A chi saltasse il Grillo

A chi saltasse il Grillo di commentare i risultati elettorali come un trionfo della democrazia o dell’Italia per bene per l’affermazione del Movimento 5 Stelle vorrei opporre alcune considerazioni a mio giudizio essenziali per riflettere sull’accaduto e ripartire. Scelgo la forma – fastidiosa – dell’elenco puntato perché vorrei essere chiaro.

1) C’era un partito, forse partito è troppo, un insieme di sigle, nato per mettere insieme pezzi importanti della società civile, movimenti e apparati di quei partiti che, bene o male, in questi ultimi anni si sono opposti, fuori e dentro il parlamento, tanto a Berlusconi, quanto al liberismo e al montismo. Questo soggetto – Rivoluzione Civile – ha probabilmente deluso in partenza le aspettative di tanti, perché i vertici dei partiti che vi si sono aggregati non hanno voluto fare il famoso passo indietro, hanno imposto i loro candidati, e tutta l’operazione è stata vista da alcuni come l’ennesimo pasticcio della sinistra estrema, una resurrezione del non glorioso Arcobaleno che – nella fantastica vulgata diffusa dai mezzi di disinformazione di massa – è anche responsabile di aver cadere il governo Prodi e permesso il ritorno a palazzo Chigi di Berlusconi.

2) Questo partito, forse partito è troppo, presentava – nonostante i limiti cui si è accennato – un programma alternativo al credo liberista sostenuto da Monti, dal PDL e anche dal PD. Il programma di Rivoluzione Civile, per quanto mi riguarda, era un motivo sufficiente per votarlo: antimafia, laicità, lavoro, ambiente, uguaglianza e diritti, scuola pubblica, pace e disarmo trovavano posto in una proposta organica che non si riduceva a semplici slogan.

3) I punti programmatici cui si è accennato qui sopra sono, a parere di chi scrive, alcune delle istanze da cui ripartire per costruire una sinistra che voglia rappresentare in parlamento le idee di una parte minoritaria, ma non per questo meno degna di rappresentanza, della popolazione.

4) Gli attuali sbarramenti alla Camera e al Senato impediscono la rappresentanza parlamentare di centinaia di migliaia di cittadini fra i quali – anche se non è questo il punto – il sottoscritto.

5) Il Movimento 5 Stelle ha presentato, nel proprio programma, alcuni punti molto simili a quelli elencati. In particolare, ha insistito sulla necessità di uno stato sociale efficiente, sull’importanza dei beni comuni e sul concetto di reddito di cittadinanza. Queste sono buone idee e sono anche le mie idee. Non mi convince Grillo, non mi convincono i partiti personali, non apprezzo la mancanza di una cornice ideologica di riferimento (perché non basta essere incensurati per fornire un’idea della visione del mondo che si intende rappresentare e perché penso che non significhi nulla gridare che destra e sinistra sono superate). Tuttavia sono convinto che tanti fra gli eletti del Movimento 5 Stelle siano persone oneste e intelligenti, decise a sostenere realmente i punti qualificanti del proprio programma.

6) L’Italia è oggi ingovernabile, ma il parlamento che esce dalle elezioni è sicuramente meno squalificato del precedente. Lo dico proprio perché mi sembra plausibile credere alla buona fede degli eletti del Movimento 5 Stelle. Dirò di più, senza timore di scomuniche e anatemi: i candidati eletti con Grillo mi danno più fiducia degli eletti del PD, né potrebbe essere altrimenti, se si pensa che in tanti casi il Partito Democratico è risultato essere una forza politica intrisa di liberismo, dispostissima a lavorare entro una cornice contraria alle aspirazioni di buona parte della popolazione italiana per un modello economico diverso, non succube dei mercati e dei loro diktat.

7) Perché allora non mi convince il Movimento 5 Stelle? Perché, come ho detto, diffido dei partiti personali. Perché la linea di un partito non può essere dettata da un blogger milionario che non si è candidato. Perché dietro quel blogger vedo un misterioso signor Casaleggio, il cui ruolo, almeno a me, non è per nulla chiaro. Io credo che il motivo che mi spinge a diffidare del Movimento 5 Stelle sia soprattutto la sua collocazione ideologica, perché non credo a chi, per non essere né di destra né di sinistra, rischia di ammettere chiunque all’interno del proprio movimento, senza che l’elettore possa farsi un’idea precisa di chi o che cosa sta votando. Lasciando perdere le polemiche sulla presunta apertura di Grillo a CasaPound –  che in ogni caso non fa del Movimento un partito fascista – io ho bisogno di capire quale sia la cornice di riferimento di un soggetto politico che, a furia di non precisare, e nonostante il programma, rischia di apparire qualunquista.

