Manifestazione No F-35 – 30 maggio Novara

 
 Novara, 30 maggio 2009, ore 15 (Stazione FFS)
 
 
Tra una storia e l’altra è un po’ che non riesco più ad andare alle manifestazioni… Però ci terrei a essere presente il 30 maggio a Novara, per dire no alla fabbrica dei cacciabombarideri F-35 nella vicina Cameri, macchine da guerra assolutamente incompatibili con l’articolo 11 della nostra Costituzione, che prevede per l’esercito italiano un ruolo puramente difensivo (e allora perché acquistare un centinaio di bombardieri attrezzabili, eventualmente, con testate nucleari? Ma chi dobbiamo bombardare per difenderci?). La spesa prevista (ma tanto sono soldi dei cittadini, che cce voi fà? il welfare??) è di più di 14 miliardi di euro. E quello poi dice che non c’ha soldi per la scuola…
 
 
Quello che segue è l’appello dell’Assemblea permanente No F-35.
 
 
L’iter parlamentare per l’approvazione dell’insediamento, a Cameri (NO),  della fabbrica della morte per l’assemblaggio degli F-35 è ormai definito.  A partire dal 2010 inizierà la costruzione del capannone da cui usciranno delle macchine che verranno consegnate a diversi stati che le utilizzeranno per bombardare ed uccidere.
 


 
Tale impresa industriale-militare viene condotta, con ampio dispendio di denaro pubblico, dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin in associazione all’italiana Alenia Aeronautica (del gruppo Finmeccanica) e coinvolgerà una serie numerosa di fabbriche di armi e di morte collocate qua e là sul nostro territorio. Insomma, il riarmo come via d’uscita dalla crisi economica, come con la Grande Crisi degli anni ‘30 e con la Grande Depressione di fine ‘800. Peccato che in entrambi i casi questa strada abbia condotto a guerre mondiali. Di certo, l’impiego dei nuovi bombardieri nelle missioni “di pace” produrrà distruzione, morte e  sofferenza.
 
 
Di sicuro gli F-35 sono i perfetti strumenti operativi di una sorta di gendarmeria mondiale in via di perfezionamento: una volta costruiti non faranno certo la ruggine in qualche hangar italiano o olandese, bensì saranno presto adoperati per uccidere e distruggere in svariate guerre, sia attuali sia future.
 


 
Gli F-35 ci costeranno un sacco di soldi: circa 600 milioni di euro per costruire e attivare la fabbrica di Cameri, circa 13 miliardi di euro (a rate, fino al 2026) per l’acquisto dei 131 aerei che l’Italia vuole possedere. Del resto è stato già speso o impegnato quasi un miliardo di euro. E ciò risulta ancor più impressionante se si considera la grave crisi economica in corso. Nessuno può ignorare che, con una spesa di questa entità, si potrebbero senza alcun dubbio creare ben più dei miseri 600 posti di lavoro promessi all’interno dello stabilimento di Cameri. Si potrebbe altresì intervenire in vario modo per migliorare le condizioni di vita di tutti: per esempio ampliando e migliorando la qualità della spesa sociale, tutelando davvero territori e città (basti pensare agli effetti del terremoto abruzzese), investendo in fonti energetiche rinnovabili e ridistribuendo reddito.
 
 E poi vogliono costruire gli F-35 proprio ai confini del parco naturale del Ticino, che dovrebbe quindi sopportare l’impatto dei collaudi di centinaia e centinaia di aerei rumorosissimi e certamente inquinanti, con le relative gravi conseguenze per la salute e la qualità della vita degli abitanti della zona, mentre si potrebbe riconvertire il sito militare ad uso civile.
 
 
In definitiva, siamo contro gli F-35 perché ci ostiniamo a pensare che sia possibile vivere in un altro modo: senza aggredire gli altri popoli, senza militarizzare il territorio ed i rapporti sociali, operando perché cessi davvero la terribile guerra permanente che l’occidente dei ricchi conduce contro i poveri del nord e del sud del mondo.
 


