Eluana Englaro e il «rammarico» dell’aspirante Deità

 Gli anniversari sono un un’occasione obbligata, prevedibile: non serve aspettare il 9 febbraio per ricordare Eluana e Beppino Englaro, la battaglia di civiltà di un padre che chiede di mettere fine all’agonia di una figlia in coma da 14 anni e si scontra con la sordità dello Stato-pater familias e le esigenze ideologiche del potere e della religione.
 Non serve aspettare il 9 febbraio, soprattutto in un Paese che vira sempre più verso l’inciviltà di scelte imposte per tutt@ dall’alto, che si tratti delle modalità con le quali (non) interrompere una gravidanza indesiderata o di costruire una centrale nucleare vicino a casa tua.
 Ma oggi, in questo primo anniversario, il tizio che siede a palazzo Chigi ha espresso «rammarico e dolore» per non aver potuto evitare quella morte, cosa che in nessun modo poteva dipendere da lui perché in fin dei conti – se lo metta in testa una volta per tutte, a costo di ferire irrimediabilmente il proprio orgoglio – Berlusconi non è Iddio Onnipotente.
 Credo che il modo migliore di ricordare Eluana e la sua vicenda, oltre a invocare una vera legge sul testamento biologico, sia rileggere il brano «L’Istituzione-branco», che Wu Ming 1 scrisse, un anno fa, sull’onda dell’emozione per la vicenda, esprimendo il proprio sdegno nei confronti di uno Stato che pretende di governare le vite, le coscienze, l’etica individuale dei cittadini.
 Oltre al testo, a quanto ne so liberamente riproducibile per scelta dell’autore, ripubblico anche una versione sonora, recitata da me e musicata al pianoforte da Beppe Barbera in occasione del secondo compleanno di questo blog, il 25 febbraio 2009.

 
 



 
 

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 L’Istituzione-branco (Wu Ming 1)

 
 La clinica nido di membra stanche la casa del riposo
 sorge su un colle azzurra come lama di forbice
 bianca come latte in polvere come
 un lenzuolo e silenzio attorno
 La Pace
 Arcadia dell’ultimo miglio
 qui si è raccolta la famiglia prega assiste la ragazza
 si prepara
 morta da tanti anni si appresta a morire
 senza la paura né l’orrore né bisogno
 di aggrapparsi a una mano nell’ultimo momento
 [come nei film prove d’attore a buon mercato]
 prima del tuffo nel vuoto perché fluttua già nel vuoto
 magra nel sarcofago vuoto solo un canale non sintonizzato
 sotto la palpebra vuoto
 
 Ce ne è voluto di tempo
 tempo per farsi udire capire tempo
 per ricorrere reclamare puntare i piedi
 risolvere
 tutti lo fanno di nascosto
 per non soffrire più
 di nascosto
 perché così si è sempre fatto
 di nascosto
 succede tutti i giorni dappertutto
 di nascosto
 si staccano le spine perché qualcuno inciampa
 si fermano le cure perché
 non sono cure
 la legge lo proibisce questi morti
 fratelli sorelle
 figlie
 non vanno sepolti
 legge dettata da imbecilli in palandrana
 virtuosi col culo degli altri
 mentecatti in sottanone
 mantecati in dottrine di fango
 e cattivi profumi
 
 Poi qualcuno ha detto
 di non volerlo fare di nascosto non più di nascosto
 perché anche le buone azioni creano circoli viziosi
 refoli di aria viziata se non escono
 dai chiostri
 dove si muore in camuffa
 [ma per davvero eccome per davvero]
 Qualcuno lo ha detto per tutti
 l’uomo bloccato che parlava con le ciglia
 l’uomo che perdeva un muscolo al giorno
 e il padre della bella dormiente per sempre
 sono usciti dal chiostro dove inciampano i dottori
 e la piazza si è riempita di voci e lampi si è riempita
 di conflitto discorsi la vita la morte e parecchi
 ma in fondo nemmeno parecchi
 fingevano fingono di non sapere
 che di nascosto succede tutti i giorni
 