8) Bisogna invece tornare a interrogarsi sulle specificità della sinistra, quelle cui non si può rinunciare senza trasformarsi in qualcosa di diverso. E io credo che queste specificità risiedano nella consapevolezza che non è mai finito – solo perché ce lo hanno detto – quel conflitto sociale che oppone i primi agli ultimi della società, e che negli ultimi anni proprio i padroni hanno giocato all’attacco, disgregando la rete di garanzie e diritti che erano stati conquistati in decenni di lotta. Per quanto ad alcuni suoni antiquato, è proprio sul conflitto sociale che si gioca la partita, la non accettazione dell’economia di mercato, almeno nella forma presente, la costruzione di una società più giusta. Dobbiamo riappropriarci di questi obiettivi per raggiungere i quali non basta essere facce nuove e avere la fedina penale immacolata.

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12 risposte a A chi saltasse il Grillo

  1. maddalena binetti scrive:

    condivido in pieno ciò che è scritto ma mi chiedo perchè c’è ancora gente che vota per berlusconi?

    • mariobadino scrive:

      Immagino che qualcuno lo faccia perché glielo hanno detto, o per i soldi, o per interesse personale. Tanti però ci credono. Per me si tratta di ignoranza e fastidio per le regole. In più, l’«alternativa» fa di tutto per rendersi “poco appetibile”…

  2. angelo camerini scrive:

    E’ esattamente quello che penso anche io, anche se non son capace di scriverlo cosi bene. Grazie

  3. Francesco Pelillo scrive:

    Un articolo bellissimo, in un’ottica novecentesca.
    Peccato che siamo nel 2013…

    • mariobadino scrive:

      Temo che il 2013 sia molto più vicino al XIX che al XX secolo. Forse è questo che hanno in mente i vari marchionne quando pensano di smantellare tutte le conquiste dei lavoratori nel nome del modernismo. Hanno in testa l’età moderna che, secondo gli storici, inizia nel 1492 e finisce nel 1815. Non c’è nessun motivo sensato per disconoscere la guerra in atto, dall’alto verso il basso. Se poi dire «conflitto sociale» è espressione antiquata rinnoviamo pure il linguaggio, purché certi temi non siano persi di vista.

  4. Giuseppe scrive:

    Negli anni ’70 e ’80 una accozzaglia di proposte incoerenti come quelle di Ingroia sarebbe stata trattata con disprezzo da tutti i partiti di sinistra in quanto più vicina all’Uomo Qualunque che ad una formazione di area socialista, comunista o anarchica. Alcuni partecipanti a questa coalizione come Ferrero si dichiarano comunisti, ma hanno fatto proposte di radicalismo liberale come il reddito minimo per i poveri di “buona condotta”. E’ la stessa proposta del movimento 5 stelle che propone ancora la trappola del reddito di cittadinanza ovvero la sopravvivenza per chi non lavora non per sua colpa. Questa posizione è tipicamente radical-liberale in quanto ha lo scopo di controllare i lavoratori con una dazione di denaro finalizzato a renderli docili alle porcherie che gli sono state apprestate o che sono in programma per ridurre la quota del reddito alle famiglie dei lavoratori. Se si vuole un esempio di come questa proposta sia antisociale basta ricordare la legge per i poveri reinstaurata in Inghilterra nel 1795 dai governi ultraliberali, abrogata solo nel 1936, che ha reso poveri i lavoratori inglesi come non erano mai stati poveri e come non lo sono mai più stati. E’ una pagina di storia da leggere accuratamente ed è descritta da Bertrand Russell nella Storia delle idee del XIX secolo cap. VI. Il diritto al lavoro ed alla giusta remunerazione di questo non possono essere sostanza di trattativa; quindi chi propone queste vie traverse per evitare il malcontento causato da estrema povertà di chi lavora non è certamente in buona fede. Inoltre dal suo partito non è venuta nessuna ipotesi per superare la crisi economica attuale e si è allineato alla comune regola (da imbonitori della politica) che la crisi economica è una sventura causata da forze esterne alla politica nazionale per cui bisogna adattarsi alla situazione. Con questo ha solo dimostrato di essere un altro partito senza capo né coda dal punto di vista degli obbiettivi, delle idee e dell’uso del voto.

    • mariobadino scrive:

      Credo che ci sia molto di vero nella tua analisi, ma penso che in qualche modo l’ingresso in Parlamento di idee meno allineate avrebbe giovato e penso proprio a Ferrero che, nelle analisi, ha più volte fornito una lettura corretta della crisi e delle possibili soluzioni. Forse Rivoluzione Civile, nelle sue intenzioni, era una sorta di cavallo di Troia per ritornare alla Camera. Sicuramente il tutto è stato messo su in poco tempo e in maniera molto raffazzonata. Il reddito minimo non mi ha mai entusiasmato. Dico che è una buona idea se parallelamente si difende «il diritto al lavoro e alla giusta remunerazione», ma probabilmente hai ragione tu. Resta il fatto che la chiave di tutto è l’ingiustizia di questo modello economico e la necessità di riconoscere il conflitto sociale in atto, quello che – secondo i media – è ormai un’espressione del passato.

