L’inceneritore che rientra dalla finestra

  Gino De Dominicis - Calamita cosmica
 Riassunto delle puntate precedenti e cenno introduttivo alla nuova puntata.
 Dopo le elezioni regionali e le speranze suscitate dalla decisione della nuova giunta di rinunciare alla costruzione di un termovalorizzatore a alle porte d’Aosta per bruciare i rifiuti valdostani (compresi quelli riversati negli anni nella discarica regionale), sembra che l’incenerimento continui a essere l’unica soluzione che l’amministrazione regionale sia disposta a prendere in considerazione per eliminare i rifiuti indifferenziati.
 
Quello che segue è un comunicato stampa di Rifiuti Zero Valle d’Aosta, che mette in guardia la cittadinanza sul riproporsi della soluzione-inceneritore, giusto un po’ mascherata…
 
 Era uscito dalla porta, e ora, più piccolino e un po’ truccato tenta di rientrare dalla finestra. La Giunta regionale ha approvato ieri [il primo dicembre, ndr] una delibera che modifica sostanzialmente la scelta del trattamento finale dei rifiuti per la Valle d’Aosta, nonostante venga presentata in continuità con la delibera precedente. La soluzione verrà infatti ricercata «fra i sistemi innovativi che permettano di trattare il rifiuto valorizzandone la componente energetica attraverso impianti di pirolisi e gassificazione». Verrà quindi probabilmente costruito un piro-gassificatore, in altre parole un TRATTAMENTO A CALDO, ovvero una sorta di INCENERITORE, il quale però più che rilasciare le sostanze inquinanti in atmosfera ne trasferisce l’impatto sulle scorie, dove va a concentrarsi la maggior parte delle sostanze tossiche. Le scorie diventano quindi rifiuti pericolosi e dovranno essere smaltite in discariche per rifiuti speciali con costi molto elevati, altrimenti vi sarebbe il rischio di contaminare le falde acquifere. Continua a leggere

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Mai detto: «Strozzerei Berlusconi»

 pinocchio berlusconi

 Da adolescente
volevo fare un gruppo. Non sapendo suonare, sarei stato il cantante.
 Oggi ho fondato un gruppo. Su Facebook.
 Si chiama – tenetevi forti – Mai detto: «Strozzerei Berlusconi».
 Credo che di fronte a un premier che suggerisce che la mafia non esiste, o lascia intendere che di certe cose non bisogna parlare, sia necessario prendere la parola e dire: non parla nel nome del popolo italiano (e in ogni caso non nel mio!).
 Invito tutte e tutti a iscriversi a un gruppo che, nonostante il titolo (lo preciso per evitare polemiche strumentali)
, NON nasce per strozzare Silvio Berlusconi.
 Di seguito la descrizione del gruppo.
 
 
Mai detto: «Strozzerei Berlusconi»
 
 Sabato 28 novembre 2009, tanto per opporre qualche punto fermo a chi crede che il passato sia modificabile a furia di smentite, il premier italiano Silvio Berlusconi ha dichiarato: «Se trovo chi ha girato nove serie della Piovra e scritto libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo». Non ho idea se la rituale smentita sia già pervenuta alle agenzie di stampa o meno e sicuramente il (poco) Cavaliere sarà stato male interpretato dai microfoni e dalla pellicola, ma ciò non modifica la lettera e il senso dell’affermazione che gli è scappata di bocca.
 Questo gruppo nasce, per reazione, al fine di dimostrare l’assurdità e la pericolosità di un simile discorso. A scopo preventivo, è stato intitolato da subito come una smentita, così da non dover subire querele e minacce di censura da parte di Berlusconi e del suo clan (ops, mi è scappato, ma del resto un clan ce l’aveva pure Celentano). Del resto, io non ho mai detto di voler strozzare Silvio Berlusconi e sfido il premier e i suoi avvocati a dimostrare il contrario. Continua a leggere

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No alla vendita dei beni confiscati

 Pubblico l’appello di Libera contro la messa in vendita dei beni confiscati alle mafie, una trovata che rischia di riconsegnare agli antichi proprietari, magari dietro la copertura di qualche prestanome, quanto recuperato alla legalità. L’attuale maggioranza parlamentare (quella che ha privatizzato l’acqua, tanto per intenderci sul livello d’interesse dimosrato verso la collettività) ha stabilito con un emendamento alla legge finanziaria appena passata al Senato, che i beni immobili non destinati a uso sociale entro un lasso di tempo di appena 3 mesi (6 per i casi più complessi) saranno messi in vendita.
 
 
Si tratta di un passo indietro enorme nella lotta alla criminalità organizzata, contro il quale tutt* le/i cittadin* hanno il dovere morale (e l’interesse, aggiungerei) di esprimere il proprio dissenso.
 
 Firma l’appello: Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra

 Tredici anni fa, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all’unanimità le legge 109/96. Si coronava, così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente.
 
 Oggi quell’impegno rischia di essere tradito. Un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria, infatti, prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. È facile immaginare, grazie alle note capacità delle organizzazioni mafiose di mascherare la loro presenza, chi si farà avanti per comprare ville, case e terreni appartenuti ai boss e che rappresentavano altrettanti simboli del loro potere, costruito con la violenza, il sangue, i soprusi, fino all’intervento dello Stato.
 
 La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni.
 
 Leggi tutto e firma l’appello


 Leggi la rassegna stampa di Libera sull’argomento.

