No al «reato di solidarietà»
. Appello per padre Carlo D’Antoni

 
 Forse lui non vorrebbe, perché nel fare il proprio dovere è già presente una forma di ricompensa, ma se don Carlo D’Antoni, parroco della chiesa di Bosco Minniti (Siracusa), fosse un personaggio di Victor Hugo, lo additeremmo come un modello di santità, alla stregua di quel Monsieur Myriel, vescovo di D., che nei Miserabili è sempre pronto ad aprire la propria porta ai poveri, disposto a privarsi del suo, e a mentire, pur di salvare la libertà e permettere una nuova vita all’ex galeotto Jean Valjean (il quale, grazie al vescovo, torna sulla retta via e trasforma la propria esistenza in un continuo prodigarsi per gli altri, a tutto vantaggio di quella società che lo aveva rifiutato e bla, bla, bla).

 La letteratura “d’autore”, che per decenni ha contribuito a formare, per la sua esemplarità, generazioni di giovani europei, a casa come a scuola, pullula di personaggi come questi, pronti a violare qualche regola per consentire la salvezza, la fortuna o il successo di esseri umani – reietti, miserabili – che la provvidenza o il caso hanno messo sul loro cammino.

 Ma se dalla letteratura passiamo alla realtà, dobbiamo scontrarci con le leggi meschine di un’Italia sempre più in odore di razzismo, che ha degradato a colpevole di reato chi, semplicemente, non possiede documenti in regola, e considera suo complice chi, per un sentimento di umana misericordia, si rifiuta di voltare le spalle ai propri simili.

 Padre Carlo D’Antoni è stato posto agli arresti domiciliari insieme ad altre otto persone, accusato dal gip del tribunale di Catania di «associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’illecita permanenza, falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni a pubblico ufficiale» (il grassettato è mio). Al di là dell’accusa, ecco che cosa di imputa al sacerdote: l’aver ospitato, sfamato e accolto migranti, senza chiedere loro se avevano o meno il permesso di soggiorno.

 «Sappiamo che il soccorso e l’assistenza umanitaria senza scopo di lucro degli immigrati anche in situazioni di irregolarità non sono ancora reato in questo paese», hanno scritto i firmatari di un appello in favore di padre Carlo, fra i quali Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli, «neppure dopo il pacchetto sicurezza». «Chiediamo quindi che padre Carlo sia liberato, che la sua situazione sia chiarita al più presto e che possa tornare a svolgere la sua preziosa opera di solidarietà presso la sua parrocchia».

 Per firmare l’appello è sufficiente inviare un’e-mail all’indirizzo senzaconfine[at]libero.it

 QUI il testo integrale dell’appello


 Nell’immagine: Milano, Italia. "Posti letto" in piazza Duomo.

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