Manuale di greco


Alla fine
mi dispiace di scrivere che stiamo finendo dritti dritti in Grecia, come tanti hanno detto; mi dispiace per la cosa in sé e mi dispiace perché sembra di parlar male della Grecia. Come l’Italia, invece, la Grecia è anzitutto vittima: di se stessa (delle proprie leadership politiche ed economiche) e delle “istituzioni canaglia” internazionali, come la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale.

Qualunque cosa sia una crisi economica in origine (voglio dire che alla base di quella attuale non ci sono elementi reali come carestie o grandinate, ma l’insano concetto che tutti gli Stati occidentali siano destinati a una crescita infinita del loro Pil – vale a dire del portafoglio dei ricchi), la crisi c’è, si sente, si tocca; ma non sarà la crisi a portarci in Grecia, bensì le ricette approntate dai soliti noti per fronteggiarla.

Un mio collega è al settimo cielo per il prossimo allontanamento di Berlusconi. Anche a me fa piacere non vedere più quel faccione a palazzo Chigi, ma so che con l’arrivo di Monti nulla cambierà. Certo, ci sarà serietà, ci sarà rigore. Nei fatti, il Paese sarà commissariato, le ricette della Banca centrale europea saranno applicate senza indugio e il nuovo premier, per la sua aura di credibilità, sarà più difficilmente attaccabile del (poco) cavaliere Bunga Bunga e procederà più spedito sulla via del risanamento dei conti, obiettivo che, se non è accompagnato dalle giuste preoccupazioni di natura etica e sociale, equivale soltanto a un’enorme macelleria sociale.

Ma alle dottrine liberiste – privatizzazioni, ovvero vendita delle ultime aziende pubbliche, cessione dei servizi fondamentali ai privati, sevndita di immobili e terreni demaniali, taglio del welfare e del pubblico impiego (con probabile decurtazione dei salari) – sembrano credere in troppi, a cominciare dal capo dello Stato.

Il mio collega è disposto a sopportare i sacrifici, data la gravità del momento. Ma crede che Monti rilancerà la crescita (totem inviolabile che però proprio i sosteniori si ingegnano a vanificare con misure evidentemente recessive), che il prossimo governo restituirà valore ai salari. In base a cosa lo crede? Come ha scritto un amico, le lacrime e il sangue saranno così ingenti che alle prossime elezioni (quando finalmente saranno) rischiamo di ritrovare in testa Berlusconi, sospinto in alto dal voto dei nostalgici.

>>> P.S. Siccome al di là del mare ci aspetta la Grecia, proviamo almeno a ripassare qualche frase, se non altro l’attualissimo kalinikta (buona notte).

 

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