Una Memoria più che mai necessaria

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Fare memoria
. Non solo nel giorno a ciò deputati per legge. Tanto più nei giorni in cui un pagliaccio triste, in corsa per la poltrona di Palazzo Chigi, prova ad accaparrarsi le simpatie e i voti della destra fascista. I giorni in cui negli spazi ufficiali destinati ai manifesti elettorali campeggiano i fogliacci di CasaPound, vergognosamente in lizza per le politiche del 24 e 25 febbraio.

Lo scorso 27 gennaio, Giorno della Memoria, all’Espace Populaire di Aosta ho partecipato a una staffetta di letture sulla deportazione femminile nei campi di sterminio nazisti organizzata da Collettivamente Memoria e Dora (Donne in Valle d’Aosta). Era presente Ida Desandré, ex deportata politica nei Lager di Ravensbrück, Salzgitter e Bergen Belsen. Per un’introduzione più precisa rinvio a questo post. Quelli che seguono sono appunti presi durante l’iniziativa, frammisti a riflessioni mie.

«Senza ricordo non siamo nulla». Rubo la frase a Ida Desandré. E il passato ci porta a interessarci del presente: «Non possiamo essere tranquilli rispetto a ciò che avviene in varie parti del mondo».

Inizia la staffetta. Letture da Le donne di Ravensbrück, di Lidia Beccaria Rolfi. L’educazione fascista, il sogno di essere una “Giovane Italiana”. La felicità per l’inizio della guerra e, per l’occasione, l’unico schiaffo mai preso dal padre, che di guerra ne aveva già conosciuta una. La maturazione, poi, l’impegno contro il regime, l’arresto e la deportazione.

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All’iniziativa era presente Fabienne Proment, autrice di una tesi di laurea sulle donne nei Lager – Donne contro il mostro – nella quale sono intervistate due sopravvissute alla deportazione, Ida Desandré, appunto, e Luciana Nissim.

È stato bello, e in certo modo commovente, vedere lei, così giovane, e Ida intente a scherzare e a darsi del tu, come due amiche. Credo che oggi Fabienne abbia più o meno l’età che aveva Ida quando ha varcato il cancello di Ravensbrück. E credo che Fabienne abbia saputo cogliere un aspetto della deportazione che sta particolarmente a cuore a Ida: il Lager inteso come attacco alla femminilità, all’essere donna, al pudore, alla sessualità. Il tema del corpo della donna nel Lager. La mancanza del ciclo mestruale. Il fatto di essere completamente nude, esposte allo sguardo delle SS, ma passate attraverso con lo sguardo, come a non essere più donne, ma bestie.

>>> Le foto di questo articolo, realizzate all’Espace Populaire il 27 gennaio 2013 per il Giorno della Memoria, sono opera e © di Silvia Berruto. Ogni loro utilizzo dovrà essere richiesto, e autorizzato in forma scritta dall’autrice.

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