 Il padre della bella dormiente per sempre
 ridotta a pacco di carne e tecnica
 dopo il cammino e le tappe forzate sforzate aperte
 col piede di porco della tenacia
 ricorsi rivolgimenti e un potere refrattario
 rinfrangente rifocillantesi di facile consenso
 ebbene dopo tutti questi anni di rimbalzi
 la bella dormiente per sempre
 è all’ultima stazione di un calvario senza i sensi
 e tutto sembrerebbe andare bene
 finalmente andare bene finalmente
 il sollievo
 unico momento di vera vita
 unici giorni di vita nel corpo
 che lotta restituito alla lotta al cadere
 al panta rèi
 
 Ma la cattiva sorpresa sale
 da dietro la collina sulla strada provinciale
 è un caravàn un serraglio di bestie in maschera
 di maschere in bestia
 convoglio di uomini e troie automobili
 dai vetri blindati piene di ghigni espressioni bloccate
 in sorrisi di circo e stanza eccoli
 si pippano a vicenda la forfora dal cranio
 coi biglietti da cinquecento euri
 raccontano barzellette barzotte lubriche
 gran pacche sulle ginocchia
 Sono pronti all’exploit
 perché è ora di finirla
 Sono
 1) Il Primus dei ministri primus habens
 2) e 3) il Pope col segreto segretario
 detto l’Uccello di rovo
 4) Il deputato De Puta
 5) Il Filosofino
 6) Il Sondaggista
 Arrivano di gran carriera
 sudati alticci labbra gonfie da impuniti
 riempiono il vialetto della clinica
 invadono la corsia di tubi al neon
 vanno a guardare il corpo
 col codazzo di guardie del corpo
 e guardie svizzere
 [siamo al confine con la Svizzera]
 occhiali neri braghe da pagliacci alabarde
 
 Avanti a tutti
 il Primus dei ministri primus habens
 parrucca di pelo di ratto faccia
 bistrata di biacca piastriccio d’ombretto da funebri pompe
 [honni soit qui mal y pense]
 impagliato da vivo per paura di morire
 paladino della vita impasto
 di merda e paglia
 fa gli onori di casa in casa d’altri
 da troppi anni
 qui è avanguardia e frangiflutti per
 
 il Pope del Nord
 a braccetto con l’Uccello di rovo
 bastone della sua vecchiaia
 fanno quasi tenerezza
 e il Pope somiglia a una candida nonna
 parla di pace ma porta il frustino
 tiene in bocca uno scudiscio
 parla di vita e di morte ogni giorno
 accende mutui sui culi degli altri
 e a noi tocca pagarli
 a tasso variabile
 invariabilmente
 
 L’onorevole Nico De Puta è smarrito
 vive circondato da cronisti
 rilascia dichiarazioni sferra scomuniche civili scaglia
 sempre anatemi sempre con l’occhio sempre fisso sull’obiettivo sempre
 un occhio bovino che ti guarda dallo schermo
 e ti fa venire freddo ma ora è solo
 solo con le guardie del corpo nessun microfono
 né telecamera
 
 Il Filosofino
 ha la faccia colorata di nulla
 parla di vita e di morte sui giornali
 parla di vita e di morte nei talk-show
 collegato da un’altra città sempre
 in un’altra città faccia grande su schermo
 grande colorata di nulla
 
 Il Sondaggista
 fu da giovane maoista
 ci mette la faccia e che faccia
 per dirti che su cento italiani
 novantotto cagano merda
 e il due per cento fa la cacca
 distilla opinioni a ph neutro
 tutte le sere sorride a piene ganasce
 ma quando serve se c’è un rovescio
 suo compito è farne medaglia
 settanta persone su cento la pensano
 come non piace al padrone
 lui pronto a dire paese
 spaccato quasi a metà
 
