Scrivo in
queste ultime ore della giornata, non ho potuto farlo prima, per
ricordare la grande vergogna del 18 novembre 2007, quando il primo
referendum propositivo della storia d’Italia fu boicottato – e fatto
fallire – dalla campagna pressante dell’Union Valdôtaine, il partito di
governo, che invitava pubblicamente i cittadini a restare a casa, a non
andare a votare (un invito sconcertante da parte di un partito che dopo
30 anni ininterrotti alla guida della regione un po’ di senso delle
istituzioni dovrebbe aver acquisito).
Al di là del contenuto dei quesiti referendari, era la prima volta che
in Italia si votava una proposta di legge popolare con la
consapevolezza che un’eventuale vittoria dei SÌ sarebbe stata
vincolante per il legislatore (regionale, in questo caso), a patto
naturalmente di raggiungere il quorum. Chi aveva tutto da perdere dalla
vittoria dei SÌ, invece di fare campagna per il NO, consigliò ai
cittadini valdostani di restarsene a casa, perché «Pas de sens, pas de
vote» («Niente senso, niente voto»), com’era scritto sui manifesti in
giro per la regione. Continua a leggere
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