Sinistra, la ricetta Lafontaine «Poche idee, poche alleanze» (dal manifesto)

 
 Premessa.
 Se oggi ci fossero le elezioni, voterei il partito più a sinistra fra quelli presenti nelle liste elettorali. Lo voterei senza crederci ma lo farei, perché votare è un dovere civico, oltre che un diritto, perché a non votare non hai voce in capitolo e soprattutto perché entrare in cabina e mettere una croce su un simbolo non mi costa nulla, appena un paio di minuti. L’importante è che la lotta non finisca presso il seggio ma continui per strada, sul lavoro, nei circoli culturali e nelle manifestazioni, a scuola, nei movimenti di cittadini, spesso trasversali agli schieramenti politici, che lottano per un mondo altro, non assoggettato a un liberismo appena scalfito, oggi, dalla crisi economica.
 Sì, se ci fossero le elezioni voterei. Per non lasciare nulla d’intentato. E voterei a sinistra: dove dovrei votare? Ma voterei schifato, senza fiducia o speranza nelle donne e negli uomini dell’apparato, quelli che con Prodi han consentito la tristissima esperienza di governo dell’Unione, quelli che sotto le insegne dell’Arcobaleno hanno preso la batosta che sappiamo (anche per non aver voluto cambiare nulla se non il nome), quelli che oggi, fuori del parlamento, si sono rassegnati al ruolo di alchimisti per decidere alleanze e formazioni in vista delle europee. Mentre il Paese subisce il più terribile attacco conservatore dal dopoguerra a oggi (ai limiti del fascismo, in molti casi) e ne viene modificato.
 Ma è davvero impossibile ricostruire la sinistra? Sul manifesto del 7 dicembre, Alessandro Braga intervista Oskar Lafontaine, presidente di Die Linke, partito in costante ascesa nei sondaggi, che offre alla disastrata sinistra italiana un quadro credibile d’azione e alcuni semplici consigli. «Per trent’anni ha dominato la filosofia neoliberista», premette Lafontaine, «una filosofia contro l’umanità il cui unico obiettivo è il profitto e non la soddisfazione dei bisogni dell’uomo. E per avere sempre maggiori profitti si deregolamenta tutto a livello mondiale […] bisogna avere delle regole per difendere i deboli. In questo periodo senza regole sono i più deboli che necessariamente soccombono». La conseguenza è semplice: «la sinistra deve avere un’altra filosofia rispetto al neoliberismo». Se loro chiedono deregolamentazione, noi dobbiamo chiedere più regole. Se loro parlano di privatizzazione, dobbiamo proporre una più forte presenza pubblica in economia. «Cuore del neoliberismo è la flessibilità. Bene, noi proponiamo allora un mercato che permetta agli uomini di essere liberi, contro la precarietà». Oggi quasi tutti i partiti sono infettati dal virus neoliberista e grande è la domanda di un partito «sano», chiaramente contrario, ad esempio, «alla prosecuzione della guerra in Afghanistan». Se «gli altri partiti chiedono a gran voce flessibilità», continua Lafontaine citando l’esperienza della Linke, «noi siamo per una forte regolamentazione del mercato; e ancora, lottiamo perché si arrivi per legge a un salario minimo garantito». Perché «le pensioni dei nostri anziani siano adeguate ai loro bisogni». Per un «maggior sostegno ai disoccupati». «Abbiamo quattro punti chiari, condivisi dalla maggioranza della popolazione. E grazie a quelli cresciamo anche elettoralmente».
 
E il tanto decantato confronto con la sinistra moderata? La risposta di Lafontaine è lapidaria: «è il concetto di sinistra riformista a essere falso», per il semplice motivo che «un movimento riformista si deve porre come obiettivo delle riforme al termine delle quali la popolazione stia meglio. La cosiddetta sinistra riformista oggi punta invece all’eliminazione di vantaggi sociali. Non ci si può alleare con chi si dice di sinistra», è la conclusione, «e poi porta avanti politiche che non lo sono».
 Parole da meditare assolutamente.
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4 risposte a Sinistra, la ricetta Lafontaine «Poche idee, poche alleanze» (dal manifesto)

