Partito democratico: Alessandra Guerra sì e Beppe Grillo no? [< Giornalismo Partecipativo]

 Sinceramente a volte mi domando perché perdo tempo con le notizie che riguardano il PD. Però l’articolo che riporto, scritto da Gennaro Carotenuto e pubblicato sul sito Giornalismo Partecipativo, mi pare molto interessante, perché mostra una volta di più l’ipocrisia di quelle classi dirigenti che dovrebbero far uscire l’Italia dalla palude del berlusconismo e che invece vi rimangono – forse inconsapevolmente – impantanati. Immagino che la via d’uscita (senza togliere nulla all’esigenza di una lotta politica istituzionale) sia fuori dagli apparati di questi partiti; forse in una responsabilizzazione che viene dal basso, dai movimenti; forse in una sorta di "rinascimento democratico" (non c’entrano né il PD né la P2) che passa attraverso tante cose, non ultima delle quali lo spegnimento della televisione. Bisognerebbe ragionarci insieme.
 
 Partito democratico: Alessandra Guerra sì e Beppe Grillo no?
 di Gennaro Carotenuto

 
 Beppe Grillo non si è potuto iscrivere al PD perché “proveniente da un movimento politico ostile”, la qual cosa suona un po’ criptica come quando George W Bush mise nella lista delle organizzazioni terroristiche tutti gli indigeni latinoamericani. Ma cosa vuol dire provenire da un “movimento politico ostile”?
 
 Qualcuno mi spiega per esempio perché contemporaneamente all’esclusione di Beppe Grillo hanno steso il tappeto rosso per l’ex lady Carroccio Alessandra Guerra (nella foto come comiziante leghista e in posa equivoca con Silvio Berlusconi), la cosiddetta “pasionaria leghista”, già presidente in camicia verde della giunta regionale del Friuli Venezia Giulia?

 La Lega Nord non è un “movimento politico ostile”?
 
 Oltretutto sull’iscrizione della Guerra ripugna un dettaglio. In molti hanno ironizzato (con toni non vagamente antimeridionali) sul fatto che la tessera a Beppe Grillo fosse stata data dal presidente di un circolo del PD di Paternopoli, in Irpinia.
 
 Ammesso e non concesso, leggo dalle cronache che l’iscrizione della Guerra sia avvenuta in condizioni ancora meno ponderate. Infatti tale Daniele Bezzo, presidente del circolo PD del paesello di Tricesimo, avrebbe ricevuto una telefonata della Guerra e dichiara: “Abbiamo parlato un po’, bevendo un aperitivo. Era determinata, convinta. Sono bastate poche parole per convincermi”.
 

 A volergli credere (sarà andata proprio così?) contento lui, contenti tutti. Se poi a qualcun altro dei 600.000 iscritti al Piddì dovesse ripugnare stare nello stesso partito con lady Carroccio e dovesse addirittura considerare il partito di Borghezio e Matteo Salvini un “movimento politico ostile” (all’Italia, alla civiltà, alla democrazia) se ne faccia una ragione: il PD è un partito aperto a tutti, perfino alla feccia leghista e poi lo ha deciso nella sua infinita saggezza il compagno Bezzo davanti a un aperitivo (siamo sicuri fosse almeno sobrio?) senza che il fantomatico comitato dei garanti presieduto da Luigi Berlinguer abbia avuto niente da dire.


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2 risposte a Partito democratico: Alessandra Guerra sì e Beppe Grillo no? [< Giornalismo Partecipativo]

  1. TenderBranson scrive:

    più che altro mi sorge una domanda: l’iscrizione ad un partito può dipendere dal fatto che il presidente di un circolo locale ci trovi “determinati”? per fare il presidente di circolo bisogna firmare qualcosa? a che servono i codici etici se poi ognuno fa come gli pare?
    un partito deve avere delle regole. Per me era giusto non accettare Grillo, ma per motivi burocratici. Anche perché se ci pensi di lui si sa cosa pensi del PD, ma di qualsiasi comune cittadino nessuno potrà mai sapere PRIMA di iscriverlo se sia realmente “amico” del Pd.
    Poi la Guerra per me potrebbe anche aver cambiato molte delle sue opinioni: resta assurdo che la tessera la dia una singola persona, per quanto presidente di circolo, con giudizio personalissimo e davanti ad un aperitivo. Questa è una politica personalistica e pericolosa.

  2. Mario scrive:

    Completamente d’accordo con te sulla «politica personalistica e pericolosa» e anche sul rispetto di regole (oggi le regole rischiano di essere un optional un po’ dappertutto). La Guerra, poi, può perfino aver cambiato le proprie idee, non metto in dubbio neanche questo; ma, aperitivo a parte, è proprio necessario che gli ex di un partito (e che partito!) siano accolti a braccia aperte in un altro partito? Non c’è il rischio di far sembrare interscambiabili le persone? Del resto, dal punto di vista ideologico (lasciando da parte gli interessi e le vicende personali dei vari aderenti), io non vedo molte differenze tra PDL e PD: entrambi hanno accettato la cornice ideologica di fondo, quella liberista. Entrambi hanno la smania di incenerire rifiuti e amenità del genere (Bersani, ad esempio). Quanti, nella gerarchia del PD, intendono battersi per impedire il ritorno del nucleare? Almeno da questo punto di vista, Beppe Grillo (che non vorrei a capo di un partito nel quale mi riconosca) sarebbe stato meglio degli aspiranti segretari PD… Ma hai ragione, le regole vanno rispettate. A patto che valgano per tutti.

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