Giorni strani, tra Gaza e il reato di clandestinità

 Aosta, manifestazione per Gaza

 In questi giorni la mia attenzione è catturata da quanto sta avvenendo a Gaza.

 
Come comprendere questa mattanza senza senso? Il tiro al bersaglio continuo sulla popolazione civile, sui bambini? Leggetevi questo articolo di PeaceReporter: «Cecchini sparano su famiglie dirette all’ospedale».
Avrete la cifra di ciò che sta accadendo. «Una bambina è stata colpita
al volto e all’addome». Di che altro avete bisogno per dichiarare
illegale, per dichiarare criminale questa guerra che non è una guerra
(per la sostanziale mancanza di uno dei due contendenti, in quanto non
esiste un esercito gazawi)? Come fanno a non venire risucchiate
dentro all’esofago e poi giù, nella profondità delle viscere del corpo,
quelle voci che continuano a ripetere la solita solfa ritrita dei razzi
Qassam e delle responsabilità di Hamas? Se 4 civili uccisi sono,
giustamente, un’enormità che cosa sono più di 1000 vite umane spezzate?
 
Sono giorni tristi, ma anche strani se nella prima pagina del blog campeggiano due messaggi in apparenza contraddittori: la foto di un cimitero memoriale della Shoah con una Menorah ebraica in pietra e, nella colonna di destra, il banner che invita a boicottare l’economia d’Israele.
Ma criticare Israele – lo abbiamo già detto – non significa essere
antisemiti e i 6 milioni di vittime dello sterminio nazista non solo
non sono responsabili della mattanza di Gaza o di 60 anni di
politica antipalestinese dello Stato d’Israele, ma credo onestamente
ne siano profondamente oltraggiati, se la Memoria ha un senso.
 
Ma che la nostra attenzione sia catturata dalle foto dei bambini uccisi o dai primi baci nella casa del Grande Fratello,
non possiamo dimenticare ciò che ci accade intorno. Divoro le notizie
dal Medioriente, ma è quasi per caso che l’occhio mi cade sul titolo «Il senato approva il reato di clandestinità». Lo straniero che entra e soggiorna illegalmente nel nostro Paese rischia una multa tra i 5 e i 10 mila euro, dice l’articolo; la prima redazione del testo prevedeva l’arresto.
 
 
poliziotto
 
 
 
 «Lei è in contravvenzione, signore»
 «Ma cos’ho fatto? Non ho fatto niente»
 «Esiste, signore. E questo è sufficiente»

 
 

 Peccato che il mondo dovrebbe essere la casa di tutt*, se è vero che la Dichiarazione universale dei diritti umani recita, all’articolo 13, che «ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato», e «ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese». Ma è una tentazione troppo forte mettere da parte un po’ di soldi sulla pelle dei migranti.
 
È forse questo il valore della Memoria. Ho presentato qui sotto gli appuntamenti di Collettivamente Memoria 2009, una riflessione a partire dalle leggi razziali in Italia del 1938, per giungere ai provvedimenti di Maroni, 70 anni dopo, prima con le ipronte dei rom, adesso con l’introduzione del reato di clandestinità. In più, un appuntamento con i giornalisti che aderiscono all’iniziativa «Giornalisti contro il razzismo», esigenza che la dice lunga, ancora una volta, sullo stato di salute
della nostra informazione. Un’occasione per qualche riflessione
irrimandabile.
 Segnalo, intanto, un paio di articoli su Gaza:
 
 Le Dodici Regole infallibili per raccontare il Vicino Oriente sui media (da Megachip)
 Distrutta ma non sconfitta, così Hamas riuscirà a vincere (di Uri Avnery, dal manifesto)

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2 risposte a Giorni strani, tra Gaza e il reato di clandestinità

  1. Mario scrive:

    Certo, magari. Magari i mille civili morti sono stati uccisi per lo stesso motivo. Ma, quand’anche fosse, questa sarebbe la dimostrazione che la “guerra” di Israele è sbagliata, perché non si possono accettare effetti collaterali così clamorosi. Le immagini che hai linkato, se autentiche, non sono la regola. E se fossero la regola ciò non cambierebbe la sostanza dell’aggressione di Israele che, ricordiamolo, HA INCOMINCIATO le ostilità, non solo con l’embargo, ma con un raid aereo il 4 novembre, quando la tregua reggeva e Hamas non stava lanciando i razzi Qassam. Io poi non sono un sostenitore di Hamas, nel senso che non mi trovo molto in sintonia con movimenti che mischiano politica e religione. E tuttavia, il miglior amico di Hamas si chiama Ehud Olmert, esattamente come il miglior amico di Bin Laden (per vivo o morto che sia) si chiama George Bush: la Palestina era un’oasi di laicità nel mondo arabo, mentre oggi i fondamentalismi stanno trovando terreno per attecchire, perché Hamas dà agli abitanti della Striscia i servizi di base, mentre Fatah sembra aver svenduto la causa palestinese all’interesse personale dei suoi leader. Io non so se i video linkati qui sopra sono autentici o no: ho testimonianze di segno contrario, ma naturalmente non mi aspetto che i palestinesi siano sempre buoni e irreprensibili. Però constato che gli israeliani in questo momento non lo sono. 1000 morti contro 4 è una gara truccata. Le bombe al fosforo, i dime, contro i Qassam pure. Conta qualcosa che, fuori dall’Italia, neppure i media tradizionalmente più filoisraeliani risecono più a “coprire” i crimini di guerra della banda che governa Israele? Conta qualcosa il fatto di far piovere le bombe nella zona più densamente popolata del mondo? Certo, può darsi che in casi specifici uomini di Hamas si siano fatto scudo di bambini, mica abbiamo a fare con gli eroi! La bugia è che Israele è costretto a colpire in mezzo alla gente perché Hamas si mescola ai civili, usandoli come deterrente. Ma lo sapete quant’è piccola Gaza? E’ perfettamente normale che tutti siano addossati gli uni agli altri, soprattutto con i confini sigillati da Israele. Fare la guerra in un territorio del genere significa mettere in conto veri e propri crimini contro l’umanità. In più Israele non ha esitato a bombardare sedi Onu, a uccidere personale Onu e non ha avuto rispetto né per i luoghi di preghiera, né per i funerali, né per i famigliari dei membri di Hamas. A me quei video sembrano propaganda israeliana, ma se pure fossero veri, la sostanza sarebbe sempre la stessa: nell’articolo che ho citato io si parla di una bambina ferita da cecchini israeliani, mica bombardata, e più volte sono stati uccisi medici e infermieri che stavano facendo il loro lavoro, cioè salvare vite umane. Molte volte alle ambulanze (anche della Croce Rossa, già che ci siamo) è stato impedito di raggiungere le vittime dei bombardamenti. E questo lo dicono le organizzazioni internazionali, non qualche combriccola di terroristi.

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