  1. Lorella Vezza scrive:

    Sul perchè la sinistra non è più rappresentata in Parlamento si potrebbe scrivere un libro, ma, la maggiore responsabilità è sicuramente di Veltroni e del PD che alla faccia della realtà, continua ad affermare che la loro operazione politica è stata positiva e che ha fatto chiarezza nel quadro politico italiano. L’unico che lo ringrazierà vita è e sarà BerlusKoni. Ora però dobbiamo andare avanti e cercare di ricostruire dalle dalle ceneri qualcosa di credibile e di propositivo.
    La gente, quella che non si fa abbindolare dalle farneticazioni del Presidente vuole delle proposte concrete e non slogans preconfezionati. Vuole ideali ma non ideologi legati al passato con obbiettivi non attuabili. E poi smettiamola di litigare in continuazione su tutto, difetto tipico della sinistra. Cerchiamo obbiettivi comuni e lavoriamo su quelli. Partiamo da chi ha le idee chiare, formiamo un nucleo e poi vediamo di fare aggregazione. Almeno in Valle d’Aosta questa mi pare una strada percorribile, anche perchè il primo traguardo sara l’lezione del consiglio comunale di Aosta: 2010.
    Diffidiamo della sinistra moderata. La sinistra è sinistra, i moderati sono al centro e non mi pare che le due posizioni siano proprio la stessa cosa. Ormai la sinistra moderata fa veramente rimpiangere la vecchia DC, perlomeno aveva una posizione chiara. Ora è tutto offuscato e fumoso. E intanto Berluska e banda fanno comodamente i loro affari. Ora iniziano i canti delle sirene verso il PD per la riforma della magistratura, mi auguro che almeno in questa occasione non ci caschino! La magistratura deve rimanere indipendente altrimenti perde completamente la sua indipendenza.
    L’indipendenza è un requisito fondamentale!
    Forse si potrebbero fare degli aggiustamenti o delle piccole modifiche ma non è questo il governo che può apportare dei cambiamenti con serenità.

  2. nello scrive:

    ero anche io abbastanza nauseato da questa situazione politica e lo sono in parte tutt’ora ma ho una minima speranza di cambiamento dovuta a due nuove situazioni che si stanno creando.
    la prima è una futura aggregazione dei sindacati di base che nn hanno ricette liberiste e la seconda di un movimento politico che prende il nome di sinistra critica che ha l’obiettivo di riunire intorno a se tutte le forze anticapitaliste e creare così un nuovo soggetto politico, e per questo sono totalmente in disaccordo con lorella: la sx è uscita dal parlamento perchè nn ha fatto la sx e sia chiaro una volta per tutte: quando la sx nn è una sx anticapitalista nn ha ragione di esistere

  3. Mario scrive:

    Sono completamente d’accordo con nello: se la sinistra non si propone come alternativa forte al sistema economico dominante che esiste a fare? E anch’io ho qualche speranza nell’aggregazione delle forze più critiche, come i sindacati di base, e naturalmente nei movimenti. In questo senso, non condivido quanto dici, Lorella, sul ruolo svolto da Walter Veltroni nell’affossare la sinistra. Diciamo che ci aveva già pensato da sola? Che non sarebbe stato un bene tornare al governo col PD? Del resto, lo dici tu stessa: «diffidiamo della sinistra moderata. La sinistra è sinistra, i moderati sono al centro e non mi pare che le due posizioni siano proprio la stessa cosa». E allora, se Walter ha chiuso le porte, meglio: le vere ragioni del tracollo dell’Arcobaleno (almeno a livello nazionale, in Valle d’Aosta la questione è un po’ diversa) vanno cercate nel non aver saputo proporre un modello alternativo a quell’esistente che accomuna centro(?)-destra e centro-sinistra(?), nell’avere governato per la guerra senza fine di Bush e il modello economico liberista. Prima ce ne scrolliamo meglio sarà. Hai ragione quando dici di cercare obiettivi comuni e lavorare su quelli: mi sembra che quanto propone Oskar Lafontaine sia giustappunto una serie di obiettivi minimi su cui lavorare (e aggregarsi). A mio giudizio, non sono (solo) ideali (legati al passato) ma proposte concrete terribilmente attuali!

  4. Lorella Vezza scrive:

    Sull’insuccesso della sinistra probabilmente abbiamo visione diverse, sono invece contenta che si possano trovare degli obbiettivi minimi comuni su cui lavorare.
    A mio avviso comunque Veltroni e banda con la campagna del voto utile ha contribuito non poco al crollo dell’Arcobaleno in campo nazionale, qui concordo con Mario il discorso è diverso. Con questo PD, mia opinione personale, non si può collaborare, non in campo nazionale e ancor meno su quello regionale. Non mi piacciono i cosidetti partiti contenitori, e, a mio avviso il PD lo è.
    Qui si cerca di farne uno nuovo, quello del galletto, dove oltre al minestrone del centro e della sinistra si orrebbe aggiungere quello degli autonomisti…..che Dio ce ne scampi!
    Conoscevo il progetto della sinistra critica e mi auguro di cuore possa realizzarsi e coagulare tutte le anime della sinistra.

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