Astensione, controllo, dimissioni, una legge promulgata dai cittadini e la lettera al presidente Napolitano


Ci ho messo un po’
, ma ecco le novità sulla lettera aperta al presidente Napolitano, nella quale chiedevo al Garante della Costituzione di pronunciarsi sulla legittimità (o meno) dell’invito all’astensione nel caso di un referendum.

Il riferimento, per chi non abitasse in Valle d’Aosta, è al primo refrendum propositivo in Italia ad aver raggiunto il quorum, e trasformato in legge la proposta popolare sottoposta al giudizio degli elettori. Domenica 18 novembre, 47.143 cittadini valdostani hanno approvato, direi promulgato, con il loro Sì una legge regionale che vieta qualsiasi tipo di trattamento a caldo dei rifiuti e che ha bloccato la realizzazione di un pirogassificatore, già decisa dalla Regione.

Oggi la proposta è legge.

Temendo di vedere fermato il proprio progetto, le forze politiche della locale maggioranza di governo – Union Valdôtaine, Stella Alpina, Fédération Autonomiste e Pdlavevano invitato all’astensione con tanto di cartelloni vergognosi che recitavano «In democrazia non votare è un diritto» (cosa che non mancherò di rinfacciare loro alle prossime elezioni regionali).

La mia lettera al presidente Napolitano, pubblicata sul blog, è stata firmata, senza che i media ne parlassero, da oltre 200 persone in pochi giorni. A nome mio e di tutti l’ho inviata al Quirinale come raccomandata (pubblico a fianco la prova di consegna che ho ricevuto). Al momento attuale, il presidente non ha risposto. Naturalmente, non mi aspettavo e non mi aspetto una sua nota personale. Credo tuttavia che sarebbe scorretto se il segretariato della presidenza della repubblica non degnasse della minima attenzione la richiesta di 200 cittadini.

Masi obietterà – il referendum è già passato e, quel che più conta, ha conseguito il quorum. Io credo che questo non sia un motivo valido per non pretendere una risposta, innanzitutto perché non è stata la prima e non sarà l’ultima volta che qualcuno cerca di boicottare un refrendum invitando i cittadini «responsabili» ad “andare al mare”. In secondo luogo perché, dopo la vittoria dei Sì, il clima che si respira in Valle è avvelenato dal rancore e dalle accuse di chi è stato battuto e ora se la prende con chi contestava la legittimità dell’invito all’astensione, ad esempio quegli insegnanti che hanno messo in evidenza il carattere di «dovere civico» del voto.

È di oggi, 27 novembre, la notizia delle dimissioni dell’assessore regionale all’istruzione e alla cultura, Laurent Viérin, e della sovrintendente agli studi, Patrizia Bongiovanni, messi sotto accusa dai vertici dell’Union Valdôtaine e dal presidente della Regione, Augusto Rollandin, per non aver saputo «governare» la scuola, impedendo prese di posizione degli insegnanti durante la campagna referendaria. La polemica verte, in particolare, sulle lettere degli insegnanti ai giornali, ritenute vere e proprie ingerenze politiche.

Mi sono andato a riguardare le lettere incriminate e ho trovato quanto segue: le perplessità (legittime) dei docenti della scuola media di Variney in merito alla contraddizione tra le politiche di riduzione dei rifiuti portate avanti dall’amministrazione regionale e il progetto del pirogassificatore; l’appello al voto (non a votare Sì) degli insegnanti dello scientifico di Aosta; la splendida lettera di un’insegnante di storia, educazione civica e filosofia del liceo classico di Aosta, Daria Pulz, che – proprio in quanto insegante di educazione civica – lamenta l’effetto inibente dell’invito al non voto sul desiderio di partecipazione dei nuovi maggiorenni.

Queste sarebbero le ingerenze politiche di noi insegnanti, insieme magari all’aver appeso qualche volantino nelle bacheche delle sale inseganti e insieme, eventualmente, a quella lettera al Capo dello Stato di cui stiamo parlando in questo articolo, da me peraltro inviata come semplice cittadino. Abbiamo fatto ciò che era nostro diritto e nostro dovere. E sono contento di poter riportare, per una volta, a difesa della mia professione, le parole dell’assessore competente che, nel rassegnare le proprie dimissioni, ha difeso «l’autonomia della scuola» dalle ingerenze – queste sì – della politica.

Queste e altre cose intendo ricordare, scrivendo ancora al sito della presidenza della repubblica, perché proprio l’equivoco sul ruolo del non votoassimilato al No – è alla base delle accuse incrociate di questi giorni.

>>> La vignetta è di Ronnie Bonomelli.

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2 risposte a Astensione, controllo, dimissioni, una legge promulgata dai cittadini e la lettera al presidente Napolitano

  1. Paolo Meneghini scrive:

    Sono completamente privi di ritegno. Qualsiasi bassezza è ammessa se si tratta di difendere il loro potere. Sono così pieni di rancore ed immersi nel loro misero mondo da non rendersi conto che il 18 settembre i Valdostani hanno scritto una pagina di storia. Il primo referendum propositivo che abbia mai raggiunto il quorum in Italia.
    Il referendum che ha abolito l’incenerimento dei rifiuti in Valle d’Aosta sarà ricordato come l’evento che ha segnato la presa di coscienza dei cittadini contro i soprusi di una classe politica priva di ideali. Il ritorno della passione civica per la difesa dei beni comuni nella nostra regione. Il referendum sarà ricordato come un evento positivo, loro, nonostante il gran agitarsi che fanno, saranno dimenticati.

    • mariobadino scrive:

      Sono d’accordo. In più, accecati dall’orgoglio, stanno sprecando tutte le occasioni di ricucire lo strappo con la società: chiedono vendetta, prendono/perdono tempo, rifiutano un tavolo tecnico che avrebbe sottratto il tema dei rifiuti alla prossima campagna elettorale…

      Bè, peggio per loro!

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