Copio e incollo da Giornalismo Partecipativo questo articolo di Gennaro Carotenuto.
Hanno più o meno la stessa età ed entrambe sono accusate di aver ammazzato il marito. Entrambe sono state condannate a morte nei loro rispettivi paesi, lo squallido regime degli Ayatollah iraniani e la grande democrazia statunitense.
Ma mentre per Sakineh Ashtiani c’è stata una campagna mondiale di solidarietà, che potrebbe averle salvato la vita, Teresa Lewis sarà giustiziata nel silenzio giovedì alle 21 nel carcere di Greensville nella Virginia con un’iniezione letale.
Ciò senza che la sua faccia sia esposta su monumenti ed edifici pubblici, senza raccolte di firme e manifestazioni a comando sui grandi media.
Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it.
Firma l’appello di Amnesty International per salvare Teresa Lewis.
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Vorremmo chiedere la ragione per la quale la società civile e la comunità internazionale si è mobilitata, si mobilita e si mobiliterà per le sorti di Sakineh, mentre il silenzio più osceno dei media avvolge la vita, anzi la futura morte, di Teresa Lewis, la disabile condannata in Virginia alla pena capitale tramite iniezione letale. Riteniamo che non esista più una libertà d’opinione e di informazione ma una sola velina attraversa le redazioni delle principali sedi giornalistiche e televisive che decide di cosa parlare o meno. Grazie per l’ospitalità.
Cordialmente
Gruppo spontaneo Facebook “Teresa Lewis. Il silenzio. The silence”
E’ vero e si tratta di un’ennesima prova dell’ipocrisia occidentale. Né Sakineh, né Teresa dovrebbero essere uccise e non fa molta differenza utilizzare la “barbara” lapidazione o la più asettica iniezione. Ed è vero che tutte e tutti dovremmo darci da fare per bucare il muro del silenzio perché è facile mettere sul banco degli accusati l’Iran; più difficile è ottenere che l’occidente faccia lo stesso con gli Stati uniti d’America.
C’è un appello lanciato da Amnesty International in favore di Teresa Lewis http://www.amnesty.it/pena_di_morte_Usa_virginia_Teresa_Lewis fatelo girare.