Della Valle d’Aosta, quando va bene, si conosce l’immagine “ufficiale”: montagne incontaminate, aria buona, vigneti d’alta quota, tradizioni montane, popolazione francofona e poco altro.
Ora, le montagne della mia regione sono segnate da centinaia di strade (statali, regionali, poderali, asfaltate, sterrate, autostrade) e il fondo delle valli è un susseguirsi di capannoni e cemento. L’aria non è sempre buona, perché le valli alpine sono strette, le auto sono troppe, i riscaldamenti delle abitazioni tutt’altro che ecologici, ad Aosta c’è una grande acciaieria costruita in piena città e sono state promesse novità entusiasmanti, come un pirogassificatore per gestire i rifiuti di (appena) 120 mila abitanti (la cifra comprende l’intera popolazione regionale) o una metropolitana per il capoluogo regionale (35 mila abitanti!).
I valdostani non parlano quasi mai francese; lo studiano a scuola e perciò spesso lo detestano, come si possono detestare il latino o la matematica e la conservazione delle tradizioni spesso si riduce all’organizzazione di sagre (ammetto tuttavia che è vivo l’uso del francoprovenzale, o patois, il “dialetto” di qui).
C’è una sezione di questo blog che si chiama Le colonne d’Ercole (di Pont-Saint-Martin) – Pont-Saint-Martin è l’ultimo comune valdostano prima del Piemonte – nella quale mi sforzo (forse non quanto dovrei) di raccontare ciò che succede quassù, nella speranza che l’attenzione del «mondo esterno» porti a una maggiore tutela di questo territorio, del suo ambiente, della sua storia.
Ho ritenuto necessario dire queste cose per presentare convenientemente un’iniziativa alla quale aderisco, portata avanti da Legambiente, Fondo Italiano per l’Ambiente (FAI), Federculture e WWF, circa la necessità di salvare le miniere di magnetite (ferro) di Cogne, inattive dal 1979, ma ricche di storia e cultura. Il progetto – secondo tutti – è quello di valorizzare le strutture a fini tanto turistici quanto culturali, ora che la ditta che le gestiva ha rinunciato alla concessione. Ma va per la maggiore l’idea di limitarsi a un recupero parziale (e minimo) del complesso minerario, rinunciando così a ristrutturare e mettere a disposizione dei contemporanei – valdostani e non – l’intera filiera dell’acciaio, un insieme di siti industriali – situati spesso ad alta quota – che racconta il passato recente della Valle d’Aosta e costituisce un’insostituibile testimonianza storica e culturale.
Pubblico di seguito l’appello di Legambiente, FAI, Federculture e WWF per salvare le miniere di Cogne.
Salviamo le miniere di Cogne
Appello delle associazioni ambientaliste alla Regione Valle d’Aosta.
Firmate anche voi la petizione.
A rischio le miniere di ferro in Val di Cogne, il sito minerario più alto e più interessante d’Europa.
Dopo la dismissione del trenino che portava il materiale estratto verso l’acciaieria di fondo valle, ora è a rischio il recupero della parte alta della miniera di Colonna.
Legambiente, Fai, Federculture e WWF sottoscrivono un appello per chiedere alla Regione Autonoma Valle d’Aosta un impegno per salvaguardare un patrimonio storico e culturale di rilievo nazionale.
«È a rischio un patrimonio di archeologia industriale assolutamente unico nel panorama nazionale – dichiarano le associazioni firmatarie dell’appello – Temiamo infatti che, dietro la messa in sicurezza, prevista dalla trattativa in corso tra Fintecna e Regione Autonoma Valle d’Aosta sul futuro del complesso minerario di Cogne, si nasconda l’intenzione di chiusura, almeno parziale, del sito».
Le miniere di Cogne hanno notevole rilevanza per le caratteristiche uniche, per l’alta quota in cui sono situate e per la possibilità di valorizzare e visitare l’intera filiera. Il minacciato spegnimento degli impianti che hanno in questo periodo garantito la tenuta delle gallerie e il funzionamento dello skip (cremagliera interna per il trasporto di materiali e persone) è un rischio che non può essere corso finché non siano stati messi a punto sistemi sicuri per impedire all’umidità di rovinare questo patrimonio di archeologia industriale unico nel suo genere.
«La Valle d’Aosta ha fortunatamente un suo formidabile patrimonio idroelettrico su cui contare per mantenere in attività gli impianti senza dover acquistare energia a prezzi di mercato – concludono le associazioni – Chiediamo quindi alla Regione Autonoma Valle d’Aosta un impegno per salvaguardare le miniere di Cogne. Un impegno che vale la pena prendere per garantire ai propri abitanti, agli ospiti e agli studiosi, la memoria di una parte così significativa di storia valdostana».
Ufficio stampa Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta:
Fabio Dovana – 392.9935376
>>> La foto si riferisce all’immagine “ufficiale” della Valle d’Aosta di cui si parla in avvio di articolo. Per fortuna, comunque, posti come questo esistono davvero. Nella fattispecie, non ho utilizzato uno scorcio della Val di Cogne, ma di quella confinante di Champorcher, unicamente perché mi è sempre piaciuta questa foto.