 
Tutti a Novara, quindi, il 30 maggio 2009 alle ore 15.00, davanti alla stazione ferroviaria in piazza Garibaldi. Da lì partiremo per percorrere le strade della città e per gridare forte la nostra opposizione all’ennesima impresa di morte.
 
 
Contro i cacciabombardieri F-35, contro le fabbriche di armi, contro le spese e le basi militari, contro tutte le guerre.
 
 Per adesioni: adesione@nof35.org – Per informazioni:  3465865009


 Leggi anche, nel blog, l’articolo 14 miliardi per 131 cacciabombardieri: un affare!
 Le foto di questo articolo riguardano la manifestazione No F-35 tenutasi a Novara il 19 maggio 2007.

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2 risposte a Manifestazione No F-35 – 30 maggio Novara

  1. alex scrive:

    L’ITALIA ENTRA NEL PROGRAMMA – L’F-35 viene realizzato in tre versioni: una “normale”, una imbarcata (per le grosse portaerei) e una STOVL (decollo corto e atterraggio verticale, per i Marines e per le piccole portaerei). Le forze aeree italiane stanno introducendo in servizio il caccia EF-2000 Typhoon (Eurofighter) destinato a compiti di difesa aerea. Nei prossimi anni dovranno sostituire la propria linea da attacco, rappresentata dai Tornado e dagli AMX, nonché i cacciabombardieri STOVL Harrier II imbarcati su portaerei. Per sostituire gli Harrier II non esiste alternativa: l’unico caccia STOVL disponibile è proprio l’F-35. A quel punto, visto che l’F-35 nelle sue varie versioni è in grado di sostituire anche i Tornado e AMX, la decisione più logica è stata quella di acquisire un unico modello per rimpiazzare ben tre aerei diversi. In questo modo si può ridurre il numero complessivo di aerei e semplificare notevolmente le spese di gestione e manutenzione, ridurre le scorte di parti di ricambio, uniformare l’addestramento e così via. In termini economici, si tratta di risparmi notevoli. Teoricamente ci sarebbero da sostituire circa 200 – 220 aerei, ma la Difesa ritiene che un centinaio di F-35 o poco più dovrebbero bastare. A questo punto, piuttosto che acquistare un centinaio di F-35 al “prezzo di listino”, senza ritorni industriali e tecnologici, l’Italia decise di entrare nel programma di sviluppo con un investimento iniziale di circa un miliardo di dollari e l’apertura di uno stabilimento di produzione e manutenzione a Novara, presso la base aerea di Cameri.

    UN OTTIMO AFFARE “ECONOMICO”…- Questo significa che l’industria italiana otterrà profitti non solo dall’acquisto dei velivoli italiani, ma anche da tutte le vendite ed esportazioni che interessano l’F-35, nonché dalla manutenzione dei velivoli italiani e stranieri. Considerato che l’F-35 ha un mercato sicuro (non esistono altri velivoli concorrenti) di varie migliaia di “pezzi” nel mondo, sono tutti soldi che ritornano in Italia. La quota di partecipazione italiana è pari al 5 % ed il rientro è proporzionato a quella quota. Il prezzo finale di un singolo F-35 non è ancora noto e varierà nel tempo (l’aumento del ritmo produttivo determinerà una diminuzione dei costi per esemplare) ma è valutato intorno ai 60-70 milioni di dollari. Il carniere di ordini già oggi supera le 3000 unità, pari a oltre 200 miliardi di dollari, il 5 % dei quali (10 miliardi) è quindi destinato a finire in Italia. Conti alla mano, gli investimenti iniziali e le spese di acquisto per i velivoli italiani saranno abbondantemente coperti da questo ritorno, per non parlare delle ricadute in termini di occupazione e di trasferimento di tecnologie avanzate. A tutto questo andranno aggiunti i profitti ottenuti dalla manutenzione degli F-35 esportati in Europa e in vari paesi nel mondo, che farà capo allo stabilimento di Cameri. In termini economici, comunque si guardi la questione, la partecipazione italiana al programma F-35 costituisce un ottimo affare.

