma della giustizia

 
 PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO
 


 SIGNOR Presidente del Consiglio,
 
 io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
 
 Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l’unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
 
 Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
 
 ROBERTO SAVIANO
 
 Firma l’appello sul sito di Repubblica

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Pino Maniaci, Daniele Marannano e Massimo Brugnone ad Aosta

 
 
 Martedì 17 novembre alle ore 20,45 nella Biblioteca regionale di Aosta si svolgerà un incontro-dibattito aperto al pubblico sul tema «Comunicare la legalità». L’incontro rientra negli appuntamenti del progetto «Percorso della
Legalità», organizzato dalla Presidenza della Regione e dall’Assessorato
regionale all’Istruzione e cultura, con la collaborazione del Sindacato
Autonomo di Polizia, del Comune di Aosta e della Presidenza del
Consiglio regionale.
 
Il Sindacato Autonomo di Polizia non mi sta molto simpatico: se non sbaglio, ha difeso l’operato delle forze dell’«ordine» al G8 di Genova e poi non voglio parlare di polizia (anche se non bisogna generalizzare), in un momento in cui le suddette «forze» sono utilizzate come bastone cieco nelle mani di un potere ben poco democratico. Anche con le istituzioni non vado sempre d’accordo, ma tant’è (dico sempre «tant’è», ma che vuol dire?).
 
Ciò premesso, non posso non pubblicizzare l’incontro, perché saranno presenti Daniele Marannano, fondatore del movimento Addio Pizzo di Palermo, Massimo Brugnone, referente per la Lombardia del movimento …e adesso Ammazzateci tutti e (per quanto mi riguarda) soprattutto Pino Maniaci, fondatore di Telejato, emittente televisiva privata a conduzione famigliare con sede a Partinico (Palermo), nota principalmente per le sue campagne contro le mafie. Continua a leggere

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Asilo politico

 Pubblico il breve discorso tenuto sabato sera all’espace populaire di Aosta da Ezel, militante politica kurda che ha recentemente ottenuto asilo politico in Italia perché perseguitata dalla polizia turca. Nel corso della serata abbiamo visto alcuni filmati sul popolo kurdo e sulla sua condizione. Uno, in particolare, meriterebbe di essere raccontato. Conto di rivederlo e riportarne il contenuto qui, non appena avrò un attimo di tempo.
 
 Buonasera
a tutti, grazie per essere venuti.
 Io sono Ezel, io sono kurda della Turchia.
 Scusate ma io so poco italiano perché vivo qui solo da maggio.
 Sono in Italia perché ho chiesto asilo politico.
 Io sono scappata dalla Turchia perché sono una militante politica kurda. I kurdi in Turchia non possono parlare la loro lingua, non è rispettata la cultura e le persone che non accettano di essere turche sono perseguitate.
 Io sono stata arrestata la prima volta quando avevo 13 anni. Dopo una manifestazione di protesta sono stata 6 mesi in prigione. Il giudice mi ha condannata a 12 anni di prigione e poi sono stata liberata con la condizionale.
 A 17 anni sono stata sequestrata per 4 ore mentre camminavo per strada.
 Erano uomini in borghese per spaventarmi. Quando sono andata alla polizia per denunciare il mio sequestro mi hanno accusata di essere militante del PKK e sono stata 5 mesi in prigione. Poi il giudice mi ha assolta per mancanza di prove. Continua a leggere

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Una vignetta per l’Aicram…

 
 Lo scorso 18 ottobre si è svolta la terza edizione dell’Aicram, che è finita con la vittoria ex aequo degli ultimi 7 concorrenti rimasti in gara, giunti al traguardo col buio. Chi non ha idea di che cosa sia l’Aicram può guardare QUI. Chi conosce l’iniziativa sa anche che il vincitore (i vincitori, in questo caso), oltre all’obbligo di comprarsi la coppa pena la squalifica è anche tenuto a produrre un breve testo in cui racconta la propria esperienza: vale anche il disegno, come nel caso della vignetta qui sopra (cliccala per ingrandirla), opera di Ronnie Bonomelli, che da buono psicologo si è sorbito i miei discorsi durante gran parte della camminata. Continua a leggere