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Sguardi da dietro i vetri

 
 Sul finire dell’estate avevo pubblicato un articolo su un’esperienza molto interessante indicatami da un
«lettore del blog», Federico, studente del corso di laurea in Pianificazione e
politiche per l’ambiente
presso l’Università Iuav di Venezia. Si trattava di un seminario itinerante
organizzato dal professor Virginio Bettini: 15 giorni di strada, a piedi, lungo la via Francigena, riflettendo e discutendo di ecologia del paesaggio, pianificazione urbanistica, valutazione
ambientale
e antropologia.
 Il seminario di quest’anno prevedeva un percorso compreso tra Losanna, in Svizzera, e Gropello Cairoli (Pavia). Quello che segue è il testo di un’e-mail inviatami da Federico, che contiene alcune impressioni e sensazioni di viaggio, legate in particolare al rientro in Italia e, soprattutto, nella Pianura padana.
 Pensieri sui quali fermarsi a riflettere, che pubblico senz’altra introduzione.
 
 Ciao,
 
 

mi ero promesso di scrivere qualcosa a proposito delle due settimane a piedi tra Svizzera e Italia, a proposito di quei giorni che hanno preceduto la mia partenza dall’Italia in direzione di Lisbona.
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Lo scempio [da Miss Kappa]

 Un osservatorio privilegiato sui luoghi terremotati d’Abruzzo è sicuramente il blog Miss Kappa («Ebbene sì, mi scappa spesso. A volte trattengo, ma poi devo farlo. Scriverò, dirò tutto»), di Anna Pacifica Colasacco. Come scrive l’autrice, il blog «non aveva un indirizzo preciso: vagava dai problemi esistenziali, alla politica, alle facezie, alle pinzellacchere»; fino al 6 aprile 2009, data a partire dalla quale «continua a parlare della sua autrice e, quindi, del terremoto de L’Aquila», denunciando le mancanze, i ritardi, gli scempi della ricostruzione. Come nel testo che segue, che ripubblico con il consenso dell’autrice, per mostrare "con precisione fotografica" quali siano la natura e la portata del «miracolo» sbandierato da Berlusconi.
 Le foto dell’articolo sono riprese dal post originale.
 
 Lo scempio
 [dal blog Miss Kappa]
 
 Camarda è un piccolo borgo medioevale, frazione del Comune di L’Aquila, che si trova in una stretta valle alle pendici del Gran Sasso ed alle porte dell’omonimo Parco Nazionale.
 
 È stato distrutto per il 70% dal sisma del 6 aprile. Gli abitanti, 512, avrebbero potuto alloggiare dignitosamente in moduli abitativi provvisori, cioè rimovibili, in attesa di una ricostruzione che non facesse scempio dello splendido paesaggio. Continua a leggere

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5 dicembre: No-B Day

 
 Il prossimo 5 dicembre
sarà – con la manifestazione di Roma e in tutta Italia – il No-B Day.
«B» (era il caso di dirlo?) è Berlusconi, l’uomo che ha appena
privatizzato l’acqua, quello che è sulla buona strada per riportare il
nucleare nel Paese dello scandalo rifiuti, lo statista che qualche anno
fa ha mostrato come biglietto da visita le botte di Genova ed esibisce
ancor oggi un immutato senso dello Stato, inteso come proprietà
personale, sua e al limite di qualche amico, da plasmare a seconda
degli interessi di bottega.
 Del resto parliamo di uno che, come recita la splendida canzone bocca mafiosa (che invito a riascoltare e a cantare nelle piazze il 5 dicembre), è entrato in politica «per scampare alla prigione», fatto che anche il diretto interessato ha più volte
ammesso.
 Liberarsi di lui è l’unica speranza
per un Paese ormai allo sbando, cosa che in tanti abbiamo capito da un
pezzo (eccezion fatta, temo, per le anime belle del Pd, che forse hanno
paura di dover spiegare in che cosa il loro programma politico
differisca da quello del "Popolo" della Libertà).
 Quello che segue è il testo dell’appello
che istituisce il No-B Day. Non sarà una manifestazione di questo tipo
a far cadere Berlusconi ma, in un presente così spaventoso, non
possiamo lasciare nulla d’intentato. Negli ultimi tempi, per di più, Berlusconi è
alle prese con tantissimi grattacapi; creargliene un altro male di
sicuro non fa. Se poi le "opposizioni" si accorgessero che il loro ruolo non dovrebbe essere quello di accarezzare il governo… Continua a leggere

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Restiamo Umani: lunedì 14 dicembre Vittorio Arrigoni ad Aosta

 
 
Lunedì 14 dicembre 2009 alle ore 21.30 presso il circolo Arci espace populaire
di Aosta si terrà un incontro con Vittorio Arrigoni, pacifista
dell’International Solidarity Movement (ISM), unico italiano rimasto a
Gaza durante i bombardamenti dell’operazione israeliana «Piombo fuso»,
tra il dicembre dell’anno scorso e il gennaio di quest’anno.
 Vittorio, insieme ai suoi compagni dell’ISM, era a bordo delle
ambulanze della Mezzaluna Rossa, nella speranza di costituire un
elemento deterrente contro il tiro a segno dell’aviazione israeliana,
che non ha risparmiato neppure i mezzi di soccorso. Diversi medici e
autisti d’ambulanza sono stati uccisi a Gaza mentre erano impegnati a
salvare vite umane, nel corso di un’operazione militare che ha provocato (per
ammissione dello stesso esercito di Israele) più di 1400 vittime,
molte delle quali giovanissime, oltreché civili. Continua a leggere

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