Domenica 12 e lunedì 13 giugno succederà qualcosa di un po’ particolare. Per una volta, noi cittadini avremo voce in capitolo.
Qualcuno, oltre a me, si sarà accorto (magari arricciando il naso) che nella moderna concezione di democrazia l’elezione popolare equivale alla licenza assoluta, per l’eletto, di fare tutto ciò che gli passa per la testa, per tutta la durata del suo mandato, senza dover mai rendere conto a nessuno.
Quante decisioni, per buone o cattive che siano, sono prese ogni giorno sopra la testa dei cittadini, calpestandone la volontà, nella convinzione che la democrazia sia proprio questo?
Ecco, il referendum è un’eccezione. Una maniera di riappropriarsi della propria sovranità, quella che, come recita la nostra Costituzione, tanto splendida quanto bistrattata, «appartiene al popolo» (art. 1).
I quesiti referendari questa volta sono davvero importanti e infatti il governo sta facendo di tutto per far fallire l’appuntamento, a cominciare dalla scelta delle date, perché ha paura di dover accettare che la popolazione imponga scelte diverse dalle sue.
Si voterà per dire se l’acqua dev’essere un bene comune, pubblico, oppure una merce qualsiasi, gestibile da privati assetati, è il caso di dirlo, di guadagno.
Si voterà per decidere se, all’indomani della catastrofe nucleare giapponese, il nostro Paese deve tornare a utilizzare una fonte di energia pericolosa e costosa, i cui rifiuti, altamente cancerogeni, sono difficilissimi da smaltire.
Si voterà per decidere se il cosiddetto «legittimo impedimento» è veramente legittimo o no.
Per una volta avremo voce in capitolo, naturalmente se il quorum sarà raggiunto. Ecco perché nelle televisioni dello Stato e in quelle del Capo del Governo il referendum non viene pubblicizzato. Perché si vuole impedire che i 25 milioni di persone necessari a rendere valida la consultazione raggiungano le urne, senza alcun rispetto delle nostre prerogative costituzionali.
Si può essere a favore dell’acqua privata, dell’energia nucleare, delle leggi ad personam del nostro Presidente (senza) Consiglio, oppure si può essere contro: in ogni caso è giusto esprimere il proprio volere votando e impegnandosi nel fare campagna in favore delle proprie idee, per poi tracciare la propria voce sul “Sì” come sul “No”.
Ciò che non è accettabile è che a vincere siano, ancora una volta, quelle persone che hanno preferito restare a casa, non scomodarsi, lasciare che a decidere siano sempre gli altri. Come se il costo dell’acqua, la salute e le scelte energetiche del Paese, il tema della giustizia e i giudizio dei potenti fossero cose che non ci riguardano.
In definitiva (e mentre dico questo mi dispiace per mia figlia e per chi, come lei, non ha colpe), se questa volta non si raggiunge il quorum, noi italiani ci meritiamo davvero tutto. Anche Fukushima, le multinazionali dell’acqua e questo governo.
>>> Per chi abita dalle mie parti (Aosta), il Comitato “Vota Sì per fermare il nucleare”, in occasione dell’apertura della campagna per il referendum del 12 e 13 giugno, organizza, venerdì 15 aprile alle ore 21, presso il cinema-teatro Aurora (parrocchia dell’Immacolata), lo spettacolo teatrale «Storie di scorie», di e con Ulderico Pesce.
Lo spettacolo ha vinto i seguenti premi: PREMIO FRANCO ENRIQUEZ 2008 per un teatro e una comunicazione d’impegno civile; PREMIO CALANDRA 2008; PREMIO NAZIONALE LEGAMBIENTE 2005.
Al termine della rappresentazione, Ulderico sarà a disposizione del pubblico per discutere dello spettacolo e dei problemi posti da un eventuale ritorno dell’Italia al nucleare.
L’ingresso è gratuito.
>>> Leggi l’appello del Comitato «Vota sì per fermare il nucleare».
Visita il sito del Comitato promotore per il Sì ai referendum per l’acqua pubblica.
Eh, daje.