I 20 grandi

 Londra
 I venti grandi – venti che recano tempesta – soffiano sulla terra desolata, ridotta a suolo sterile d’asfalto, frammisto a sterpi. Questo, in chiave apocalittica, potrebbe essere un commento esaustivo al summit di Londra, dove le potenze mondiali (i 20 grandi, rappresentanti dell’85% del Pil terrestre) si sono accordati perché nulla cambi e il modello folle di sviluppo che sta trascinando l’umanità verso il disastro climatico e ambientale e milioni di persone verso un peggioramento delle proprie condizioni (anche economiche) di vita possa continuare invariato.
 Oppure, visto che le aspettative di cambiamento erano minime o nulle e visto che certi personaggi ricordano più la farsa che la tragedia, forse si potrebbe insistere di più sull’aspetto di ordinario squallore dell’appuntamento, con capi di Stato e di governo intenti a portare a casa i loro piccoli, irrinunciabili, successi, a fare finta di aver fatto tutto il necessario o anche, semplicemente, a chiamare Obama a gran voce, facendosi rimproverare dalla regina Elisabetta.
 Per un commento serio, invece, mi limito a citare alcune frasi di Marco d’Eramo, tratte dal manifesto di oggi: «il capitalismo non è stato rifondato, e neanche emendato», dice il giornalista. E ancora: «Già in mattinata, alla notizia che tutto sarebbe rimasto come prima, che nulla sarebbe cambiato, che non c’era da temere più niente, le borse mondiali erano state prese da un’euforia incontrollabile con rialzi mostruosi». Ci sarà «una riforma del Fondo monetario internazionale (Fmi) e dei suoi meccanismi di prestito», e non molto di più. All’uopo, le potenze sarebbero disposte a stanziare 1100 miliardi di dollari, anche se sembra che i soldi veri stanziabili siano in realtà molti meno. Ai Paesi poveri andranno le briciole. Le solite illusioni prospettiche.
 Intanto a Londra i manifestanti hanno protestato, sono stati repressi dalla polizia, sono comunque riusciti ad attaccare diverse banche e un ragazzo, Ian Tomlinson, è morto. Per «cause naurali», secondo la polizia, forse nel senso che se ti trattano in un certo modo poi è «naturale» che muori.
 Le misure prese/non prese dai governi, l’incalzare della crisi economica e ambientale, la resistenza dei soliti volti noti ai posti di comando, la radicalizzazione della lotta nei territori, il morto che ci scappa davvero troppo spesso, la stessa euforia delle borse alla notizia che tutto continuerà come prima, secondo quel modello economico che ha partorito la crisi; tutto ciò mi sembra l’avviso di tempi ancora più cupi, con un susseguirsi di strette autoritarie e scoppi di violenza (da parte tanto dei cittadini, quanto delle istituzioni). La politica non è in grado di vedere tutto questo (o, se lo vede, le va bene così), a giudicare dai sorrisi dei berlusconi, ma anche degli obama. Credo che se ci fosse mai un capo di governo onesto, e di buona volontà, in questi simpatici rimpatri "stonerebbe" per il suo viso necessariamente tetro. Ma in fondo si dice che il riso abbondi sulla bocca degli stolti.
 In Italia, intanto, abbiamo le prime vittime del Pacchetto sicurezza, di quella norma che permetterà ai medici di denunciare i clandestini: prima ancora che il ddl si sia concertizzato in legge, infatti, un operatore sanitario del Fatebenefratelli di Napoli si è sentito autorizzato a denunciare Kadiatou, una donna ricoverata presso il suddetto ospedale per partorire un bambino. Alla donna è stato sottratto il bambino per 10 giorni, impedendole così di allattarlo, perché figlio di madre clandestina (e quindi?!), anche se alla fine si è dimostrato che Kadiatou era in attesa del riconoscimento dell’asilo politico. Kadiatou è la seconda vitima di una legislazione (in corso di approvazione) razzista: due settimane fa, Joy Johnson, una donna nigeriana di appena 24 anni, è morta di tubercolosi(!) nella civilissima Italia perché ha avuto paura a farsi curare, dal momento che, anche lei, non aveva i documenti in regola.
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 L’immagine di questo articolo è una veduta di Londra dalla collina di Primrose Hill.

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