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Serata Kurda – Appunti da Diyarbakir – La morte di Ceylan Önkol

 Diyarbakir. Centro culturale Dicle Fyrat
 Serata di solidarietà con il popolo kurdo questa sera (sabato 14) al circolo Arci di cui faccio parte, l’espace populaire di Aosta, gemellato con il centro culturale Dicle Fyrat (Tigri ed Eufrate) di Diyarbakir, per festeggiare l’accoglimento della domanda di asilo politico della nostra amica Ezel, una delle tante vittime della repressione turca. Si comincerà con una cena kurda (prenotazioni al numero 0165 45 233), che prevede il sawar (cous-cous kurdo), il guvec (spezzatino di carne con verdure), l’insalata kurda e il sorbesir (dolce al latte). A seguire, sarà proiettato un video sulla situazione del popolo kurdo in Turchia e sarà presentato un progetto promosso dall’Arci in appoggio ai famigliari dei detenuti politici. Per finire, musica kurda.
 Proprio mentre mi accingevo a pubblicizzare
(con estremo ritardo) l’iniziativa sul blog, ho ricevuto un’e-mail da Arnela, che insieme a Luca si trova in Kurdistan, e che ha accolto il mio invito a farsi inviata del blog. La copincollo di seguito, ma invito anche a leggere la prima testimonianza inviatami, che ho pubblicato QUI. Segue un testo sulla morte di Ceylan Önkol, 14 anni, diffuso da Firat news agency, che ho appena tradotto dal francese, e che propongo a mo’ d’esempio della repressione del popolo kurdo in atto in Turchia.
 

 Appartenenza, frustrazione, repressione

 Appunti da Diyarbakir (Kurdistan)di Arnela
 
 Il centro culturale Dicle Fyrat (Tigri ed Eufrate), gemellato con l’Espace, si trova in un edificio del centro storico ed è molto frequentato dai giovani, soprattutto durante l’estate. Nei fine settimana sono
proposti molti corsi, dalla fotografia alla musica, alle danze popolari kurde. Mentre ci stavamo prendendo un çay, nel cortile interno del centro, un gruppo di ragazzi stava provando i propri strumenti…
 Durante il viaggio per Diyarbakir (Amed in kurdo), in una delle stazioni degli autobus si sono avvicinati a noi due ragazzi, studenti, chiedendoci se la nostra destinazione fosse proprio la loro città e alla nostra risposta, intuendo che per noi questo non rappresentava un problema, ci hanno detto, con un sorriso
indimenticabile, di essere kurdi. Continua a leggere

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Appello in difesa dell’università pubblica

 Semplicemente, rilancio.
 
 Appello in difesa dell’università pubblica
 
 Noi, docenti universitari di ruolo attivi in diversi atenei e facoltà, seguiamo con crescente apprensione le vicende dell’università italiana e le scelte assunte in proposito dal governo in carica. Oggi decidiamo di prendere pubblicamente la parola dopo avere letto il ddl di riforma dell’università approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre, un progetto che ci sembra giustificare le più vive preoccupazioni soprattutto per quanto attiene alla governance degli atenei (per il previsto accentramento di potere in capo ai rettori e a consigli di amministrazione non elettivi, fortemente esposti agli interessi privati) e per ciò che concerne la componente più debole della docenza: decine di migliaia di studiosi, giovani e meno giovani, che da molti anni prestano la propria opera gratuitamente o, nel migliore dei casi, in qualità di assegnisti o borsisti, nel quadro di rapporti di collaborazione precari.
 Le novità che il governo prospetta in materia di governance degli atenei ci paiono prive di qualsiasi ambizione culturale e di ogni volontà di risanare effettivamente i problemi dell’università pubblica, e ispirate esclusivamente a una logica autoritaria e privatistica, tesa a una marcata verticalizzazione del processo di formazione delle decisioni a discapito dell’autonomia degli atenei. Riteniamo che l’università debba cambiare, ma occorre a nostro giudizio procedere in tutt’altra direzione, salvaguardando il carattere pubblico dell’università e favorendo la partecipazione democratica di tutte le componenti del sistema universitario. Continua a leggere

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