Contro una scuola al servizio del mondo del lavoro e dell’impresa

 
 Questo che segue è un appello (mio) per una scuola che abbia come scopo formare alunni preparati, ma soprattutto esseri umani e cittadini colti, responsabili, liberi e felici, anziché soddisfare supinamente le «richieste del mondo del lavoro».
 

 Appello contro una scuola al servizio del mondo del lavoro e dell’impresa
 
 «Dal prossimo anno scolastico avremo delle scuole che possono essere comparate a quelle degli altri paesi europei – ha detto il tizio che ci governa – perché, secondo quanto ci dichiarano tutte le imprese e le associazioni, la scuola attuale non sforna ragazzi con cognizioni adeguate alle richieste del mondo del lavoro».
 
 Perché secondo lui è questo che deve fare la scuola: fornire «cognizioni adeguate alle richieste del mondo del lavoro». Che non significa neppure preparare al mondo del lavoro, ma semplicemente accettarne le richieste e comportarsi di conseguenza.
 
 Nella mia pratica scolastica quotidiana, come insegnante di lettere in una scuola media, preferisco concentrarmi su altre cose. Comunicare il piacere della lettura e, più in generale, di una buona storia, che accompagnerà i miei alunni durante tutta la vita. Portarli a ragionare sulle cose, preferibilmente con la loro testa. Acquisire almeno un’idea dei principali avvenimenti storici che ci hanno portato fin qui. Insistere sui diritti, i doveri, il concetto di regola, di legge. Mostrare per quanto possibile la varietà del mondo e la bellezza delle specificità delle varie culture.
 
 Mi rendo conto che queste attività sono poco rispondenti al concetto di scuola come erogatrice di «cognizioni adeguate alle richieste del mondo del lavoro» e quando la mia istituzione scolastica sarà gestita da un consiglio di amministrazione in piena regola, forse finalmente sarò licenziato.
 
 Capisco anche benissimo che queste attività non sono d’aiuto (neppure in prospettiva) ad accrescere il prodotto interno lordo del Paese e forse sono persino antitetiche rispetto ai “valori” del sistema politico-mediatico dominante. Peccato che costituiscano l’unico tipo di scuola che sono disposto a immaginare.
 
 Mario Badino
 insegnante


 Chi volesse sottoscrivere l’appello può farlo con un’e-mail a info.blog(at)libero.it

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2 risposte a Contro una scuola al servizio del mondo del lavoro e dell’impresa

  1. Gianuario scrive:

    Anzichè ostinarci sempre a voler insegnare, una volta tanto potremmo chiedere ai nostri ragazzi di aiutarci a capire, dove noi adulti non possiamo, perchè vincolati da abitudini e schemi consolidati.
    E’ il caso della rivoluzione digitale.
    Con le ITC i ragazzi “ci giocano”: per loro può essere un gioco scoprire come con le nuove tecnologie può funzionare meglio la nostra democrazia e come possiamo proiettarci in una società decisamente più evoluta…

    http://www.educationduepuntozero.it/…laris.shtml

  2. Mario scrive:

    D’accordissimo sul fatto che si insegna e s’impara reciprocamente. Sulle “nuove” tecnologie sono meno entusiasta, solo nel senso che se ne sente sempre parlare come di un’opportunità democratica, ma non vorrei si confondesse il mezzo con il contenuto. Le nuove tecnologie sono importantissime per la democrazia perché al momento sono meno imbrigliate degli altri media, ma quali sono i contenuti che veicolano? E, al di là di un giudizio di qualità, si tratta di cose diverse/più autentiche rispetto a quelle che ci buttano addosso dall’alto di uno schermo televisivo? La rivoluzione digitale resta in ogni caso un buon punto sul quale ragionare insieme agli alunni permettendo loro di mettere in evidenza, dove c’è, la loro maggior competenza.

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