  5. Ivan scrive:

    Ciao Mario
    A mio avviso la democrazia non è mai stata così tanto in pericolo come in questi giorni. Ma il pericolo non è di adesso, è il risultato di 20 anni di governo di nano maleficismo (ormai mi voglio rifiutare di pronunciare quel cognome). Ci siamo salvati per un miserissimo 0,36% con una legge elettorale porcheria. La legge elettorale è stata cambiata per favorire certi piuttosto di altri e questo sia da parte dei cattivi, ma anche da parte dei “buoni”… Non abbiamo più la possibilità di scegliere che eleggere, ma solo i partiti, con il risultato che il nano è ancora lì e certe persone che a mio avviso avrebbero dovuto rimanere sono scomparse: Di Pietro, Panella, Bonino, Fini…. Il premio di maggioranza ai partiti è stato alzato a una soglia irrrangiungibile in fretta e furia. Sono tutti segni di un’attacco concreto alla democrazia italiana. Sul discorso del reddito di minimo, mi dispiace ma non sono in accordo con Giuseppe. Credo proprio che sia solo semplicente un segno di civiltà, come potrebbe esserlo anche il matrimonio per gli omosessuali.

    • mariobadino scrive:

      Segno di civiltà se consistesse nello stabilire un minimo per chi non ha altro trovando contemporaneamente il modo per difendere il lavoro vero. Però i rischi prospettati da Giuseppe sono reali perché ci si accontenterebbe di dare a tutti poco al fine e a condizione di renderci inoffensivi. Per il resto, sono d’accordo con te. Se il M5S – che pure della legge elettorale ha beneficiato – aiuterà a cambiarla, ci sarà almeno questo di buono. Hanno anche promesso una legge sul conflitto di interessi e 165 parlamentari 5 Stelle si apprestano a manifestare contro la Tav in Val di Susa: scommettiamo che le forze dell’ordine non li caricheranno? Ben venga chi ha intenzione di fare cose buone ma, al di là di singole battaglie o provvedimenti, è il quadro generale che non mi convince per niente. Ah, e circa Casaleggio: potrebbe essere lui, al posto di Grillo, a salire al Quirinale per le consultazioni. Ma perché? Chi è? Che pensa? Chi lo conosce?

  6. Ivan scrive:

    >Segno di civiltà se consistesse nello stabilire un minimo per chi non ha altro >trovando contemporaneamente il modo per difendere il lavoro vero.
    Si, il reddito minimo è una cosa del genere. Di solito non è un reddito che ti permette una vita molto lussuosa, anzi ti permette di vivere a mala pena o forse non basta neppure, e poi nessuno che ha una dignità vuole campare sulle “croste” degli altri. Quindi non credo nella “condizione di rendere innoffensivi” (tant’è che ad es. tu non sei povero, ma neppure ti ritieni innoffensivo, giusto ?).
    Sul discorso di “Grillo” o “Casaleggio” che sale al quirinale, ti potrei rispondere allo stesso modo. Chi è Ingroia ? oppure peggio, se ci andasse il nano malefico o gargamella-Bersani, uomini su cui non nutriamo dubbi! ?
    Certo il pericolo di una dittatura dell’uomo solo c’é. Ma c’è comunque, l’abbiamo visto con il nano-malefico in primis! Però, grazie a Dio, abbiamo ancora dalla nostra la possibilità di decidere grazie al voto, anche se , con un forte ritardo, e con strumenti non del tutto democratici. C’è pure il pericolo dell’oligarchia (il governo di pochi). In fondo, chi ha scelto quali dovevano essere i candidati alle primarie del PD ??? (io , tu ?). Io no! Ma neppure gli elettori del PD! Chi ha deciso, che Renzi, Bersani, e compagnia bella dovevano essere i rappresentanti del PD ??? Tu mi risponderai che è stato il partito, nella sua interezza, ma il partito è al servizio degli uomini forti del partito stesso! Il nano malefico ne è la prova. Ecco che quindi una forza nuova, composta da persone nuove con regole certe e ben definite e rispettate, a mio avviso, non può che portare più democrazia e un’aria “meno stantia” (si…….nel panorama politico italiano ecc… ecc… ) (((per finire bene la frase 😉

  7. Ivan scrive:

    insomma staremo a vedere e pronti a reagire di consequenza…. !

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