L’inceneritore che rientra dalla finestra

  Gino De Dominicis - Calamita cosmica
 Riassunto delle puntate precedenti e cenno introduttivo alla nuova puntata.
 Dopo le elezioni regionali e le speranze suscitate dalla decisione della nuova giunta di rinunciare alla costruzione di un termovalorizzatore a alle porte d’Aosta per bruciare i rifiuti valdostani (compresi quelli riversati negli anni nella discarica regionale), sembra che l’incenerimento continui a essere l’unica soluzione che l’amministrazione regionale sia disposta a prendere in considerazione per eliminare i rifiuti indifferenziati.
 
Quello che segue è un comunicato stampa di Rifiuti Zero Valle d’Aosta, che mette in guardia la cittadinanza sul riproporsi della soluzione-inceneritore, giusto un po’ mascherata…
 
 Era uscito dalla porta, e ora, più piccolino e un po’ truccato tenta di rientrare dalla finestra. La Giunta regionale ha approvato ieri [il primo dicembre, ndr] una delibera che modifica sostanzialmente la scelta del trattamento finale dei rifiuti per la Valle d’Aosta, nonostante venga presentata in continuità con la delibera precedente. La soluzione verrà infatti ricercata «fra i sistemi innovativi che permettano di trattare il rifiuto valorizzandone la componente energetica attraverso impianti di pirolisi e gassificazione». Verrà quindi probabilmente costruito un piro-gassificatore, in altre parole un TRATTAMENTO A CALDO, ovvero una sorta di INCENERITORE, il quale però più che rilasciare le sostanze inquinanti in atmosfera ne trasferisce l’impatto sulle scorie, dove va a concentrarsi la maggior parte delle sostanze tossiche. Le scorie diventano quindi rifiuti pericolosi e dovranno essere smaltite in discariche per rifiuti speciali con costi molto elevati, altrimenti vi sarebbe il rischio di contaminare le falde acquifere.
 Quest’opzione rappresenta quindi un sostanziale cambiamento rispetto alla delibera precedente che parlava di «tecnologie innovative per la realizzazione di impianti di pretrattamento finalizzati alla produzione di CDR di qualità, da destinare alla valorizzazione energetica». Gli impianti per la produzione di CDR, se si esclude il THOR (ancora sperimentale e malfunzionante), sono i trattamenti meccanico-biologici (TMB), ovvero i TRATTAMENTI A FREDDO, i quali separano la frazione organica dei rifiuti (dalla quale si produce compost, eventualmente producendo biogas) dalla frazione secco-leggera. Da quest’ultima viene poi recuperata ancora tutta una serie di materiali e dal residuo finale si può produrre il CDR-Q, il quale può essere a sua volta avviato a valorizzazione energetica, con bassi profili emissivi di sostanze inquinanti.
 La piro-gassificazione rappresenta invece una marcia indietro su tutti i fronti rispetto alla direzione presa in precedenza: dal punto di vista ambientale, dal punto di vista dell’affidabilità e dal punto di vista economico. Passiamo infatti da un trattamento a freddo ad un trattamento a caldo, da una tipologia di trattamento consolidata e diffusa in tutta Italia ad una tipologia nuova ed ancora poco collaudata (in Italia esiste a oggi un solo impianto funzionante), da un trattamento tutto sommato economico a un trattamento molto più costoso, circa il doppio (all’incirca 100 milioni di euro rispetto a 45 milioni per un TMB).
 Nonostante ciò, questa soluzione è comunque decisamente migliore rispetto al vecchio piano della Regione che prevedeva di bruciare non solo i nostri rifiuti, ma anche tutta la discarica di Brissogne attraverso il cosiddetto Inceneritore "di bocca buona".
 Vogliamo inoltre sottolineare come l’impegno di condivisione e collaborazione assunto dalla nuova amministrazione dopo le passate discussioni sull’inceneritore sia stato totalmente disatteso. Non vi è stato alcun dibattito, né con la popolazione, né con le associazioni. Nell’Osservatorio Regionale dei Rifiuti, il luogo dove sarebbe dovuta avvenire la discussione secondo l’Assessore Zublena, non si è MAI parlato di impianti per il trattamento finale dei rifiuti e la decisione è nuovamente piovuta dall’alto all’improvviso.
 Infine, siccome gli impianti di piro-gassificazione richiedono una umidità costante (che è resa instabile dalla presenza dei rifiuti organici) rimarchiamo l’importanza di raccogliere la frazione organica porta a porta, anche laddove non sia possibile il compostaggio domestico, e invitiamo i cittadini a firmare la petizione per un centro di compostaggio che il comitato sta portando avanti; purtroppo è l’unica forma di "dialogo" che è possibile utilizzare per poter discutere di certi problemi in Valle d´Aosta.
 
