Senza pudore

Vergognatevi!


Manifesti come questi in un Paese democratico, in un Paese civile non vorrei proprio vederli.

Domenica 18 novembre si vota per scongiurare il pericolo costituito dal pirogassificatore che dovrebbe smaltire – a caldo – i rifiuti valdostani.

Che si tratti di una questione di salute lo ha riconosciuto il Tribunale Ordinario della Valle d’Aosta, rigettando il ricorso «urgente» che chiedeva l’illegittimità della consultazione popolare.

Che il pirogassificatore faccia male lo hanno spiegato in tanti, ed è assolutamente facile da capire, basta VOLERSI informare, ad esempio QUI, ascoltando il dottor Stefano Montanari parlare di nanoparticelle e nanopatologie.

C’è poi la possibilità di un supplemento di informazione, partecipando a uno dei tanti incontri promossi dal Comitato per il Sì (vota «Sì» chi dice no al pirogassificatore), o magari all’evento «100 domande e 100 risposte», martedì 6 novembre alle ore 20.30 presso la sede della Cgil ad Aosta, dove tre membri del Comitato per il Sì accetteranno di farsi fare il terzo grado da quattro giornalisti.

In ogni caso, dopo essersi fatti un’idea, bisogna andare a votare, perché non si può sempre delegare le decisioni importanti a qualcun altro. Perché la frase «Non andare a votare in democrazia è un diritto», comparsa oggi sui cartelloni della vergogna, è una montatura e cozza contro l’articolo 48 della Costituzione (il voto è «dovere civico») e contro l’articolo 98 del Testo unico delle leggi elettorali, che recita:

Il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio, l’esercente di un servizio di pubblica necessità, il ministro di qualsiasi culto, chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all’astensione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000.

Ma c’è di più. La vera vergogna, infatti, è l’invito al disimpegno, alla de-responsabilizzazione. Ammettiamo per un attimo che, in democrazia, astenersi dal voto sia legittimo (ma il «diritto» è votare, non astenersi): prendiamo però atto che a invitare all’astensione sono le forze politiche della locale maggioranza di governoUnion Valdôtaine, Stella Alpina, Fédération Autonomiste e Popolo della Libertà – quelle che, da sempre, presentano se stesse come «responsabili», serie e finanche istituzionali. Proprio loro invitano il cittadino a non scegliere, perché lasciar fare agli altri, in democrazia, sarebbe un «diritto»!

Possiamo allora immaginare tanti altri “diritti” un po’ particolari, che la democrazia legittimerebbe con il fatto stesso di non proibirli espressamente, ma che non si capisce in che modo andrebbero incontro all’interesse del cittadino:

«Non finire gli studi in democrazia è un diritto».

«Non cercare lavoro in democrazia è un diritto».

«Lavarsene le mani in democrazia è un diritto».

E chi più ne ha, più ne metta. Si potrebbe perfino immaginare un «Non votare in democrazia è un diritto». Ah, già, ma questo l’hanno detto sul serio…

Vergogna!

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Una risposta a Senza pudore

  1. Ivan scrive:

    Ma quanto sono C. !

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