    ..E UNO STRUMENTO MILITARE “NECESSARIO” – L’ F-35 è un aereo “nucleare”, ma non più degli altri: qualsiasi aereo può trasportare bombe nucleari: basta agganciarle. Per assicurarne la corretta gestione è però necessario che il software dell’aereo sia opportunamente programmato. I Tornado italiani, ad esempio, sono predisposti all’utilizzo di armi nucleari, mentre quelli operati dall’Arabia Saudita non lo sono. La possibilità di impiegare o meno armi nucleari non dipende quindi dal modello di velivolo, ma da decisioni di natura politica e militare. Al momento non risulta che l’Italia intenda implementare capacità di attacco nucleare sui suoi F-35 ma è tra gli “aventi diritto” nel caso ritenesse di farlo (in quanto membro NATO). In compenso, se vogliamo uno strumento militare credibile, l’F-35 ci serve. A meno che non riteniamo di poter fare a meno delle portaerei e della capacità di fornire supporto aereo ai militari impegnati in missioni internazionali.

    Fonti:

    Sito ufficiale del programma (http://www.jsf.mil/);

    “Il programma F-35 e l’Europa” (Istituto Affari Internazionali, ottobre 2008);

    “F-35 Year in review” (Lockheed Martin, varie edizioni annuali).

    “F-35 Fact Sheet” (Dipartimento della Difesa Australiano, 2006).

  2. Mario scrive:

    «Se vogliamo uno strumento militare credibile, l’F-35 ci serve. A meno che non riteniamo di poter fare a meno delle portaerei e della capacità di fornire supporto aereo ai militari impegnati in missioni internazionali», dici, Alex. E hai ragione. Se l’obiettivo è essere «credibili» dal punto di vista militare, gli F-35 sono una necessità assoluta e certo lo sono anche le armi nucleari che – è vero – non sono la stessa cosa degli F-35. Se l’obiettivo, invece, è garantire il benessere dei cittadini, invece, le spese da fare sono altre e riguardano lo Stato sociale e i servizi. 14 miliardi di euro per 131 apparecchi sono uno spreco enorme, se l’obiettivo è il benessere delle persone. Sono una spesa abbordabile (e necessaria) se l’obiettivo è essere la quinta o sesta potenza militare al mondo. Anche a chi non sia pacifista, comunque, potrebbe venire qualche dubbio sulla spesa da affrontare: dubbi in merito sono venuti all’equivalente Americano della Corte dei Conti, che ha duramente criticato il lievitare continuo dei costi. C’è anceh chi – scusa se lo dico lo stesso, pur senza ricordare la fonte – ha manifestato dubbi sulla stabilità del velivolo. Rispondo dunque alla parte economica del tuo commento. È verissimo che partecipare all’impresa consentirà di realizzare degli utili. Basta specificare a chi. I soldi messi in campo (secondo un’abitudine “liberista” piuttosto in voga) saranno pubblici (miei, tuoi, dei cittadini), i profitti, invece, saranno delle imprese che parteciperanno all’affare. Dov’è il tornaconto per il cittadino, buggerato due volte? Anche per le ricadute occupazionali, si parla di un 600 posti, mentre il know how tecnologico resterebbe in mani americane. Io non dico che I 14 miliardi dovevano essere per forza utilizzati per l’Abruzzo. Se la spesa fosse necessaria si potrebbe fare ANCHE quella. Ma non possiamo permetterci questa spesa, la ricostruzione dell’Abruzzo E ANCHE servizi di qualità (sanità, scuola, le tanto denigrate pensioni). C’è poi un’obiezione fondamentale: l’articolo 11 vieta espressamente al nostro Paese la guerra d’aggressione, consentendo unicamente la difesa. Ora, sarà anche vero che la miglior difesa è l’attacco, ma non occorre essere degli esperti di cose militari per capire che i bombardieri servono… a bombardare! Il che, come «difesa» non è il massimo. I 131 F-35 che acquisteranno con i nostri soldi sono, prima di tutto, macchine di morte, li si armi con le testate atomiche o meno.

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