Quando restano in terra i libri di scuola

Quando restano in terra i libri di scuola, stracciati, fumanti, quando i pezzi sparpagliati sul luogo dell’esplosione sono pezzi di astuccio, pagine di quaderno – e chi non ha avuto un quaderno, un astuccio, un libro, magari odiatissimo, di scuola? – quando la parola passa alle bombe e a morire e a essere colpite sono ragazze che vanno a scuola, un attimo prima della campanella delle 8, lo stomaco non regge e proprio non si comprende più il significato di umano.

C’erano persone, la notte prima, che armeggiavano intorno ai cassonetti. Persone che avevano ordinato – da qualche parte – e persone che stavano eseguendo. Persone forse che hanno pregustato la strage, dopo avere piazzato le bombe, come chi si compiace, la sera, pregustando i frutti del lavoro che ha preparato per il giorno dopo.

La strage è orrenda: macelleria volontaria su umani incolpevoli, incolpevoli nel senso più ampio del termine, vigliacca strategia del terrore – indipendentemente da chi ne approfitterà. È come accanirsi sopra un disgraziato, seviziarlo mentre non può reagire. O come staccare, a casaccio, le membra dai corpi dei passanti. A quanto sarà la coscia? Mi sembra fresco quel piede.

E mentre ci si trastulla con le varie “piste” (i media hanno già lasciato intuire la possibilità di una fantomatica pista islamica; già perché la Morvillo è una scuola soprattutto femminile e l’islam, si sa…), mentre si dà in pasto al pubblico materiale che dovrebbe restare privato (ma come hanno fatto a mostrarci le immagini della camera della ragazza uccisa, le sue foto, il suo computer?), mentre questo accade e tutti si improvvisano esperti in strategia mafiosa, Melissa Bassi è morta e altre cinque ragazze sono gravemente ustionate.

A te, Melissa, a voi, questo dolore che mi preme sullo stomaco e che non so come esprimere.

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2 risposte a Quando restano in terra i libri di scuola

  1. Francesco Lucat scrive:

    Caro Mario
    Come ci ha insegnato qualcuno:
    “RESTIAMO UMANI”

  2. mariobadino scrive:

    Anch’io ho pensato a Vittorio e da Gaza sono giunte più volte le immagini del cadavere di innocenti, anche bambine molto piccole, e tante volte ho pensato che «Restiamo umani» è un impegno enorme da mantenere. E’ quanto di più necessario ci sia, comunque. Anche perché il dolore causato ha sempre uno scopo e per contrastare quello scopo c’è bisogno di tutta la nostra umanità.

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