Sono stato autorizzato a ripubblicare questo articolo, edito dal blog blogeko. Si tratta di alcune riflessioni molto interessanti sulla sismicità d’Italia, in relazione al progetto di costruire il famoso Ponte sullo Stretto, chiodo fisso del premier palazzinaro. L’articolo cita un interessante studio effettuato da due geologi dell’Università della Calabria, il quale dimostra – al di là di qualsiasi altra considerazione sull’opportunità dell’opera – che lo Stretto di Messina è la zona peggiore possibile per una struttura del genere. Aggiungo il link a una mia poesia, intitolata Scilla e Cariddi, che forse i visitatori del blog avranno già letto.
Terremoti. Lo Stretto di Messina, il luogo meno indicato per costruire un ponte
di Maria Fernanda Piva
Dopo la distruzione de L’Aquila si è
fatto un gran parlare della prevedibilità dei terremoti. I quali
comunque tendono a tornare nei luoghi dove già hanno colpito: ed è
terra ballerina praticamente l’intera Italia che il Governo vorrebbe
riempire di centrali nucleari.
Non solo. Il ponte sullo Stretto di Messina, che costerà lacrime
sudore e sangue ai contribuenti italiani e al quale Berlusconi non
intende rinunciare nemmeno se le circostanze obbligheranno a fare a
meno di qualcuna delle grandi opere cui tiene tanto.
Ebbene, ho scartabellato un po’ in rete. Facendo i debiti scongiuri,
sapete quando è statisticamente probabile che si verifichi a Messina un
violento terremoto? Suppergiù negli anni in cui sarà finito il ponte.
Sempre che non cambino idea, come sarebbe auspicabile, dal momento che
lo Stretto è il peggiore dei posti possibili per costruire un ponte. Lo
dicono i geologi, ed ora provo a spiegarvi.
Un’analisi della situazione è stata pubblicata nel 2006 sul Giornale
di Geologia Applicata, una rivista dell’AIGA, Associazione Italiana di
Geologia Applicata e Ambientale. Si intitola «Aspetti geologici e di
stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina».
L’articolo è a firma di Alessandro Guerricchio e Maurizio Ponte, il
primo ordinario di Geologia applicata e il secondo assegnista di
ricerca all’Università della Calabria.
Il loro lavoro prende in esame la stabilità geologica della sponda
calabrese cui dovrebbe appoggiarsi il ponte, considerata dai più
affidabile.
Secondo Guerricchio e Ponte invece la sponda calabrese è coinvolta da
movimenti franosi «che potranno pregiudicare la corretta funzionalità
del ponte» e «le analisi di stabilità eseguite hanno finora fornito
risultati preoccupanti».
Non solo. I due – geologi, ripeto, non Cassandre da strapazzo – pur
con tutte le cautele del caso hanno calcolato in circa 135 anni il
probabile tempo di ritorno nella zona di terremoti particolarmente
violenti, come quello che distrusse Messina nel 1908.
Giungono ad ipotizzare quindi che «il prossimo evento di particolare
energia», eufemismo per indicare appunto il terremoto, capiterà fra il
2030 e il 2050. Cioè più o meno a partire dal momento in cui
taglieranno il nastro inaugurale del ponte.
In seguito al terremoto del 1908, le due coste della Sicilia e della
Calabria si allontanarono di colpo di settanta centimetri.
Contemporaneamente la costa calabra sprofondò di 55 centimetri rispetto
al livello del mare e quella siciliana di 75.
I movimenti della zolla africana e di quella euroasiatica dovrebbero
spingere la Sicilia verso Nordovest e la Calabria verso Nordest a una
velocità di circa un centimetro all’anno.
Eppure, gli strumenti installati da decenni sulle due sponde non
rilevano alcuno spostamento, perché sotto lo Stretto passa una faglia
sismica, che assorbe la tensione e impedisce alle coste di allontanarsi.
Quando la faglia sarà completamente carica, libererà improvvisamente
tutta l’ energia accumulata e la sfogherà in un violento terremoto. Le
due coste dello Stretto si sposteranno quindi l’una rispetto all’altra,
più o meno come nel 1908.
Hai voglia a tener su un ponte in quelle condizioni. Neanche se lo costruissero con un chewing gum…
L’articolo è tratto dal blog blogeko, che pubblica sotto licenza Creative Commons Attribution NonCommercial ShareAlike 2.0 Italy License. La foto invece è mia e c’entra solo fino a un certo punto.
Aggiungo al tuo ottimo post che anche se riuscisse a stare in piedi per motivi geofisici dubito molto che un progetto IMPREGILO riesca a farlo…
Naturalmente c’è anche quel problema… Questi vogliono lasciare un’impronta nella storia lucrando, risparmiando sui materiali, mangiandoci sopra… Chissà che improntona verrà fuori alla fine: un bel baratro?
hai pienamente ragione! concordo su tutto!!! no alle cantrali nucleari, no al ponte sullo stretto!!!!!!!!