Scuola – Lettera aperta alla Rai

 


 Quella che
segue è una lettera aperta indirizzata alla Rai, a livello teorico «la
televisione di tutti», per invitarla a fornire un’informazione completa sulla
cosiddetta riforma della scuola del ministro Gelmini, sui maxilicenziamenti che
si prospettano (40mila persone), sulle manifestazioni di protesta che stanno
svolgendosi in alcune città d’Italia.
 
 È stata scritta dal blog
ItalianiImbecilli, che invita i lettori a fare un copia-incolla della lettera e
a spedirla QUI e al TG1 (tg1.live@rai.it).
 
 
 Scuola – Lettera aperta alla Rai
 Dal blog ItalianiImbecilli
 
 Tra qualche giorno, migliaia di lavoratori della scuola non saranno più nel
loro abituale posto di lavoro, per gli effetti prodotti dalla legge finanziaria
che ha compreso quella che impropriamente è stata definita ‘riforma’ della
Scuola, a firma del ministro Mariastella Gelmini. E proprio in questi giorni,
questi stessi insegnanti e il personale tecnico stanno energicamente
protestando per riguadagnare e difendere il diritto al lavoro, sancito dalla
nostra Costituzione, ma negato dall’attuale governo. Si tratta di proteste
localizzate e organizzate, a Taranto, Salerno, Napoli, Arezzo, Agrigento…
 
 Il silenzio che il servizio pubblico televisivo sta
adottando, relativamente a queste proteste, rientra -come sappiamo- nella linea
editoriale di marca censorea imposta alla Rai dall’attuale governo. Facciamo
presente che la Rai dovrebbe essere un servizio di Stato e non di governo
(Radio-Televisione-Italiana e non Radio-Televisione-Governativa).
 
 Le informazioni sul mondo della scuola che la Rai ha fornito
in questi giorni hanno riguardato esclusivamente la questione dei docenti di
religione e il loro diritto di partecipazione nella formazione del credito
dello studente, facendo credere che l’unico intoppo nella scuola pubblica fosse
questo. Per inciso, vorremmo ricordare che i docenti di religione vengono
pagati dallo Stato italiano, pur non essendo stati nominati dal ministero,
bensì dalla curia.
 
 Il vero problema della scuola pubblica italiana, pertanto,
non è l’ora di religione, ma il profondo taglio del personale che graverà sulla
qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento, oltreché sull’aspetto
occupazionale.
 
 Come servizio pubblico, la Rai ha il dovere civile e morale
di informare i cittadini delle proteste di cui sopra e dei veri problemi della
nostra scuola. Un taglio di oltre 40 mila unità non può essere taciuto. Siamo
di fronte al più imponente licenziamento di massa mai registrato in Italia.
 
 In qualità di cittadini italiani e abbonati Rai, desideriamo
chiamare in causa la Rai, i suoi dirigenti e tutti i redattori pubblicisti,
affinché emerga chiaramente la grave situazione della scuola pubblica italiana
e venga dato spazio alle proteste che il personale della scuola sta attuando.
Chiamiamo in causa la coscienza di tutti i responsabili dell’informazione
televisiva, ricordando loro che la scuola è un istituto di educazione e di
formazione, anche per i loro figli.
 
 Grazie.

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