Update: ho ripubblicato ieri (18 maggio) un articolo del blog Femminismo a Sud nel quale si parlava di una pubblicità sessista della ditta di abbigliamento Ambrosia (si veda qui sotto). Ho anche inviato un’e-mail all’azienda, chiedendo la rimozione della foto sessista dal sito. Mi sembra giusto dire che la foto è stata effettivamente rimossa (il che dà un po’ l’idea di quello che potrebbe essere il potere del consumatore informato – ci tornerò sopra).
Pubblico di seguito l’e-mail di risposta che ho ricevuto dallo staff di Ambrosia:
«Siamo molto spiacenti di aver urtato la vostra sensibilità, non era nostra intenzione offendere nessuno, infatti la foto che abbiamo scelto è stata scattata in un momento di gioco e scherzo tra nostri due carissimi amici, fra l’altro fidanzati, ed è proprio per questo motivo che l’abbiamo scelta… in totale buona fede, con la massima serenità e a quanto pare con un po’ troppo di ingenuità…
Comunque l’immagine del sito è stata cambiata per evitare ulteriori spiacevoli equivoci.
Sicuri di essere capiti e nella più totale serenità di coscenza, vi porgiamo le nostre più sentite scuse.
Lo staff di Ambrosia Abbigliamento».
Di seguito, l’articolo di ieri.
Copio e incollo dal blog Femminismo a Sud la segnalazione dell’ennesima pubblicità sessista nella quale una ragazza è immortalata mentre un uomo la tira per i capelli. Il “nobile” intento della fotografia è far vendere la collezione Donna primavera-estate 2011 della ditta di abbigliamento Ambrosia.
Qualcuno troverà che prendersela con queste pubblicità sia esagerato, che dietro tutto questo c’è un intento (auto)ironico. Spiegatemi qual è perché me lo sono perso.
Ho appena inviato un’e-mail di protesta al sito dell’azienda, chiedendo di ritirare questo tipo di campagna pubblicitaria e minacciando, in caso contrario, di non acquistare i prodotti della ditta. Ho anche segnalato la pubblicità allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria), compilando l’apposito modulo online.
Se la pubblicità legittima la violenza sulle donne
Femminismo a Sud
L’immagine che ci è stata segnalata e che vedete viene dal sito di una azienda che vende abbigliamento.
Non c’è molto da dire. C’è un tizio che tiene per i capelli una ragazza che non sembra tanto contenta della cosa. Non so se l’immagine evochi una punizione di qualche tipo, con l’uomo che trascina la donna o che la tiene in pugno privandola del diritto di muoversi.
Però non mi pare che trasmetta l’idea di una consensualità e dunque siamo autorizzate a pensare che rappresenti una violenza ad una donna.
Vorremmo davvero capire cosa può esserci di così affascinante in una immagine del genere, se l’abbinamento tra la violenza ad una donna, limitata nei suoi movimenti, e il jeans stracciato sia evocativo di mondi di chissà quale genere. Certo è che ci sembra una immagine offensiva che legittima la violenza sulle donne.
Al solito per quelle che vogliono opporsi a questo modo di usare il corpo di una donna, possono esserci vari sistemi.
Noi non compreremo niente che arrivi da questa azienda. Qualcun@ scriverà all’azienda per comunicare quello che pensa.
Qualcun@ proverà a decostruire l’immagine e sovvertirla e qualcun altr@ scriverà allo Iap per segnalargli che questa immagine viola qualche articolo del loro codice di autodisciplina.
A ciascun@ il suo. Buona lotta sorelle!
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Sul tema, leggi anche l’articolo «Funziona davvero la pubblicità sessista?»
E’ bello anche vedere che le aziende non sempre fanno muro, questa in seguito alle proteste ha già deciso di cambiare l’immagine sul sito!
Sì, è bello e dà l’idea di ciò che potrebbe essere il potere del consumatore se solo fosse informato… Ho aggiornato il post con la risposta dell’azienda alla mia e-mail.