Sono contento
di poter pubblicare, qualche volta, anche le buone notizie. Per me questa lo è
indubbiamente, per una serie di motivi: perché amo l’ambiente; perché
odio la cementificazione progressiva e (a quanto pare) inarrestabile degli
spazi rimasti liberi da costruzioni; perché, infine, come insegnante continuo a
pensare che ciò che normalmente facciamo per coinvolgere gli alunni non sia sufficiente.
Ho ricevuto un’e-mail da un
«lettore del blog», che citerò con le sole iniziali, F. S., perché non ama «la
pubblicità». Si tratta di uno studente del corso di laurea in Pianificazione e
politiche per l’ambiente presso l’Università Iuav di Venezia, che mi ha
presentato un’iniziativa che parte proprio oggi, 22 agosto, da Losanna, per
concludersi il 5 settembre a Gropello Cairoli (Pavia). Si tratta di un seminario itinerante
organizzato dal professor Virginio Bettini: quindici giorni di cammino, a piedi, durante i quali
ci si occupa di ecologia del paesaggio, pianificazione urbanistica, valutazione
ambientale e, a partire da quest’anno, anche antropologia.
Il seminario è alla sua decima
edizione. Nei primi 7 anni ha percorso varie tappe del cammino di Santiago di
Compostela, mentre dal 2007 ha iniziato a percorrere a ritroso,
da Roma a Canterbury, la via Francigena.
«Questo cammino è un’occasione per
noi per mettere in pratica quello che studiamo sui libri e in aula», scrive F.
S., ma anche «per confrontarci con le amministrazioni locali (e a volte sarebbe
interessante sentire la "popolazione locale" anche se non sempre è
facile) e verificarne le intenzioni rispetto alla pianificazione, legata anche
al tracciato storico».
Una volta concluso il cammino, di
solito si produce un resoconto complessivo del percorso e, a volte, ci sono
tesi di laurea che hanno come base il tracciato percorso.
Si tratta, a quanto credo, di un
modo intelligente di applicare le conoscenze teoriche al reale, di un’occasione
di scoperta del viaggio, attraverso il mezzo di locomozione più antico del
mondo, i piedi, di un’avventura alla scoperta di se stessi e dell’ambiente che
ci circonda, degli equilibri forse sempre più incerti tra l’elemento umano e la
natura, di una pratica – infine – di dialogo con le amministrazioni presenti
sul territorio.
Quello che segue è il calendario
dell’edizione di quest’anno. Lo pubblico perché credo che il gruppo (circa 200
partecipanti) sia abbastanza aperto nei confronti di nuovi compagni di viaggio
(anche se in linea di massima è riservato agli studenti), e poi per far
assaporare meglio al lettore che cosa significhi percorrere in 15 giorni più di
300 chilometri a piedi.
22 agosto: arrivo a Losanna
23 agosto: da Losanna a Vevey
24 agosto: da Vevey a Aigle
25 agosto: da Aigle a Martigny
26 agosto: da Martigny a Orsières
27 agosto: da Orsières a Saint-Rhémy-en-Bosses
28 agosto: da Saint-Rhémy-en-Bosses ad Aosta
29 agosto: da Aosta a Saint-Vincent
30 agosto: da Saint-Vincent a Pont-Saint-Martin
31 agosto: da Pont-Saint-Martin a Ivrea
1 settembre: da Ivrea a Santhià
2 settembre: da Santhià a Vercelli
3 settembre: da Vercelli a Robbio
4 settembre: da Robbio a Mortara
5 settembre: da Mortara a Gropello Cairoli
Concludo
pubblicando un testo che F. S. ha scritto al ritorno dal suo primo cammino (da San
Miniato – Pisa – a Roma), nel 2007: una bellissima descrizione dell’essenza del viaggio.
«ho imparato
il viaggio è un mezzo per
conoscere
innanzitutto permette di conoscere
nuovi luoghi
di scoprire sensazioni nuove sulla
pelle, nel naso, all’udito
di capire di più sul mondo al di
fuori della tua piccola tana
di conoscere e capire più a fondo
i compagni di viaggio
di scavare in se stessi alla
ricerca di qualcosa in più, di un’altra briciola di quello che siamo
Viaggiare a piedi ti fa capire
molto sulla tua vita, su chi sei, quello che vuoi e quello che puoi, come
accontentarti e come pretendere sempre di più. Nelle giornate di cammino
ritrovi un bene raro: il tempo.
Il tempo che scopri nel momento in
cui parti, alla mattina, ancora nel mondo dei sogni, con la bocca impastata,
gli occhi pesti, le gambe pesanti e il tepore del tuo sacco a pelo che pian
piano lascia spazio al freddo mattino e poi al sudore del cammino sotto il
sole.
Dopo alcuni giorni di cammino
acquisisci una regola fondamentale: non importa correre, non importa arrivare
prima, arrivare non conta. Esiste solo il viaggio, quel tragitto in cui ci
siete tu e il luogo che stai attraversando, in quell’intimo rapporto consacrato
dal silenzio di una comunicazione muta, ma intensa. Il luogo di partenza ormai
è un ricordo dolce che si fa via via più evanescente, quello d’arrivo un punto
imprecisato, che cerchi di immaginare ma non sai come ti accoglierà e che non
sarà mai un punto definitivo, ma solo una tappa verso qualcosa in più.
Nei lunghi silenzi è fondamentale
imparare ad ascoltare il proprio corpo, prima ancora che i propri pensieri; il
corpo manda continui segnali, richieste esplicite o implicite, stimoli che il
viaggiatore deve imparare a cogliere se non vuole soccombere alla strada.
Fermarsi non è mai sciocco, è una necessità: restituisce le forze, fisiche e
psichiche. Con i giorni si impara a razionare le provviste durante il cammino,
che devono essere abbastanza per arrivare in fondo e non più del dovuto per non
caricare troppo la schiena, e a prendere solo il necessario per andare avanti,
evitando il superfluo e gli sprechi.
La sorpresa è un elemento
fondamentale: ciò che incontri lungo la strada non è mai solo quello che
potresti aspettarti e anche solo il canto di un uccello di cui non conosci né
la forma né il nome può accendere i viaggi più svariati nella mente di un
viaggiatore: il tempo così dilatato ti dà modo di apprezzare le piccole cose e
di "sprecare" ore nelle più futili speculazioni.
Nel viaggio non sei un eroe o un
perdente, mai, che tu riesca ad arrivare dove ti sei promesso oppure no: per il
solo fatto di aver viaggiato, usato le tue risorse per compiere quel percorso,
approfittato del viaggio per cercare dentro di te hai raggiunto molto di più di
quanto potessi aspirare a raggiungere prima di partire. La meta ha una
rilevanza secondaria, rispetto al cammino che ad essa ti conduce»
Nella foto, un tratto della via Francigena originale nel comune di Donnas (Aosta).