 Camminano e tutti si spostano
 fatece largo che passamo noi
 fremono i gorilla dell’antiguerriglia
 agli ordini del capo-camarilla
 la caposala chiede spiegazioni
 il primario chiede spiegazioni
 vociare di protesta dei parenti
 della bella dormiente per sempre
 partono i gorilla il branco bramisce
 come un unico alce in calore
 un alce a cazzo duro con la Sindrome di Tourette
 sparano una salva una selva di porcidèi
 il Pope non si scompone anzi
 benedice a mezza voce i tirapugni
 manganelli retrattili d’acciaio
 incidono le teste e sganassoni
 mettono i volti a soqquadro
 tra pianti e imprecazioni
 il Pope con aria dispiaciuta
 mulina per l’aere segni della croce
 chissà forse dovrebbero attenuare spargere polline
 di perdono
 dal pavimento dove giacciono i corpi
 si innalza un rantolante vaffanculo
 spento da un tacco che sbriciola qualcosa
 era il padre della ragazza
 la bella dormiente per sempre
 è lei che vogliono
 il Primus dei ministri primus habens
 ride beato e dice
 avanti
 avanti
 
 Davanti alla porta chiusa
 ogni maschio inspira forte
 e butta fuori ci-o-due
 mentre si palpa il pacco
 momento che non è di esitazione
 ma parte della coreografia
 il timing dev’essere perfetto
 il Primus è un maestro drammaturgo
 poi fa
 un cenno
 sfondano la porta
 
 Il corpo di lei
 stretto rinsecchito atrofizzato
 campo desertificato
 come tanti saprofiti spuntano tralicci
 che portano cavi
 tubi
 su cui stanno appollaiati come corvi
 i sogni di dominio
 di questo potere che adesso la guarda
 fremente vapore fremente
 dalle narici
 bavetta che cola sul mento
 mani sui pacchi
 fuori
 i gorilla montano la guardia
 e allora fuori
 gli uccelli allora
 nerastri come cuccioli di corvi
 bocche protese verso il verme
 stretti rinsecchiti atrofizzati
 flaccidi come meduse
 questo potere a cazzo fuori sogghigna
 si tratta di impartire una lezione
 è loro questo corpo
 li intriga il suo fiore di catacomba
 flaccidi
 di fronte a lei dormiente si sentono eterni
 flaccidi
 la sua parvenza di vita li fa sentire vivi
 flaccidi
 la sua immobilità li dinamizza
 flaccidi
 il suo non poter scegliere eccita il loro arbitrio
 flaccidi
 il suo non avere più niente li fa sentire proprietari
 epperò
 flaccidi
 
 Calano i calzoni
 parte la danza flap flap di mani su e giù
 flap flap pugni stretti su e giù
 uno in faccia all’altro su e giù
 flap flap come un battere d’ali senza decollo
 provando a risvegliare uccelli vecchi
 dalle ali stanche
 appese a corpi stanchi come sacchetti
 di necrosi
 appese a corpi che non vogliono morire
 il Sondaggista li rassicura tutti
 il novanta per cento dei membri si rizza
 dopo i primi cinque minuti
 gli altri dopo i primi dieci
 non c’è da preoccuparsi
 se sembriamo morti
 ottanta italiani su cento
 sembrano morti ma sono in gran forma
 flaccidi
 allegria d’artificio li anima
 flaccidi
 fuori i gorilla vegliano
 dal letto il corpo non assiste
 testimone
 di niente
 tutti quanti
 appena appena barzotti
 uova in camicia che sanno di vecchio
 flaccidi
 
