Con grande piacere, ho eliminato questo banner, "Una chiave per Rahmatullah", dalla colonna di destra del blog. Rahmatullah Hanefi è finalmente libero, scagionato dopo tre mesi di prigionia (senza che gli sia mai stato imputato alcunché di concreto).
Il comunicato di Emergency, in proposito, è telegrafico: "Oggi, martedì 19 giugno, alle ore 16.00 di Kabul (13.30 in Italia) Rahmatullah Hanefi è stato scarcerato. All’uscita si è incontrato con Gino Strada".
Poche parole, una grande emozione e subito la speranza di tornare in Afghanistan, dove l'ong milanese ha già curato più di un milione e mezzo di persone, senza mai chiedere al paziente da che parte stava.
Mi unisco di cuore ai brindisi e agli auguri…
E non dimentico il ruolo dell'Italia, il Paese in cui vivo, nella guerra afghana.
Non dimentico i sorrisi di Prodi di fronte all'alleato Bush, gli autoincensamenti del governo per come è stata trattata la questione Hanefi. Non dimentico che appena dopo l'incontro del 9 giugno tra il buon Romano e il Presidente Usa, l'ambasciatore americano in Italia annunciava la firma dell'accordo sulla base al Dal Molin. Senza ritegno per i vicentini, che entro breve dovranno sfidare le ruspe.
Spero che il movimento contro la guerra sappia fiutare i pericoli dell'attualità e convochi al più presto una nuova manifestazione a Vicenza.
Spero che non ci stuferemo di farci sentire. Spero che qualche concessione al movimento No Tav non sia sufficiente a permettere all'esecutivo di riuscire nell'operazione di semplice cosmesi che sta portando avanti.
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Un felice bentornato per Ramhatullah Hanefi dopo tre mesi di prigionia.
Questa vicenda serve a far capire come il diritto (così come la pace) non si esportano come merci o come la pace per certi presidenti Americani…
Sono frutto di processi lenti e condivisi di civilizzazione.