Obiezione di coscienza per i farmacisti

 Forse è vero che non tutti i chirurghi sarebbero in grado di praticare un’interruzione di gravidanza.
 E forse alcuni di loro dovrebbero specializzarsi in qualche altra branca della medicina.
 O forse la legge dovrebbe semplicemente imporre una percentuale fissa di medici non obiettori per ogni struttura ospedaliera.
 Ma l’obiezione dei farmacisti, proposta dalla senatrice cattolica del Pdl Ada Spadoni Urbani, è decisamente troppo.
 Anche perché la pillola del giorno dopo aiuta a prevenire la necessità di ricorrere a un’interruzione di gravidanza.
 O dopo un giorno stiamo parlando già di un essere umano?
 Forse la signora Ada Spadoni Urbani dovrebbe spingersi più in là e proporre, scondo il Magistero della Chiesa, di estendere l’obiezione di coscienza alla vendita dei preservativi.
 L’interruzione di gravidanza diventerà allora l’unica tecnica di contraccezione possibile.

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3 risposte a Obiezione di coscienza per i farmacisti

  1. Paolo scrive:

    Stimolato dalle notizie sull’obiezione di coscienza dei medici e più recentemente dei farmacisti ho deciso di scrivere la mia opinione. Parto dalla definizione che ne fornisce l’enciclopedia Wikipedia: “Si definisce obiezione di coscienza il rifiuto di assolvere a un obbligo di legge gli effetti del cui espletamento si ritengano contrari alle proprie convinzioni ideologiche, morali o religiose. Colui che pratica tale opzione si chiama “obiettore di coscienza”. Caratteristica saliente dell’obiezione di coscienza è l’assunzione in prima persona delle conseguenze civili e penali che derivano dall’obiezione”. Io che ho un’età tale da ricordare che per sostituire il militare con un anno di servizio civile si poteva “obiettare”. Ricordo anche che l’obiezione portava delle conseguenze, anche gravi. Ricordo l’impossibilità di partecipare ai concorsi per essere assunti in polizia o nei carabinieri o a richiedere il porto d’armi. Insomma era una scelta che ti segnava, che prevedeva delle conseguenze. Ecco perché storco il naso quando sento i medici parlare di obiezione di coscienza. Se un medico obietta sull’erogazione di determinate prestazioni mediche previste per legge, che cosa rischia? Quali sono le conseguenze che è disposto a sopportare per dimostrare la reale convinzione della sua scelta? Nulla! Anzi vale il contrario; se un medico si dichiara obiettore trova più facilmente lavoro o è favorito nella carriera. Risulta dalle cronache che sono stati scoperti medici che erogavano privatamente quelle prestazioni per cui avevano obiettato in ospedali pubblici. È automatico essere indotti a pensare che, per la maggior parte, si tratta di false obiezioni, dichiarate per motivi di convenienza. Tanto cos’hanno da perdere?
    Ciliegina sulla torta è la notizia che anche i farmacisti rivendicano, al pari dei medici, il diritto di obiezione alla vendita di determinati farmaci. Per loro vale la stessa riflessione fatta per i medici; che cosa ci rimettono? Come intendono “risarcire” la società civile dal danno che provoca la loro scelta? È dunque stabilito per definizione che in assenza di conseguenze in prima persona derivanti dall’esercizio dell’obiezione il termine “obiezione di coscienza” è improprio, a mio avviso usurpato.
    Signori medici e farmacisti, o vi inventate una nuova definizione senza svalutare quella originale, o accettate di pagare delle conseguenze in prima persona. Per me un medico che non eroga tutte le prestazioni mediche previste per legge non dovrebbe fare il medico. Per me un farmacista che non vende tutti i presidi sanitari autorizzati per legge non può fare il farmacista. Se la loro coscienza non gli consente di erogare tutte le prestazioni che prevede la legge avrebbero dovuto mettere in preventivo l’opportunità di fare un altro mestiere.

  2. Mario scrive:

    Paolo, sono d’accordo con quanto dici. Ho fatto il servizio civile, ma – onestamente – non mi pesa il non poter portare un’arma. Faccio un altro esempio: la previdenza integrativa. Considero immorale giocare in borsa perché le varie aziende si macchiano di delitti di ogni tipo. Come non gioco io, non deve giocare nessun altro con i miei soldi. Morale della favola: a oggi non ho aderito a nessun fondo integrativo. Ne pagherò le conseguenze? Se le cose continuano così, passerò la vecchiaia in un ospizio perché non avrò pensione o ne avrò una davvero ridicola. Accetto le conseguenze della mia scelta. In una struttura ospedaliera che pratica interruzioni di gravidanza immagino che un medico obiettore non rischi neppure di non diventare primario. Dov’è la rinuncia implicata dal termine «opbiezione»? Ciò detto, dai medici ai farmacisti mi sembra che si vada degenerando: capisco che qualcuno non se la senta di praticare un aborto (gli suggerisci di pensare a un altro lavoro e hai ragione, ma sarebbe sufficiente riservare per ogni struttura un certo numero di posti a medici che non “obiettano”), ma che cosa pensa il farmacista dell’ovulo appena fecondato? Che è un essere umano? E si rifiuta di dare la pillola del giorno dopo? E non è che – paradosso per paradosso – finirà per negare anche i preservativi (rendendo così più facile che si arrivi a dover scegliere se abortire o meno)?

  3. vortallow scrive:

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