 Potete scaricare la petizione sul nostro sito:
 http://rifiutizerovda.altervista.org/
 
 Siccome questa delibera rappresenta per ora un indirizzo e non è stata specificata la tipologia specifica di trattamento che sarà utilizzato, né i volumi e la tipologia di rifiuti che verranno trattati, le nostre argomentazioni rimangono di carattere generale e ci riserviamo di presentare dei dati e delle critiche più specifiche nel corso delle procedure di evidenza pubblica, quando lo scenario complessivo sarà meglio delineato.
 
 Il Comitato Rifiuti Zero VdA


 La foto di questo articolo ritrae l’opera «Calamita cosmica» di Gino De Dominicis mentre era coricata, nel piazzale antistante il Palazzo reale di Milano.

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5 risposte a L’inceneritore che rientra dalla finestra

  1. Paola Bozzini scrive:

    Sono di Verona e insieme ad altri cittadini abbiamo creato un comitato che si sta battendo contro l’avvio di un inceneritore che oltretutto sarà situato a pochi km dalla città. Esistono alternative validissime per lo smaltimento, a costi ridotti e anzi con possibilità di guadagno, come l’impianto di Vedelago diretto dalla signora Poli, ma gli amministratori vogliono aprire l’inceneritore che provocherà un inquinamento fortissimo. Credo che i comitati del genere dei nostri dovrebbero fare fronte comune e combattere a livello statale contro i famigerati Cip6 e contro la legge che consente di “bruciare”. In tutto il mondo è proibito, qui addirittura sovvenzionano (a spese nostre!) chi brucia (e quindi inquina!) Penso che sarebbe importante coordinare la lotta per avere maggiore impatto. Grazie dell’attenzione

  2. Mario scrive:

    Ho inoltrato il tuo commento al Comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta. In attesa che ti rispondano, dico che hai perfettamente ragione, sia sull’inquinamento, sia sui Cip6, sia pure sull’esigenza di coordinarsi. Qualcosa, da quel punto di vista, è in atto, credo. Non so bene per gli inceneritori, per molte realtà, ad esempio, c’è il Patto di Mutuo Soccorso: http://www.pattomutuosoccorso.org/

  3. Alby scrive:

    A Verona sono in molti che si stanno organizzando e battendo affinché a Cà del Bue non si apra il Termovalorizzatore ma si opti per un centor di raccolta e riciclaggio con “trattamento a freddo” dei rifiuti.
    Vedi sito http://www.insiemeperborgoroma.org

  4. Mario scrive:

    E’ la stessa soluzione che il Comitato Rifiuti Zero propone per Aosta, ma all’amministrazione regionale le ipotesi “a freddo” sembrano non interessare… Un membro del Comitato, che era stato accolto nell’Osservatorio regionale sui rifiuti, appurata l’inutilità della propria presenza in presenza di scelte politiche già stabilite, ha da poco lasciato quel tavolo. Si continua a proporre, ma – come altre volte – il dialogo con l’amministrazione proprio non basta.

    Per approfondimenti:
    http://rifiutizerovda.altervista.org/

  5. Wilda Delmas scrive:

    Ciao. le informazioni sono molto utili. Potete fornire più informazioni su questo studio? Grazie per il solido contributo!

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