 Il Primus afferma il primato
 con un salto da primate
 vorrebbe tuffarsi sul corpo
 ma lo blocca un cigolìo alla schiena
 si costringe a movenze caute
 del resto c’ha quasi ottant’anni
 sale sul letto pian piano
 flaccido pian piano
 in cerca del sesso
 in cerca impaziente del sesso
 in cerca angosciosa del sesso
 in cerca attonita del
 sesso mentre cerca di tenere
 la mezza erezione
 si perde nelle pieghe di un mistero
 confuso
 me l’avevano data
 per bella figa
 vedrà vedrà mi han detto
 mi han preso per il culo mi sentiranno
 quando torno a Palazzo mi sentiranno
 nel culo
 oh se mi sentiranno
 ma adesso
 deve fare buon viso a cattivo gioco adesso
 reggere la parte del grande amatore adesso
 si sdraia sul corpo e grugnisce
 finge di dare un colpo due tre ansima
 flaccido
 si alza affettando trionfo
 adesso tocca agli altri adesso
 si guarda nelle mutande
 chissà come
 ha eiaculato un fiotto di
 un fiotto di sangue e
 un fiotto di sangue e pus
 presagio di morte disagio dosaggio di morte
 fa finta di niente nessuno si è accorto
 si allaccia i calzoni
 fuori i gorilla vegliano
 
 Uno dopo l’altro
 flaccidi sudati calzoni calati
 simulano il coito
 respinti dal mistero che sei
 bella dormiente per sempre
 sugli scogli del tuo mistero si spaccano le chiglie
 di ogni nave da guerra
 nelle sabbie del tuo mistero sprofondano i convogli
 che portano armi
 nel buco del tuo mistero vengono inghiottiti gli dèi
 nel mistero del tuo mistero si perdono le certezze
 del potere
 dello Stato
 sul tuo stato
 
 Embarazo
 parola falsa amica
 vuol dire essere gravide in Castiglia
 e sentirsi facce di cazzo in Italia
 Forse cercavano l’embarazo
 di certo li morde l’imbarazzo
 ciascuno ha in faccia il proprio cazzo
 flaccido
 io so che tu sai che io so
 lui sa che tu sai che lui sa
 lei sa che io so che tu sai
 tutti sappiamo di esser morti
 e in decomposizione
 
 Il Primus va a orinare
 lui orina pochissimo sapete
 due gocce e ci mette una vita
 problemi di prostata sapete
 ma questo della prostata è un pretesto
 si studia la mutandata
 dal glande continua a uscire pus
 si studia l’inguine
 che sembra cedere in procinto di
 cedere creparsi in procinto di
 arrendersi a qualcosa
 la pelle è rossa e croccante
 dietro si agita
 qualcosa
 buon viso a cattivo gioco adesso
 il Primus si guarda allo specchio
 la pelle è giallastra e cascante
 
 Chissà perché il bisogno scappa a tutti
 e ognuno sta in bagno una vita sapete com’è
 dopo una certa età sapete com’è
 ché qui sembriamo sempre dei ragazzini ma gli anni passano
 due gocce e ci vuole mezz’ora
 ma in fondo siamo in forma
 sopra la media nazionale di bell’aspetto
 pensate che novanta italiani su cento
 sono più brutti di noi
 dal letto il corpo non assiste alla processione
 parata verso il cesso a senso unico alternato
 dal letto il corpo è testimone
 di niente
 e fuori i gorilla vegliano
 
 ogni animale è triste post coito
 se di coito si può parlare
 nessuno si gira a guardarla nessuno
 spaventa
 il suo fiore di catacomba
 la marcia verso l’uscita è più mesta
 su tutti grava un peso grave un peso
 denso nero grave un peso greve li schiaccia un peso
 li tira giù lo sentono
 lo sentono nei dischi vertebrali
 erano arsi dall’ansia di catarsi
 adesso sono spompi e spenti adesso
 respirano col soffio di una valvola
 difettosa
 ognuno sa che gli altri sanno
 si portano la mano al pacco
 qualcosa si muove là sotto là dietro là dentro
 
 li morde da dentro
 
 la pelle sottile
 
 la pelle che cede a uno scavo di talpa
 
 e fuori c’è il sole
 
 la luce del sole
 
 fuori
 
 riparte il convoglio
 

 giù per la collina giù
 

 sulla strada provinciale giù
 

 un peso li tira
 

 d’ora in avanti
 

 giù
 

 ci vorrà tempo ma
 

 giù
 

 7-9 febbraio 2009



 

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